Il legame commerciale tra Italia e Cina si rivela tanto robusto quanto storicamente sbilanciato, con flussi economici che sollevano interrogativi sui reali vantaggi reciproci. Analizzando i dati dei primi cinque mesi del 2024, emerge un’importante disparità : le esportazioni italiane verso la Cina ammontano a 6,574 miliardi di euro, mentre le importazioni dalla Repubblica Popolare arrivano a ben 19,699 miliardi di euro. Questo articolo esplorerà i dettagli di questa complessa relazione commerciale, evidenziando il divario tra esportazioni e importazioni e la loro evoluzione nel tempo.
Esportazioni italiane verso la Cina: una panoramica
Nei primi cinque mesi del 2024, l’Italia ha esportato verso la Cina per un totale di 6,574 miliardi di euro, il che rappresenta il 2,5% del totale delle esportazioni italiane. La Cina si conferma così come l’11° mercato di destinazione per i prodotti italiani. Anche se i dati sono positivi, non si può ignorare il fatto che l’Italia, nel contesto dei flussi commerciali, occupa solo il 22° posto tra i mercati di destinazione per le esportazioni cinesi, che coprono l’8,1% degli acquisti italiani.
Osservando i dati del 2023, appare evidente che la maggior parte delle esportazioni italiane verso la Cina proviene dal settore farmaceutico e chimico-medicale, con una quota del 22,9%, corrispondente a 4,39 miliardi di euro. Anche il settore tessile, abbigliamento, pelli e accessori registra un buon risultato, rappresentando il 21% delle esportazioni, pari a 4 miliardi di euro. I macchinari e le apparecchiature, infine, occupano la terza posizione con una quota del 19,5%, equivalente a 3,73 miliardi di euro.
Importazioni italiane dalla Cina: il peso del bilancio
Le importazioni dalla Cina presentano una realtà ben diversa. L’Italia ha acquistato dalla Cina beni per un totale di 19,699 miliardi di euro nei primi cinque mesi del 2024. Qui, la voce “altro” domina il panorama, rappresentando il 22,7% del totale delle importazioni, pari a 10,8 miliardi di euro. Le apparecchiature elettroniche e i computer seguono, coprendo il 16,6% delle importazioni, con un valore di 7,89 miliardi di euro. Infine, gli apparecchi elettrici si attestano al 13,6%, per un totale di 6,49 miliardi di euro.
Le fluttuazioni nel commercio bilaterale sono state accentuate dalla pandemia, con l’interscambio commerciale che ha registrato un balzo nel 2022, toccando i 74,29 miliardi di euro, passando a una diminuzione nel 2023, con cifre che si sono fermate a 66,76 miliardi. Questa contrazione ha visto un calo del 17,8% nelle importazioni italiane dalla Cina, a fronte di un incremento delle esportazioni che hanno raggiunto i 19,2 miliardi di euro.
Tendenze settoriali dell’esportazione italiana
Analizzando le performance per settore, emerge che i segmenti più significativi delle esportazioni italiane verso la Cina hanno registrato diverse tendenze nei primi mesi del 2024. Il settore farmaceutico ha visto una crescita esponenziale del 192,1% rispetto all’anno precedente, mentre il comparto tessile e abbigliamento ha segnato un incremento del 14%. Anche i macchinari hanno mostrato un lieve aumento . Tuttavia, non tutti i settori hanno brillato: il settore chimico ha registrato una flessione dell’11,4%, mentre quello dei mezzi di trasporto ha subito un calo significativo del 26,5%.
Per quanto riguarda i dati relativi ai primi cinque mesi del 2024, l’interscambio commerciale è diminuito del 13%, attestandosi a 26,26 miliardi di euro rispetto ai 20,2 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente. Quest’andamento negativo fa riflettere sulla sostenibilità del rapporto commerciale tra i due paesi, in vista delle sfide economiche globali.
Investimenti diretti esteri: un confronto tra i due paesi
Sul fronte degli investimenti diretti esteri , il rapporto tra Italia e Cina presenta un’immagine contrastante. Alla fine del 2023, lo stock degli IDE netti italiani in Cina ammontava a 15,043 miliardi di euro, mentre quello cinese in Italia si attestava a soli 2,777 miliardi di euro. Nonostante questo, nel 2023 gli IDE italiani non hanno registrato crescita, con una perdita di 26 milioni di euro, mentre quelli cinesi in Italia sono aumentati di 330 milioni di euro.
Va sottolineato che le cifre da sole non riescono a catturare l’intera essenza del rapporto tra Italia e Cina. Dall’inizio delle relazioni diplomatiche nel 2004, il paese asiatico è stato considerato strategico per l’export italiano. La Farnesina ha sottolineato che il potenziale di crescita nei commerci con la Cina rimane ancora da esplorare. Le questioni relative alla parità di trattamento e alla tutela della proprietà intellettuale sono essenziali per le aziende italiane, così come per gli investitori cinesi che guardano a un’Italia in cerca di innovazione.
Questo quadro complesso di interscambi, settori in crescita e opportunità di investimento richiede un’analisi attenta e un approccio strategico da parte dei responsabili politici e delle imprese che vogliono navigare con successo in questo mare agitato di opportunità commerciali.