La Biennale di Venezia 2025: Un laboratorio di architettura per affrontare i cambiamenti climatici

La Biennale di Venezia 2025: Un laboratorio di architettura per affrontare i cambiamenti climatici

La 19/a Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, dal 10 maggio al 23 novembre 2025, esplora l’interazione tra intelligenze naturali e artificiali per affrontare le sfide climatiche e promuovere la sostenibilità.
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La Biennale di Venezia 2025: Un laboratorio di architettura per affrontare i cambiamenti climatici - Gaeta.it

La Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, giunta alla sua 19/a edizione, si propone di affrontare le sfide climatiche tramite una visione innovativa incentrata sull’interazione tra intelligenza naturale, artificiale e collettiva. L’evento si svolgerà dal 10 maggio al 23 novembre 2025, coinvolgendo oltre 750 professionisti tra architetti, ingegneri, artisti e filosofi, per contribuire a una riflessione profonda sull’ambiente costruito e sulle modalità di adattamento ai cambiamenti climatici.

Un tema di grande attualità

La tematica principale di quest’edizione, ‘Intelligens. Natural. Artificial. Collective’, nasce dalla necessità di promuovere forme di inclusività e collaborazione. Carlo Ratti, curatore della Mostra, ha sottolineato l’importanza di unire diverse intelligenze per ripensare lo spazio urbano e architettonico. La difficoltà dei cambiamenti climatici rende urgente trovare soluzioni che riescano a combinare la sostenibilità con l’innovazione. Ratti ha in mente di trasformare la Biennale in un “laboratorio dinamico“, dove si possano sperimentare idee che uniscano creatività e praticità.

Il concetto di adattamento, in questo contesto, non si limita alla mera sostituzione di pratiche obsolete, ma include un ripensamento radicale del modo in cui progettiamo e abitiamo gli spazi. In un’epoca in cui i fenomeni atmosferici estremi stanno diventando la norma, l’architettura deve evolversi e reagire in modo proattivo.

Partecipazioni nazionali e nuovi progetti

La Mostra ospiterà 66 partecipazioni nazionali, con esposizioni organizzate in vari spazi iconici di Venezia: 26 ai Giardini, 25 all’Arsenale e 15 nel centro storico. Tra le new entry figurano Azerbaijan, Oman, Qatar e Togo, che porteranno nuove prospettive al dibattito internazionale sull’architettura. La presenza di queste nazioni arricchisce il panorama complessivo dell’evento, favorendo un confronto culturale globale.

Il Padiglione Italia, situato alle Tese delle Vergini in Arsenale e curato da Guendalina Salimei, presenterà il progetto ‘Terræ Aquæ. L’Italia e l’intelligenza del mare‘, un’iniziativa che esamina il rapporto tra il paese e il suo patrimonio marittimo. Un’altra particolare iniziativa è ‘Margherissima‘, ospitata all’interno della Polveriera austriaca di Forte Marghera a Mestre, focalizzata sul recupero di un’area contaminata vicino al Ponte della Libertà. Progetti come questi rappresentano un’opportunità per riflettere su pratiche di bonifica e riqualificazione, rispondendo alle urgenti necessità del contesto locale.

Un dialogo che sfida il presente

Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale, ha evidenziato che il lavoro di Ratti è già completo e rappresenta un importante traguardo per la manifestazione. In questo suddiviso panorama, emerge un’esigenza fondamentale: stimolare un confronto intenso e costruttivo su questioni cruciali che riguardano sia l’architettura che la società. Buttafuoco ha fatto riferimento alla polis e all’abitare, adombrando un legame indissolubile tra l’architettura e le responsabilità civiche.

Questo dialogo è necessario non solo per garantire un futuro sostenibile, ma anche per riflettere sull’impatto che le scelte architettoniche e urbanistiche hanno sulla qualità della vita. La Biennale si afferma dunque non solo come un’importante esposizione estiva, ma come un catalizzatore di idee e pratiche che potrebbero davvero cambiare il volto delle città in un momento in cui il pianeta sta affrontando sfide sempre più complesse.

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