Il caso che coinvolge una nota gioielleria romana e la Maison Chanel ha catturato l’attenzione dei media per la sua complessità e per i personaggi coinvolti. Da una parte abbiamo Irene Frascà , fondatrice della gioielleria Vintage, dall’altra Campos Dos Santos, ex dipendente di Chanel, e Francesco Massimiliano Malta, ex compagno di Dos Santos e collaboratore di Frascà . Li unisce un’accusa di furto e ricettazione legata alla sparizione di borse di lusso a Roma, il tutto avvenuto nel 2020.
La dinamica del furto e le accuse
La storia ha inizio in via del Babuino, sede di una delle boutique Chanel più prestigiose al mondo. Qui, secondo le indagini della Procura, i tre protagonisti avrebbero tramato per rubare nove borse dal magazzino della storica casa di moda francese. Il furto, dal valore complessivo di 69mila euro, sarebbe stato orchestrato da Campos Dos Santos che, approfittando della sua posizione di dipendente, avrebbe sottratto il bottino. La sua complicità si intreccia in modo significativo con quella di Francesco Malta, che ricevette gli oggetti rubati, e Irene Frascà , accusata di aver tentato di rivenderli.
Il 5 ottobre 2020, Sabrina Meloni, responsabile delle boutique Chanel a Roma, ha presentato denuncia ai carabinieri dopo aver notato che numerosi articoli erano scomparsi dal negozio. Sessantotto pezzi di pelletteria, occhiali e scarpe erano spariti senza lasciare traccia. La situazione si è complicata quando Meloni ha scoperto che la gioielleria Vintage stava partecipando a una fiera dell’antiquariato a Parma, dove promuoveva una borsa Chanel vintage, che le è parsa immediatamente familiare. Un sospetto che l’ha spinta a investigare ulteriormente.
Il ritrovamento delle borse e l’importanza delle indagini
A seguito della denuncia e delle segnalazioni di Meloni, Chanel ha mandato un suo collaboratore a Parma, dove ha acquistato la borsa sospetta per 4.800 euro. Si è constatato che il valore reale dell’oggetto in questione era superiore, il che ha destato ulteriore sospetto. Questo acquisto si è rivelato cruciale, poiché la borsa risultava effettivamente essere una delle rubate dalla boutique in via del Babuino. Le indagini sono quindi proseguite con la perquisizione dello stand della gioielleria Vintage durante la fiera, portando al sequestro di altri oggetti rubati il cui valore stimato si aggira intorno ai 30 mila euro.
Questa svolta ha permesso di delineare un quadro chiaro e preciso da parte delle forze dell’ordine. Il protagonismo nei social network di Campos Dos Santos, noto per aver scritto recensioni a favore della gioielleria, ha sollevato ulteriori interrogativi nel corso delle indagini, rendendo la situazione ancora più intricata per il pm Giorgio Orano.
Versioni contraddittorie e il processo in corso
Malta, interrogato dagli investigatori, ha fornito una versione della vicenda che ha sollevato scetticismo. Ha dichiarato che Dos Santos gli avrebbe offerto le borse in conto vendita, senza che lui fosse a conoscenza del furto. A sua volta, affermava che Frascà aveva ricevuto gli oggetti ignara della loro provenienza. Tuttavia, questa spiegazione non ha convinto gli inquirenti, che hanno ritenuto la versione poco attendibile. Di fronte all’accumularsi delle prove, la questione è finita in aula e i tre, ora sotto processo, devono affrontare gravi accuse legate alla ricettazione e al furto.
La situazione si evolve, evidenziando come a Roma si stiano svolgendo eventi che superano l’ambito del quotidiano e svelano un mondo dove il lusso, la cattiva condotta e l’arte del commercio si intrecciano in modi sorprendenti. L’epilogo della vicenda è ancora incerto, ma l’ora legale dell’intrigo sembra aver solo all’inizio del suo percorso giudiziario.
Ultimo aggiornamento il 6 Gennaio 2025 da Elisabetta Cina