La breccia di Porta Pia: la storica irruzione dei bersaglieri a Roma e il suo impatto duraturo

Il 20 settembre 1870, l’irruzione dell’esercito piemontese a Roma attraverso la breccia di Porta Pia segnò la fine del potere temporale del Papa e un passo decisivo verso l’unità d’Italia. Questo evento, descritto da Edmondo De Amicis, portò all’annessione di Roma al Regno d’Italia e influenzò profondamente l’identità nazionale italiana.
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La breccia di Porta Pia: la storica irruzione dei bersaglieri a Roma e il suo impatto duraturo

Il 20 settembre 1870 segna una data cruciale nella storia d’Italia: l’irruzione dell’esercito piemontese a Roma attraverso la celebre breccia di Porta Pia. Questo evento non solo segnò la fine del potere temporale del Papa, ma rappresentò anche un passaggio fondamentale per l’unità nazionale. Attraverso la testimonianza del cronista Edmondo De Amicis e l’analisi di storici, esploreremo le dinamiche di questa giornata memorabile e le sue conseguenze nel contesto dell’Italia del XIX secolo.

L’irruzione storica: descrizione della battaglia

I suoni di un’epoca

Edmondo De Amicis, scrittore e inviato del Quotidiano La Nazione, rese vivide le emozioni della giornata con una narrazione ricca di dettagli uditivi: “Ho sentito un fuoco di moschetteria assai vivo; poi un lungo grido ‘Savoia’.” Queste parole ci portano vicino ai frangenti critici della battaglia. L’entrata dei soldati piemontesi, composta da circa 50.000 uomini, avvenne alle prime luci dell’alba, quando l’artiglieria iniziò a bombardare le Mura Aureliane, aprendo la strada attraverso la breccia, un’apertura di circa 30 metri creata dai colpi di cannone.

Il cannone, maneggiato dall’artigliere Giuseppe Valenti, risuonò per tre ore, con 888 proiettili sparati fino a cadere il silenzio. A questa irrupzione seguì, in un’atmosfera tesissima, uno scontro tra i bersaglieri e le forze papaline comandate dal Generale Kanzler. Tuttavia, contrariamente alle narrazioni mitizzate, l’evento non si trasformò in una grande battaglia; furono appena 69 le vittime, tra cui 49 piemontesi e 20 papalini. Questo scontro, descritto da Claudio Fracassi come “una sorta di farsa”, coadiuvò in modo decisivo il processo di unificazione italiana.

La Porta Pia: simbolo di cambiamento

La Porta Pia, progettata da Michelangelo e realizzata tra il 1561 e il 1565 per volere di Papa Pio IV, non era solo un anello d’ingresso alla città, ma divenne simbolo del conflitto tra il potere spirituale e quello politico. Le sue origini architettoniche testimoniano una Roma che cercava di bilanciare modernità e tradizione. La breccia praticata nelle sue mura rappresentò non solo un atto di guerra, ma un passo audace verso la costruzione di una nazione moderna.

Il progetto della nuova Via Pia, che decorreva attraverso la Porta e si ricongiungeva alla Piazza del Quirinale, testimoniava la voglia di progresso di un’epoca. La rapida caduta del potere papale, culminata nel Plebiscito del 2 ottobre 1870, portò all’annessione di Roma al Regno d’Italia, segnando una svolta decisiva nella storia della capitale.

Il trasferimento della capitale e le reazioni di Pio IX

Roma, nuova capitale d’Italia

Con la proclamazione del Regno d’Italia e il trasferimento della capitale da Firenze a Roma nel gennaio del 1871, si segnò un momento di straordinario cambiamento politico e sociale. Papa Pio IX, che si dichiarò prigioniero in Vaticano, proclamò il suo dissenso verso l’occupazione piemontese. L’acredine di Pio IX verso il nuovo governo non scomparve con la nuova “Legge delle guarentigie”, che garantiva una certa inviolabilità alle prerogative spirituali del Pontefice.

In questo contesto, l’atteggiamento di Pio IX si concretizzò nel documento “Non Expedit”, emanato nel 1874, che vietava ai cattolici la partecipazione alla vita politica italiana. Questo provvedimento non solo evidenziava il rifiuto della Chiesa verso la nuova realtà politica, ma anche la complessità delle relazioni tra Stato e Chiesa, che segnarono profondamente la storia italiana nei decenni successivi.

Un’eredità duratura

Il 20 settembre rappresentò un momento in cui le opposte visioni di governance entrarono in conflitto in un modo terso e diretto. La breccia di Porta Pia divenne così non solo un evento bellico, ma una sorta di battesimo della nuova Italia unita, dove i cittadini iniziavano a costruire una nazione che fosse non solo simbolo di unione, ma anche di libertà.

Molti storici sottolineano che l’evento avrebbe finito per cambiare il modo di pensare degli italiani, portando alla formazione di una nuova identità nazionale. La liberazione dai vincoli temporali del potere papale segnò un’apertura a nuove ideologie e movimenti sociali, che avrebbero influenzato il futuro politico del paese.

Il Museo Storico dei Bersaglieri e la memoria collettiva

Un patrimonio culturale da preservare

All’interno di Porta Pia, dal 1921, risiede il Museo Storico dei Bersaglieri, un importante istituto che preserva la memoria di questi soldati distintivi, simboli di ardore militare e patriottismo. Fondato dall’Ispettore Edoardo Testafochi, il museo è stato inaugurato ufficialmente nel 1904 dal Re Vittorio Emanuele III e ha assunto un ruolo cruciale nella commemorazione del sacrificio dei bersaglieri durante le battaglie per l’unità d’Italia.

Il museo non solo rappresenta il tributo a un corpo militare, ma ricorda l’evoluzione della nazione italiana e il valore della libertà. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il museo servì come rifugio per i GAP romani, un inestimabile simbolo di resistenza contro il fascismo. Un chiaro esempio di come la storia possa essere multifunzionale, fungendo da custode della memoria storica.

Recupero della memoria storica

Il legame tra il Museo dei Bersaglieri e i movimenti resistenziali sottolinea l’importanza della memoria storica nel costruire identità collettive. Le armi, i documenti e i cimeli conservati non sono solo pezzi di storia, ma costituiscono una narrazione complessa che intreccia ideali di libertà, sacrificio e determinazione. La commemorazione della breccia del 20 settembre diventa quindi un simbolo di unità, di una storia che continua ad influenzare la società italiana contemporanea.

Questo evento storico trova ancor oggi risonanza tra le generazioni che cercano di comprendere le proprie radici e il percorso di sviluppo della nazione. Mentre si commemorano i momenti salienti della storia italiana, si consolida anche il riconoscimento dell’identità nazionale e della complessità dei suoi valori fondanti.

Ultimo aggiornamento il 22 Settembre 2024 da Elisabetta Cina

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