La situazione nel carcere di Ivrea si è fatta nuovamente drammatica, con un episodio di violenza che ha messo in luce le difficoltà affrontate dal personale della Polizia Penitenziaria. Cinque agenti sono rimasti feriti, con prognosi variabili tra i 4 e i 10 giorni, a causa di un detenuto che ha perso il controllo, scatenando una serie di eventi che hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla sicurezza all’interno delle carceri.
L’episodio di violenza: i dettagli
La cronaca della violenza è dettagliata e sconvolgente. Due giorni fa, nel pomeriggio, un detenuto afghano, regolarmente preso parte a un programma scolastico interno, ha manifestato il suo disappunto verso la direzione del carcere portando con sé un televisore, affermando che non funzionasse. Di fronte alla richiesta di riportare l’apparecchio nella cella e attendere una verifica, il detenuto ha rifiutato, lasciando il televisore sulla scrivania degli agenti di custodia e pretendendo un immediato ricambio, adottando toni minacciosi.
Dopo aver frequentato regolarmente il corso scolastico, al momento del rientro, è esplosa la tensione. Informato che non era possibile sostituire il televisore, il detenuto ha mostrato una reazione inattesa. Ha afferrato il televisore dalla scrivania e si è diretto verso il piano terra, allertando così il personale del carcere. Alla richiesta di calmarsi e tornare nella sua cella, ha reagito in modo violento, lanciando il televisore contro un agente e colpendo un altro con un pugno in faccia. Solo l’intervento tempestivo del personale ha permesso di domare la situazione e accompagnare l’uomo in infermeria.
Le conseguenze dell’alterco
Nonostante l’intervento, il detenuto non ha mostrato segni di pentimento. Durante la permanenza in infermeria, si è autolesionato, provocandosi ferite e continuando a minacciare chiunque si avvicinasse. Appena trasferito nella sala visite, ha nuovamente attaccato gli agenti con una serie di colpi. È stata necessaria una grande coordinazione tra il personale per contenerlo, evitando che la violenza si riversasse anche su altri operatori sanitari.
Alla fine, il detenuto è stato visitato e trovato idoneo per il trasferimento in isolamento disciplinare, mentre i cinque agenti feriti sono stati portati al pronto soccorso per ricevere le necessarie cure mediche. L’epilogo di questo grave evento ha sollevato interrogativi sullo stato di sicurezza e di benessere all’interno delle carceri italiane.
La reazione del sindacato e le richieste di intervento
Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria , ha denunciato con amarezza l’accaduto, evidenziando che cinque agenti costretti a ricevere cure mediche non possono essere considerati un semplice episodio di aggressione. Il sindacalista ha descritto la situazione come un chiaro segno di inciviltà e assenza di rispetto per le regole, che minano la dignità e la sicurezza del personale.
Non si è fatta attendere neppure la reazione di Donato Capece, segretario generale nazionale del SAPPE, che ha espresso solidarietà ai colleghi feriti e ha chiesto azioni concrete per ristabilire l’ordine all’interno delle carceri. Capece ha sottolineato l’urgenza di introdurre misure come l’arresto in flagranza per i detenuti che aggrediscono il personale e l’applicazione di isolamento fino a sei mesi, come prevede l’articolo 14 bis dell’Ordinamento penitenziario.
La proposta di introduzione del taser e le sfide future
Capece si è anche fatto portavoce della proposta di dotare gli agenti di Polizia Penitenziaria del taser, già in uso da parte di altre forze di polizia. Questo strumento potrebbe rappresentare un deterrente efficace in situazioni critiche, essendo possibile verificarne prima l’adeguatezza del suo utilizzo sul detenuto, considerata la gestione dei parametri di sicurezza.
Il contesto rimane critico. Le attualità relative ad episodi di violenza all’interno delle carceri italiane stanno diventando sempre più frequenti, generando un clima di crescente preoccupazione tra il personale. Gli agenti si trovano spesso a lavorare in condizioni di stress elevato, con stipendi inadeguati e mancanza di riconoscimento per il loro impegno e servizio.
A fronte di un dibattito politico che fatica a tradursi in azioni concrete, il SAPPE continua a chiedere attenzione e interventi urgenti, affinché la sicurezza di chi indossa una divisa venga finalmente garantita. La situazione all’interno degli istituti penitenziari italiani è un indicatore preoccupante della gestione della sicurezza e del rispetto delle norme civili.