La recente nomina di un Ministro del Mare da parte del governo ha aperto a nuove opportunità nel settore della Blue Economy, suscitando interesse e discussioni tra gli operatori del settore marittimo. Durante il talk “Le prospettive per lo shipping e la portualità italiana“, Mario Zanetti, presidente della Confederazione italiana armatori , ha esposto un piano strategico che prevede una riorganizzazione della politica industriale, incentrato su elementi essenziali per il rilancio della flotta italiana e della competitività portuale.
I tre driver strategici per la blue economy
Nel suo intervento, Zanetti ha delineato tre aree chiave su cui è necessario concentrarsi: vettori e flotte, persone e competenze, infrastrutture e portualità. Questi tre driver sono fondamentali per affrontare le sfide del settore marittimo. La ristrutturazione delle flotte è vista come un passo fondamentale per modernizzare l’industria, con investimenti volti a incentivare tecnologie sostenibili, necessarie per la competitività della bandiera italiana.
È evidente che l’adozione di pratiche ecocompatibili, insieme a politiche di semplificazione burocratica, possa contribuire al “sea modal shift”, ovvero spostare parte del traffico commerciale dalla strada al mare. Questo non solo favorirebbe l’ambiente, ma renderebbe anche più competitiva l’industria marittima del paese, permettendo di rispondere meglio alle crescenti esigenze del mercato globale.
La formazione come motore di crescita
Zanetti ha sottolineato l’importanza della formazione per far fronte alla domanda di competenze specifiche nel settore della Blue Economy. L’istruzione e la preparazione del personale sono aspetti imprescindibili per migliorare l’occupazione nel comparto marittimo. La promozione di programmi formativi mirati rappresenta un’opportunità concreta per soddisfare le necessità di un’industria in rapida evoluzione. Attraverso politiche volte a valorizzare il capitale umano, si attiverebbe un circolo virtuoso capace di incidere direttamente sull’aumento dell’occupazione e sul miglioramento del servizio offerto al mercato.
In parallelo, la riforma della governance portuale viene considerata un’importante chance per posizionare l’Italia come un hub logistico strategico nel Mediterraneo. Un sistema portuale efficiente contribuirebbe a incrementare l’attrattività delle nostre strutture e a potenziare il flusso commerciale, in linea con gli standard europei.
Collaborazione tra settore pubblico e privato
Il presidente di Confitarma ha messo in evidenza la necessità di un approccio integrato che unisca governo, industria e istituzioni europee per garantire la sostenibilità e la competitività della flotta italiana. Solo uniti si può costruire un futuro solido per lo shipping e la portualità, così da affrontare in modo efficace le sfide imposte dal contesto internazionale.
Il settore marittimo non è solo un pilastro dell’economia, ma è anche fonte di innovazione e valore per il paese. Il contributo del settore al Prodotto Interno Lordo è significativo, ma per mantenere questa rilevanza è fondamentale effettuare investimenti strategici e anticipare i cambiamenti del mercato globale.
Interventi sulle politiche europee e sfide globali
Altro punto cruciale evidenziato da Zanetti riguarda le politiche europee in materia di navigazione. La semplificazione dell’ordinamento marittimo e gli interventi sulla regolamentazione, come le nuove normative dell’ETS e del Fuel EU Maritime, devono bilanciare sostenibilità e competitività. Questi elementi sono fondamentali per evitare il phenomenon del flagging out, dove le navi registrate sotto la bandiera italiana potrebbero trasferirsi verso registri navali più vantaggiosi e attrattivi a livello europeo.
Analizzando lo scenario geopolitico attuale, il presidente di Confitarma ha richiamato l’attenzione su fattori esterni che influenzano significativamente il settore marittimo. Restrizioni dovute a conflitti, come la guerra in Ucraina, e altre crisi internazionali, richiedono una riconsiderazione delle politiche industriali. È urgente favorire un contesto legislativo che consenta un adeguato sostegno alle imprese per non perdere competitività nel mercato globale, in particolare in un settore in cui oltre il 95% delle navi mercantili viene costruito al di fuori dell’Europa. Un nuovo Green Deal, orientato alla sostenibilità e all’innovazione, potrebbe essere la chiave per consolidare la leadership dell’Europa e dell’Italia in ambito marittimo.