Jorge Mario Bergoglio, nato a Buenos Aires nel 1936, ha attraversato un cammino segnato da sfide e contrasti all’interno della Compagnia di Gesù prima di emergere come una figura di rilievo nella Chiesa cattolica argentina. La sua storia è fatta di scelte difficili e ruoli significativi che hanno segnato la sua formazione spirituale e la sua carriera ecclesiastica.
gli inizi: dall’infanzia alle prime scelte religiose
Jorge Mario Bergoglio nasce il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, figlio di immigrati piemontesi. Il padre lavorava come ferroviere, mentre lui cresce nel quartiere popolare, dove la sua vita scorre tra lo studio e il gioco con gli amici. Compie il percorso scolastico fino al diploma di perito chimico. Durante l’adolescenza, prova alcuni interessi tipici, come la giovanile simpatia per una coetanea di nome Amalia, che ancora oggi vive presso lo stesso barrio.
Nonostante queste esperienze ordinarie, si avvicina alla vocazione religiosa e decide di entrare in seminario. Nel 1958 comincia il noviziato nella Compagnia di Gesù, segnando l’inizio della sua strada nel mondo gesuita.
Fin dall’inizio Bergoglio mostra una forte determinazione e si impegna nel suo cammino spirituale. Le sue scelte sono influenzate dal contesto sociale e religioso dell’Argentina dell’epoca, e questo lo porterà presto a confrontarsi con le dinamiche interne dell’ordine e con le tensioni politiche e culturali che attraversano il paese.
l’esperienza come provinciale dei gesuiti: autoritarismo e scontri
A soli 36 anni Bergoglio è nominato provinciale della Compagnia di Gesù in Argentina, diventando il più giovane a ricoprire questo ruolo nell’ordine a livello globale. Questo incarico segna un periodo complesso della sua vita ecclesiastica, caratterizzato da scontri e controversie. La leadership che esercita è descritta come autoritaria, un modello di governo rigido che non ottiene unanimi consensi all’interno dei gesuiti argentini. Sotto la sua direzione, la provincia mostra segnali di difficoltà , con una diminuzione delle vocazioni e un certo distacco rispetto alle altre province della Compagnia in America Latina.
Durante quegli anni la Teologia della Liberazione è ampiamente dibattuta e diffusa in molti ambienti ecclesiastici sudamericani, particolarmente nei gruppi progressisti. Bergoglio mantiene una posizione critica nei confronti di questo movimento teologico, ritenendolo problematico per l’orientamento pastorale. Questa posizione genera divisioni tra i gesuiti locali.
In quegli anni circolano anche accuse gravi nei suoi confronti, come quella di una presunta collaborazione con la dittatura argentina e di aver consegnato due preti ai militari, affermazioni che si rivelano infondate. In realtà , Bergoglio si adopera perché quei sacerdoti siano liberati, anche rischiando la propria posizione.
Dopo sei anni come provinciale lascia l’incarico per assumere la direzione della facoltà di Teologia e Filosofia a San Miguel. Qui conduce la sua vita in modo più pratico, partecipando anche a lavori manuali, come quello nei campi agricoli. Nel 1986 si trasferisce in Germania per completare la sua tesi di dottorato, ma al ritorno in Argentina incontra un clima ostile tra molti suoi confratelli. Ne segue un periodo di isolamento quasi di due anni a Cordoba, quasi una forma di esilio interno. I rapporti con la casa generalizia dell’ordine, nel Borgo Santo Spirito a Roma, restano delicati, tanto che alla sua elezione a Papa nel 2013 molti reagirono con sorpresa e incredulità .
il divieto gesuita di assumere ruoli episcopali e la sua nomina a vescovo
La Compagnia di Gesù, fin dalla sua fondazione da parte di Sant’Ignazio di Loyola, ha stabilito una regola ferma: i gesuiti non devono accettare incarichi episcopali a meno che non vi siano eccezioni esplicite autorizzate. Tale norma mira a evitare l’assoggettamento dei gesuiti a ruoli di potere all’interno della gerarchia ecclesiastica che possano distoglierli dalla missione originale dell’ordine.
Bergoglio, pur essendo membro dei gesuiti, viene chiamato a diventare vescovo, una scelta inusuale e delicata. Il suo avanzamento in questa direzione suscita attenzione all’interno della Chiesa e dello stesso ordine gesuitico.
Il 20 maggio 1992 Bergoglio diventa vescovo ausiliare di Buenos Aires. Cinque anni più tardi, nel 1997, assume la carica di arcivescovo coadiutore della stessa diocesi e, alla morte del cardinale Quarracino, il 28 febbraio 1998 ne diventa arcivescovo. Quarracino, che lo aveva stimato, ha un ruolo importante nella sua ascesa. Nel 2001 Giovanni Paolo II lo crea cardinale. Questi passaggi segnano la svolta della sua vita, da gesuita molto discusso a pastore di una delle diocesi più importanti del Sud America.
l’impegno pastorale a buenos aires durante la crisi argentina
Gli anni in cui Bergoglio guida la diocesi di Buenos Aires sono segnati da forti tensioni sociali ed economiche. La crisi finanziaria degli inizi del nuovo millennio colpisce duramente l’Argentina, lasciando un’impronta profonda sulla popolazione, soprattutto tra le fasce più povere. Bergoglio si mostra vicino a queste comunità , impegnandosi in iniziative di sostegno e accompagnamento spirituale. Il suo ruolo acquista rilievo non solo come guida religiosa, ma anche come voce di solidarietà in un momento di difficoltà diffusa.
La diocesi stessa affronta problemi finanziari che rischiano di compromettere il funzionamento delle attività pastorali. In questo contesto, la Curia di Buenos Aires riceve aiuto economico dalla banca vaticana, lo Ior, che assegna fondi per mantenere attive le strutture ecclesiastiche e i servizi alla comunità . Questo supporto rappresenta un elemento chiave per evitare il collasso di molte iniziative rivolte ai fedeli più bisognosi. Questi anni consolidano l’immagine di Bergoglio come un pastore attento ai problemi concreti della gente, con una presenza discreta ma costante nel tessuto sociale della città .
Nel 2007 Bergoglio si distingue anche nel contesto latinoamericano partecipando all’Assemblea di Aparecida, il più importante incontro ecclesiale del continente, dove emerge una visione pastorale orientata verso la realtà delle popolazioni locali e una collaborazione tra vescovi più vicina ai bisogni del popolo.
Il cammino che porta Bergoglio da ragazzo di quartiere a figura centrale della Chiesa è una storia di contrasti, incarichi complicati e fede tenace. La sua nomina a Papa nel 2013 rappresenta un evento senza precedenti, in grado di trasformare la percezione che l’ordine gesuita aveva di lui e di segnare un nuovo capitolo nella storia ecclesiastica contemporanea.