La Calabria in crisi: analisi delle politiche di coesione e sviluppo delle aree interne

La Calabria in crisi: analisi delle politiche di coesione e sviluppo delle aree interne

Le politiche di coesione in Italia affrontano sfide crescenti, con particolare attenzione alla Calabria, dove l’emigrazione giovanile e la bassa natalità minacciano il futuro delle aree interne.
La Calabria in crisi3A analisi La Calabria in crisi3A analisi
La Calabria in crisi: analisi delle politiche di coesione e sviluppo delle aree interne - Gaeta.it

Il tema delle politiche di coesione e sviluppo in Italia torna a essere centrale nel dibattito pubblico, con particolare attenzione alle aree interne e alla Calabria. Questi territori affrontano sfide sempre più gravi a causa dell’invecchiamento della popolazione, dell’emigrazione giovanile e di una crescita economica stagnante. Le statistiche parlano chiaro: il 48,5% dei Comuni italiani è situato in queste aree, e i dati demografici indicano una crescente desertificazione.

La situazione giovanile nel Meridione

L’analisi dei gruppi giovanili attesta un preoccupante calo nel Meridione, con un decremento del 6,3% rispetto agli anni passati. Questo dato è significativo rispetto al Centro Italia con un -4,3% e al Nord che si ferma a -2,7%. Nelle aree interne del Sud, oltre due terzi dei Comuni sta vivendo un declino demografico costante. Un fenomeno allarmante che porta a riflettere sulla migrazione giovanile, che continua a guadagnare terreno: quasi la metà dei flussi migratori in Italia proviene da queste zone, continuando un trend di spopolamento che dura da decenni. Le proiezioni indicano che, in un futuro prossimo, l’80% dei Comuni delle aree interne rischia di trovarsi in gravi difficoltà, e la Calabria potrebbe registrare una caduta della popolazione sotto 1,5 milioni di abitanti entro il 2050, con una perdita stimata di circa 368.000 individui dal 2023.

La crisi calabrese: tra lavoro e natalità

Il recente rapporto Demografia e Forza Lavoro del CNEL evidenzia come la Calabria sia la Regione più colpita da questa crisi, evidenziando una continua erosione del suo capitale umano. La combinazione di bassa natalità, tassi elevati di emigrazione giovanile e una scarsità di opportunità lavorative complica ulteriormente la sua situazione. Questo quadro contrasta con la narrazione di una Calabria orientata verso il futuro, promossa in varie fiere internazionali come una nuova destinazione turistica, soprattutto grazie al potenziamento del sistema aeroportuale regionale. Tuttavia, ci si interroga su quale modello di sviluppo possa realmente rivitalizzare la Calabria. Può il turismo a basso costo, rappresentato da voli Ryanair, fungere da stimolo per l’economia locale? Qual è il ruolo dei piccoli comuni e delle aree interne in questo contesto? È evidente che le politiche centrali non riescono a fare fronte a un’emergenza che si protrae nel tempo, creando una suddivisione geografica in aree di serie A e B.

Riflessioni sulle politiche attuali

Le politiche esistenti, come la legge salva-borghi, non sembrano stanare le problematiche più profonde legate alla gestione e allo sviluppo delle aree interne. I Fondi previsti dal PNRR si distribuiscono in modo squilibrato, assegnando finanziamenti imponenti a pochi “borghi pilota”, mentre tanti altri comuni rimangono senza risorse adeguate per una crescita efficace. Inoltre, la mancanza di una pianificazione strategica per attrarre investimenti rende difficile il recupero economico delle piccole comunità. Queste ultime si trovano spesso prive di personale qualificato, con tecnici che devono gestire diversi uffici contemporaneamente. Nonostante l’Europa investa somme considerevoli per sostenere la crescita amministrativa, lo Stato italiano sembra trascurare gli interventi più incisivi, alimentando la frustrazione tra le amministrazioni comunali.

La strategia della “bomboniera”: touristificazione delle aree interne

Negli ultimi anni, la strategia adottata per affrontare il declino delle aree interne è stata quella di promuoverle come “bomboniere“: luoghi turistici per il weekend, ma privi di un’economia sostenibile. Questa forma di sfruttamento temporaneo ha portato alla creazione di “borghi vetrina“, dove la logistica e i servizi rimangono inadeguati. L’approccio si riduce a esperienze brevi e superficiali, senza un impegno profondo nel creare flussi turistici stabili. Nonostante il patrimonio culturale di queste aree sia incredibilmente ricco — basti considerare che quasi il 40% dei musei e delle aree archeologiche italiane si trova nei piccoli Comuni — le infrastrutture e i servizi continuano a essere inadeguati. La sfida è dunque quella di trasformare questo capitale immobilizzato in un’opportunità reale per il territorio.

Possibili soluzioni per il futuro

Una possibile via d’uscita può essere tracciata attraverso una riprogrammazione delle politiche locali di sviluppo. È fondamentale non solo migliorare i servizi nell’ambito delle aree interne, ma anche promuovere un’unione tra i Comuni vicini per massimizzare le risorse disponibili. Il progetto “Polis” di Poste Italiane, per esempio, punta a potenziare l’interconnessione nei piccoli Comuni, ma si dovrebbero anche stimolare investimenti pubblici mirati e incentivare la creazione di imprese per combattere lo spopolamento. Infine, dovranno essere create opportunità lavorative che valorizzino realmente le peculiarità territoriali e culturali, attrarre investimenti privati a lungo termine e stimolare un’economia concreta.

Le prospettive per le aree interne della Calabria dipendono da scelte politiche incisive e lungimiranti, in grado di rilanciare questi territori e ridare speranza alla popolazione rimasta.

Change privacy settings
×