Nella notte tra il 10 e l’11 ottobre 2023, il leader di Hamas Ismail Haniyeh è stato assassinato a Teheran, capitale dell’Iran. L’attacco, che ha colpito anche una delle sue guardie del corpo, non è stato immediatamente rivendicato da alcun gruppo, ma le circostanze suggeriscono un coinvolgimento da parte di Israele. Questa azione segna un importante aggiustamento nel panorama geopolitico del Medio Oriente e rievoca tensioni storiche tra le fazioni islamiste e lo stato israeliano.
L’attacco a Teheran: dettagli e responsabilità
Cronaca dell’incidente
L’operazione contro Ismail Haniyeh è avvenuta poco dopo le due del mattino, quando una serie di colpi ha avuto luogo presso la sua residenza nella capitale iraniana. Secondo quanto riportato dalle Guardie della Rivoluzione Islamica, Haniyeh e la sua guardia del corpo sono stati “martirizzati” durante l’attacco. La notizia è stata confermata dallo stesso gruppo islamista Hamas, il quale ha dettato nella notte la drammatica perdita del suo leader.
In un contesto di crescente tensione nella regione, l’operazione risulta essere orchestrata in un momento strategico. Haniyeh si trovava a Teheran per partecipare a una cerimonia ufficiale, precisamente quella di giuramento del nuovo presidente iraniano Masoud Pezeshkian, il che rende l’attacco ulteriormente significativo. Le dichiarazioni dei funzionari iraniani indicano che l’episodio è attualmente oggetto di indagine, ma i media locali hanno già incolpato Israele, daranno più dettagli sull’accaduto nelle seguenti ore.
L’assenza di rivendicazioni
Nonostante il chiacchiericcio sui social media e le immediate speculazioni in merito, Israele non ha confermato né smentito la propria responsabilità nell’evento. Tradizionalmente, il governo israeliano evita di commentare direttamente tali operazioni, segnalando una continuità delle politiche antiterrorismo della sua agenzia di intelligence, il Mossad. Qualsiasi azione di questo tipo tende ad essere presa con cautela e tempestività, considerando le sue ripercussioni politiche.
L’impatto geopolitico dell’assassinio
Reazioni da parte di Hamas e dell’Iran
L’omicidio di Haniyeh ha suscitato reazioni immediate sia a livello interno, tra i membri di Hamas, sia tra i funzionari iraniani. Sami Abu Zuhri, un importante esponente di Hamas, ha definito l’assassinio un atto di “grave escalation” e ha assicurato che “non passerà sotto silenzio.” La minaccia di ritorsioni e il possibile rafforzamento della coalizione tra i gruppi islamisti sono stati esplicitati nei commenti rilasciati subito dopo l’accaduto.
Musa Abou Marzouk, un altro leader di Hamas, ha etichettato l’azione come una “codardìa,” suggerendo che l’assassinio potrebbe avere conseguenze non desiderate per coloro che cercano di destabilizzare il movimento. Questa reazione è sintomatica di un clima di paranoia e di massima allerta, che caratterizza il dialogo tra le fazioni politiche della regione.
Repercussioni internazionali
L’uccisione di Haniyeh non è soltanto un evento significativo per Hamas, ma ha anche potenziali ripercussioni sul già fragile equilibrio geopolitico dell’area. Anche se l’asse politico e militare dell’Iran rimane saldamente ancorato, le reazioni a questa aggressione potrebbero influenzare le relazioni internazionali con i paesi arabi e altri attori globali.
Le tensioni tra Iran e Israele continuano a crescere, e si teme che questo omicidio possa innescare un ciclo di violenze o, al contrario, rafforzare l’unità tra i gruppi militanti anti-israeliani. Le analisi geopolitiche suggeriscono che i prossimi giorni potrebbero rivelarsi cruciali nel delineare l’andamento dei conflitti regionali.