L’Italia sta vivendo un momento di transizione significativa nel campo delle identità digitali. Con l’introduzione dell’It wallet, prevista per gennaio 2025, il sistema potrebbe subire delle modifiche considerevoli. Questo articolo analizza le implicazioni delle differenti identità digitali, confronta i sistemi esistenti e offre uno sguardo sulle sfide future in un contesto europeo.
Il futuro dell’It wallet e le sue implicazioni
La messa a regime dell’It wallet è una delle novità più attese nel panorama dell’identità digitale in Italia. Questo strumento, che si prevede semplifichi l’uso dei servizi digitali, potrebbe anche portare a conseguenze inaspettate, tra cui la parziale dismissione del sistema attuale. Secondo alcuni esperti, la configurazione attuale del wallet Spid è completamente operativa ma non garantisce il livello di sicurezza richiesto dai regolamenti europei. Infatti, il sistema Spid non offre le stesse garanzie di sicurezza della CIE , elemento cruciale nel contesto dell’implementazione dell’European Digital Identity .
Per affrontare questa sfida, sarà fondamentale capire come verranno applicati i requisiti europei ai sistemi di identità digitale italiani. Al centro di questa discussione c’è l’obiettivo di garantire la massima sicurezza per gli utenti, un elemento che potrebbe significativamente indirizzare le scelte delle autorità competenti. La domanda ora riguarda come il governo italiano intenderà muoversi su questo fronte, considerando anche le implicazioni legate alla sicurezza informatica e alla privacy dei cittadini.
L’importanza della CIE e l’uso effettivo
Un aspetto che non può essere trascurato è il dato attuale relativo alla CIE. Secondo gli ultimi report, circa 47,5 milioni di cittadini italiani posseggono una smart card, ma solo 6,1 milioni utilizzano attivamente la CIE in versione digitale, grazie all’app CieID. Questo significa che da gennaio a settembre 2024, il totale degli accessi effettuati attraverso la CIE si attesta a circa 51,9 milioni.
La differenza tra il numero totale di smart card disponibili e l’uso effettivo della versione digitale indica una chiara opportunità di crescita per questo strumento. Nonostante il target fissato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza , che prevede 42,3 milioni di italiani dotati di identità digitale entro giugno 2026, la strada è ancora lunga. Le dichiarazioni di esperti come Dragoni mettono in luce la necessità di uno sviluppo coerente che possa valorizzare sia il modello Spid sia quello CIE.
Il panorama europeo e le diverse strategie
Il contesto europeo gioca un ruolo cruciale nel futuro dell’identità digitale in Italia. I governi di diversi Paesi stanno intraprendendo differenti approcci per ottimizzare i propri sistemi di identità. La Grecia, ad esempio, sta puntando alla dematerializzazione dei documenti con progetti completamente nuovi. D’altra parte, la Francia sta valutando come adattare soluzioni già esistenti per rispettare i requisiti europei.
In questo quadro variegato, l’Italia deve tenere in considerazione le differenze di obbligatorietà imposte dai regolamenti dell’Unione Europea. E’ pertanto essenziale per il governo italiano adottare un percorso strategico chiaro che garantisca l’integrazione e l’aggiornamento dei sistemi esistenti, assicurando così una transizione fluida verso l’adeguamento alle normative europee.
Progressi e test sul campo
Negli ultimi periodi, l’Italia ha avviato test concreti sull’It wallet con l’obiettivo di migliorare l’accessibilità e l’utilizzo. A partire dal 6 novembre, la versione dell’It wallet sviluppata da PagoPA è stata messa a disposizione di 250.000 utenti, con un ulteriore incremento a un milione previsto per il 21 novembre. Si segnala anche che dal 4 dicembre ci sarà un’estensione dell’accesso a un numero più vasto di utenti.
Nei prossimi mesi, sono attese anche ulteriori evoluzioni con l’ampliamento sia del set di credenziali disponibili sia delle modalità di utilizzo del wallet. Questo processo si svolge in un contesto in cui la digitalizzazione e l’evoluzione dei servizi pubblici rappresentano priorità per molte nazioni europee. Queste evoluzioni e la loro vigilanza sono essenziali affinché l’Italia possa non solo tenere il passo, ma anche diventare un esempio nelle strategie di identità digitale.
Ultimo aggiornamento il 12 Novembre 2024 da Elisabetta Cina