La commedia italiana “Dove osano le cicogne” esplora la maternità surrogata con ironia e profondità

La commedia italiana “Dove osano le cicogne” esplora la maternità surrogata con ironia e profondità

“Dove osano le cicogne” di Fausto Brizzi esplora con ironia e sensibilità il tema della maternità surrogata, affrontando le sfide moderne delle coppie in cerca di genitorialità.
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La commedia italiana “Dove osano le cicogne” esplora la maternità surrogata con ironia e profondità - Gaeta.it

Il film “Dove osano le cicogne”, diretto da Fausto Brizzi, è uscito nelle sale italiane proprio a Capodanno, proponendo una riflessione su un tema attuale e controverso: la maternità surrogata. Con un cast composto da volti noti come Angelo Pintus, Marta Zoboli, Beatrice Arnera e Andrea Perroni, la pellicola affronta situazioni drammatiche con un tocco di ironia, rendendo accessibile un argomento che suscita discussioni e opinioni divergenti.

La trama e i protagonisti

La storia si apre con Angelo Pintus nei panni di un insegnante di scuola elementare, amato dai suoi alunni ma non particolarmente apprezzato dal preside, che lo vede come una minaccia. Nella sua vita privata, la situazione sembra idilliaca: è sposato con Marta, una donna che lo ama profondamente. Tuttavia, il sogno di diventare genitori si scontra con una dura realtà: la cicogna sembra aver completamente ignorato la loro casa. Nonostante i vari tentativi e approcci, la gravidanza sembra un miraggio.

Un cambiamento significativo si verifica quando il migliore amico di Angelo, Andrea, propone una soluzione inaspettata, che porterà a eventi inaspettati. Durante questo periodo, irrompe nella loro vita Luce, una giovane spagnola con un contagioso sorriso e un tifo sfrenato per il Barcellona. Oltre alla sua bellezza e al suo fascino, Luce porta con sé un segreto, destinato a rivelarsi molto più complesso di quanto tutti possano sperare. La pellicola, pur mantenendo toni leggeri, esplora le complicazioni legate alla maternità surrogata, toccando corde emozionali e argomenti delicati.

La visione del regista e delle tematiche affrontate

In un’intervista esclusiva a SuperGuida TV, Fausto Brizzi ha rivelato che l’idea del film è emersa grazie ai racconti di Angelo Pintus, il quale ha condiviso le sue esperienze nel tentativo di avere un figlio. Da questo scambio è nata l’idea di raccontare una storia in cui il lieto fine non arriva immediatamente, ma richiede percorsi alternativi. Brizzi sottolinea l’importanza della commedia nel trattare argomenti attuali, sperando di aprire un dibattito costruttivo su temi controversi come la maternità surrogata.

L’approccio comico consente di affrontare questioni serie in un’ottica di leggerezza, incoraggiando il pubblico a riflettere. La narrazione non si limita a intrattenere, ma invita lo spettatore a considerare le sfide e le scelte che molte coppie moderne si trovano a dover affrontare. Attraverso la risata, il film intende rompere il tabù e suscitare una maggiore consapevolezza sul tema.

Le esperienze degli attori e le loro riflessioni

Beatrice Arnera, che interpreta Luce, ha parlato del suo legame con il personaggio, enfatizzando come la sua recente esperienza di maternità l’abbia aiutata a immedesimarsi nel ruolo. La sua riflessione sulla maternità surrogata evidenzia una divisione interiore: sebbene riconosca la necessità di una regolamentazione etica, esprime preoccupazione sulle conseguenze psicologiche che possono colpire le donne coinvolte, una problematica spesso trascurata.

Angelo Pintus condivide aneddoti della sua vita privata, rivelando come lui e sua moglie abbiano vissuto esperienze difficili nella ricerca di un figlio e del legame che si forma nei momenti difficili. La sua esperienza segna un punto cruciale, il quale sottolinea come, in una società che cambia, ci siano nuove forme di famiglia e nuove sfide da affrontare.

Andrea Perroni, portando nel film l’affetto per la sua squadra del cuore, la Roma, riflette anche sulla passione e sull’inesorabile legame tra tifoseria e identità. La sua presenza non solo porta una ventata di ironia, ma mostra anche come le passioni possano fungere da collante in momenti di difficoltà.

Un tributo a Raffaella Carrà

Nel finale, Fausto Brizzi rende omaggio a Raffaella Carrà, figura iconica della televisione italiana. Racconta con affetto e nostalgia degli incontri avuti con lei, sottolineando la sua versatilità nell’essere stata sia attrice che conduttrice. La Carrà, con la sua storia e il suo impatto sul panorama televisivo, rappresenta un simbolo di un’epoca che ha segnato la cultura e la commedia in Italia.

Questa menzione non è solo un omaggio, ma un riconoscimento del potere che la commedia può avere nel raccontare storie. Brizzi cerca di onorare il passato, dando vita a una narrazione che si fa carico delle sfide contemporanee, tutto mantenendo una patina di leggerezza.

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