La battaglia legale di una donna dei Castelli Romani: risarcimento storico per malasanità

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La battaglia legale di una donna dei Castelli Romani: risarcimento storico per malasanità - Gaeta.it

Un caso di malasanità risalente a oltre quarant’anni fa genera ancora ripercussioni nella vita di una donna dei Castelli Romani, che all’età di 57 anni ottiene finalmente giustizia. Dopo una trasfusione di sangue avvenuta negli anni ‘80, la donna ha scoperto solo nel 2018 di aver contratto l’epatite B, una malattia incurabile. La sua determinazione ha portato a una battaglia legale che culmina con un indennizzo significativo.

La trasfusione che ha segnato il destino

Nel maggio del 1981, una giovane di appena quattordici anni viene ricoverata all’ospedale San Giuseppe di Marino. A quel tempo, la medicina affrontava le trasfusioni di sangue con la speranza di salvare vite, senza essere completamente consapevole dei rischi connessi. La ragazza riceve diverse sacche di sangue, ignara delle conseguenze che queste decisioni avrebbero avuto sulla sua salute futura.

Per oltre trent'anni, la donna conduce una vita normale, con poca consapevolezza di ciò che si cela nella sua storia medica. La tranquillità viene infranta nel marzo 2018, quando un controllo di routine rivela valori anomali delle transaminasi. Dopo approfonditi esami, il verdetto è infausto: epatite B, una malattia che non può essere curata completamente. La diagnosi segna un punto di non ritorno e il mondo della donna crolla attorno a lei.

Questo evento ha acceso in lei una fiamma di determinazione. Rievocare il ricovero di tanti anni prima diventa un modo per cercare di comprendere come sia avvenuta la contaminazione. La frustrazione e l’incertezza la spingono a contattare un esperto legale che la possa guidare in un possibile percorso di risarcimento.

La lotta legale e la sentenza storica

Il legale scelto dalla donna, l’avvocato Renato Mattarelli, è specializzato in casi di malasanità e si dedica a fondo per far luce sulla vicenda. Dopo aver iniziato la battaglia legale nel 2020, il percorso risulta essere tutt'altro che semplice. L'Asl e il Ministero della Salute respingono ripetutamente le sue richieste, rendendo il processo ancor più complesso e frustrante.

Dopo anni di attesa, il 18 settembre 2024 arriva infine il verdetto decisivo dal tribunale di Foggia. La sentenza stabilisce che la donna ha diritto a un indennizzo pari a 1.700 euro bimestrali a vita, oltre a circa 40.000 euro di arretrati. Questo risultato rappresenta una vittoria significativa non solo per lei, ma è anche un passo importante nella lotta contro la malasanità e il riconoscimento dei diritti delle vittime.

Tale sentenza, pur essendo una grande conquista, non segna la fine della battaglia. L’avvocato Mattarelli ha affermato chiaramente che la lotta continuerà. La donna, infatti, si trova a dover affrontare anche una grave depressione reattiva, conseguenza della malattia e delle sue ripercussioni psicologiche. L'obiettivo ora è ottenere un ulteriore risarcimento per i danni morali e psicologici subiti.

Il significato di questa storia: un messaggio di speranza

La storia della donna dei Castelli Romani serve da monito su quanto possa essere fragile la vita e su come le ingiustizie del passato possano continuare a condizionare il presente. Le battaglie legali in casi di malasanità non solo aiutano a ottenere giustizia, ma rappresentano anche un tentativo di porre fine al silenzio che spesso circonda tali situazioni.

La sentenza di Foggia è soprattutto un messaggio di speranza: ogni vittima ha il diritto di essere ascoltata e di cercare giustizia. La lotta della donna è un esempio di resilienza e determina il potere del sistema legale di affrontare le ingiustizie. In un mondo dove le storie di malasanità sono spesso dimenticate, la sua esperienza testimonia l’importanza di non arrendersi.

Ultimo aggiornamento il 21 Settembre 2024 da Donatella Ercolano

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