Il primo trimestre del 2025 si apre con notizie poco incoraggianti per il settore dell’olio d’oliva, in particolare per l’Italia, che sta affrontando una fase di calo nella produzione. Secondo il Report Q1 di Certified Origins, consultarissimo nel panorama internazionale, la produzione di olio extravergine di oliva in Italia è stata stimata a circa 210.000 tonnellate. Questo dato rappresenta una diminuzione significativa del 36% rispetto alle oltre 328.500 tonnellate prodotte nella stagione precedente. Un cambiamento di scenario che pone interrogativi sul futuro dell’oleicoltura italiana.
Italia perde posizioni nella classifica mondiale
Per la prima volta nella sua storia, l’Italia ha visto il proprio ruolo di produttore di olio d’oliva scendere al quinto posto a livello mondiale. Gli analisti hanno evidenziato come la Turchia, con una produzione di 450.000 tonnellate in crescita del 109%, seguita dalla Tunisia e dalla Grecia abbiano superato il Bel Paese. La Spagna, prima nella classifica, mantiene una posizione di leadership con ben 1.450.000 tonnellate prodotte, segnalando un settore in salute e in continua espansione.
Le cause di questo declino sono molteplici e affondano le radici in condizioni ambientali avverse e nel ciclo di riposo degli ulivi. A questo si aggiungono gli effetti devastanti della Xylella in alcune zone del Sud Italia, che hanno limitato in maniera drammatica la resa degli uliveti. Gli esperti concordano nel ritenere che mentre altri Paesi mediterranei hanno saputo sfruttare annate favorevoli e investimenti strutturali, l’Italia deve affrontare sfide crescenti.
Il Portogallo e il suo raccolto in crescita
Chiude la classifica dei principali produttori di olio d’oliva il Portogallo, il cui raccolto è stimato intorno alle 195.000 tonnellate, riportando un incremento del 21,19%. Questa crescita, sebbene relativamente modesta rispetto ad altri produttori, si configura come una tendenza positiva che potrebbe consolidare ulteriormente il ruolo del Portogallo nel panorama oleicolo.
La capacità del Portogallo di aumentare la sua produzione potrebbe rappresentare una nuova dinamica nel mercato, soprattutto se consideriamo che l’Italia, storicamente al vertice della classifica, fatica a mantenere la sua competitività.
Il ruolo strategico dell’Italia nella filiera internazionale
Malgrado il forte calo nella produzione, l’Italia continua a rivestire un ruolo centrale nella filiera internazionale dell’olio d’oliva. Il Paese, con la sua lunga tradizione agricola, si posiziona come un hub strategico per la lavorazione e il confezionamento di materie prime estere. Un’industria altamente specializzata insieme al know-how del personale italiano contribuiscono a mantenere viva la reputazione dell’Italia nel settore.
Dai dati provvisori sulla bilancia commerciale rilasciati dalla Commissione Europea, è emerso che oltre il 50% dell’olio d’oliva importato in Italia proviene dalla Spagna, seguita da Grecia , Tunisia e Portogallo . Questi numeri evidenziano un mercato interconnesso, in cui l’Italia nonostante le difficoltà produttive, resta un punto di riferimento per molti altri Paesi produttori.
Il settore dell’olio d’oliva in Italia si trova dunque in un momento critico, tra sfide da affrontare e un potenziale da valorizzare. La congiuntura attuale richiede una riflessione seria sulle strategie future da adottare per sostenere il comparto e reintegrarlo nelle posizioni di leadership a livello globale.