Jannik sinner ha rotto il silenzio dopo i mesi difficili legati all’accertamento di tracce di clostebol nel suo organismo, raccontando i momenti di spaesamento e la lenta ripresa prima del ritorno in campo agli Internazionali di Roma. Il numero uno del tennis mondiale ha condiviso in un’intervista al Tg1 dettagli inediti sul periodo complicato e sul supporto ricevuto da chi gli è stato vicino.
La scoperta delle tracce di clostebol e la prima reazione di sinner
Il primo impatto con la notizia della presenza di clostebol nel proprio corpo ha lasciato Jannik sinner completamente spaesato. Ha confessato di non aver capito subito cosa fosse successo, dato che non aveva assunto quella sostanza consapevolmente. Nel raccontare quei momenti ha sottolineato come abbia dovuto spiegare più volte la situazione, affinché emergesse la verità . Sul piano personale, è stato difficile accettare quanto stava accadendo, ma a un certo punto ha compreso che oltre ad accettare non c’era molto da fare. Il controllo del sangue risaliva a circa un anno fa, ma solo in seguito sono emersi dettagli precisi sull’origine dei pochi milligrammi di clostebol rintracciati nel suo organismo. La chiarezza su questo punto è stata essenziale per rimettere ordine alla propria esperienza, perché mantenerla in ombra avrebbe complicato ogni passaggio successivo.
Difficoltà emotive e psicologiche durante i mesi di sospensione
Sinner ha ammesso di aver trascorso mesi dolorosi, in cui la convinzione di non aver fatto niente si scontrava con il prezzo da pagare per una situazione fuori dal suo controllo. In quel periodo, la sua presenza in campo non rispecchiava l’energia e la serenità di un giocatore al massimo della forma. Non ha nascosto di non aver più provato quei momenti di vero piacere e soddisfazione durante le partite, un sentimento fondamentale per chi si dedica a uno sport a livello professionistico. La mente era spesso impegnata a riflettere su ciò che stava succedendo, smorzando quel divertimento che arriva solo dopo molte ore di allenamento e preparazione. Il divario tra prestazione e stato d’animo ha inciso profondamente, portandolo a un esame interiore non facile da superare.
Il ruolo del team e della famiglia nel sostegno a sinner
Nonostante tutto, Sinner ha trovato una rete di sostegno fondamentale nelle persone intorno a lui. Ha chiamato in causa il proprio team, la famiglia e le persone più vicine come pilastri durante quei mesi di prova. Questo gruppo ha offerto non solo sostegno morale, ma anche una presenza costante senza la quale sarebbe stato più complicato affrontare la situazione. Per proteggersi dall’impatto esterno ha creato uno spazio intimo, una sorta di bolla personale dentro cui elaborare quel momento. Qui ha potuto mantenere viva la motivazione e prepararsi per la stagione dei grandi tornei del tennis internazionale. L’equilibrio ritrovato è stato il punto di partenza per una nuova fase, affrontata con determinazione e attenzione.
La prospettiva legale e la gestione delle conseguenze per sinner
Parallelamente alla dimensione umana e sportiva, Sinner ha dovuto lavorare a stretto contatto con il proprio avvocato per chiarire le eventuali conseguenze della vicenda. I colloqui con il legale hanno toccato scenari peggiori e le possibili ripercussioni in termini disciplinari e sportivi. Di fronte a queste valutazioni, insieme hanno scelto la strada più adatta per gestire la situazione senza compromettere la carriera dell’atleta. Questo approccio concreto ha aiutato Sinner a mantenere una capacità di visione più fredda. La vicenda, iniziata con l’accertamento di una sostanza proibita, ha implicato tempi lunghi e un lavoro che è andato oltre la preparazione atletica, coinvolgendo specialisti legali e medici. Il sapere di aver operato con trasparenza e correttezza è diventato un punto fermo per affrontare un futuro incerto.