La multinazionale statunitense Jabil ha avviato la procedura per il licenziamento collettivo di 413 lavoratori nello stabilimento di Marcianise, situato in provincia di Caserta. Questo annuncio ha scatenato la reazione dei sindacati, i quali si difendono dalle accuse di non aver accettato una proposta alternativa presentata dall’azienda, consistita nel trasferimento dei dipendenti alla Tme Engineering. La situazione si complica ulteriormente alla luce delle discusse precedenti esperienze di reindustrializzazione nel territorio.
La reazione dei sindacati e le accuse reciproche
Dopo l’annuncio di Jabil, i segretari provinciali delle sigle sindacali dei metalmeccanici, ovvero Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm, hanno espresso il loro disappunto tramite una nota stampa. Secondo i rappresentanti sindacali, nel corso dei tavoli ministeriali hanno fatto ogni possibile tentativo per garantire un intervento decisivo a favore della comunità locale, sottolineando il gravoso costo occupazionale e produttivo già sopportato dalle lavoratrici e dai lavoratori. Tuttavia, affermano di non essere stati ascoltati dalle istituzioni competenti.
Le organizzazioni sindacali fanno riferimento a esperienze passate di reindustrializzazione fallimentare che hanno aumentato la sfiducia tra i lavoratori. Operazioni come quelle di Softlab e Orefice, tutte gestite da Jabil, hanno contribuito a una diffidenza radicata verso qualsiasi progetto che sorga in collaborazione con la Tme Engineering. Nonostante l’ingresso di Invitalia nella nuova compagnia possa sembrare un aspetto positivo, i sindacati sostengono che questo non è sufficiente a placare le ansie di chi ha già vissuto esperienze di insuccesso.
La strategia di Jabil e l’assenza di piani a lungo termine
Emergono dubbi significativi sulla reale intenzione di Jabil di integrarsi nel tessuto industriale italiano. I sindacati evidenziano una mancanza di direttive chiare e di strategie industriali solide, accusando Jabil di adottare un approccio esclusivamente volto alla massimizzazione dei profitti a livello globale. Quest’assenza di lungimiranza è vista come un fattore determinante per il deterioramento dell’attività produttiva nella zona.
I rappresentanti sindacali si chiedono perché l’azienda non venga mai chiamata a rispondere riguardo ai numerosi piani industriali che non hanno mai visto la luce. Inoltre, si interrogano su come sia stato possibile finanziare con capitali pubblici progetti di ricollocazione che appaiono improvvisati e non sostenibili. In questo contesto, la leadership di Jabil viene vista come carente nella protezione e nel rispetto dei diritti dei lavoratori, aggravando una situazione già precaria sul fronte occupazionale.
La ricerca di un futuro sostenibile per il territorio
Nonostante le incertezze, i sindacati ribadiscono la loro speranza che la responsabilità e la razionalità prevalgano in questa complessa situazione. La richiesta è chiara: servono attori industriali che investano seriamente in progetti di innovazione, ricerca e sviluppo sostenibile. Per i lavoratori di Marcianise, la necessità di un futuro stabile e duraturo è una priorità , e ciò passa attraverso un’impegno autentico da parte delle aziende che operano sul territorio.
L’appello è rivolto in particolare a Jabil affinché possa abbandonare l’approccio esclusivamente orientato al profitto e prenda in considerazione le reali esigenze del contesto locale. La prospettiva di un investimento concretamente orientato al benessere collettivo potrebbe operare una significativa inversione di tendenza, ristabilendo un legame di fiducia tra lavoratori e management aziendale, essenziale per garantire una continuità di attività produttiva e occupazionale.
Ultimo aggiornamento il 11 Gennaio 2025 da Donatella Ercolano