La Commissione Europea ha lanciato un campanello d’allarme sui bilanci statali di diversi Paesi membri, tra cui Francia, Italia e Belgio. La procedura avviata dal Consiglio dell’Unione Europea fa emergere preoccupazioni crescenti riguardo a deficit di bilancio che potrebbero salire fino al 7%, sollecitando interventi correttivi. Queste misure si inseriscono in un contesto complesso, dove le ripercussioni della pandemia da COVID-19 si fanno ancora sentire.
Avvio della procedura formale: chi sono i Paesi coinvolti?
Il 26 luglio, il Consiglio dell’Unione Europea ha ufficialmente dato il via a una procedura formale per reprimere i deficit di bilancio in sette Stati membri: Belgio, Francia, Italia, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia. Questa iniziativa segue l’allerta lanciata dalla Commissione Europea, che ha sottolineato la necessità per gli Stati membri di aderire a una disciplina di bilancio stricte, ora più che mai necessaria proprio a causa di uno scenario economico post-pandemico complesso e incerto.
La Commissione ha evidenziato che, nonostante gli sforzi degli Stati di mantenere il controllo sulle finanze pubbliche, la realtà mostra un aumento significativo dei deficit. La dichiarazione del Consiglio non fa altro che ribadire quanto già evidente: le misure di “controllo rafforzato” saranno applicate per monitorare le finanze di quei Paesi che hanno mostrato segni di difficoltà.
I deficit nazionali non dovrebbero superare il 3% del PIL, mentre il debito complessivo deve restare sotto il 60% del PIL. Tuttavia, a lungo andare, la rigidità di queste regole ha rappresentato una sfida per molti Paesi, specialmente quelli che si trovano in difficoltà economica.
Le tensioni politiche nel contesto economico
La questione del deficit di bilancio non è solo una questione economica, ma anche politica, un aspetto reso evidente dai recenti sviluppi in Francia e Belgio. In particolare, i problemi nel formare un governo stabile in Belgio e le difficoltà politiche in Francia, dove il debito pubblico supera il 100% del PIL, si intrecciano con le misure di austerità che potrebbero essere necessarie per soddisfare i requisiti fiscali dell’Unione Europea.
Recentemente, la Corte dei Conti francese ha etichettato la situazione delle finanze pubbliche come “allarmante”, con il ministro delle Finanze, Bruno Le Maire, che si trova in una posizione delicata dopo le elezioni legislative di giugno. La crisi politica in corso potrebbe influenzare ulteriormente le decisioni fiscali e le strategie economiche adottate dal governo, rendendo difficile l’implementazione di piani di riduzione del deficit.
Inoltre, il governo italiano guidato da Giorgia Meloni affronta una nuova sfida con le critiche della Commissione sui diritti di libertà di stampa, i cui risvolti potrebbero complicare ulteriormente le relazioni tra Roma e Bruxelles. A fronte di queste tensioni, diventa cruciale per ogni nazione determinare come bilanciare responsabilità fiscali e stabilità politica.
Le nuove regole fiscali post-pandemia
Nel 2020, la crisi scatenata dal COVID-19 ha portato a una sospensione temporanea delle regole fiscali tradizionali conosciute come Patto di stabilità e crescita, dando la possibilità agli Stati membri di adottare misure straordinarie per affrontare le sue conseguenze. La Commissione ha consentito maggiore flessibilità, in particolare per spese legate a iniziative di difesa e cambiamento climatico. Tuttavia, nonostante questi aggiustamenti, la situazione attuale implica che le restrizioni di bilancio stiano tornando in primo piano.
Recenti sviluppi indicano che i tempi per l’attuazione delle politiche fiscali siano stati compressi, aumentando le chances che il Consiglio dell’UE lanci avvertimenti ai Paesi che non rispettano i parametri richiesti. I ministri delle Finanze sono attesi a discutere le raccomandazioni formali per affrontare le problematiche di disavanzo entro dicembre. Le raccomandazioni ricevute dagli Stati membri potrebbero comportare misure che includono aumenti di tasse e tagli significativi alla spesa pubblica, decisioni che si preannunciano politicamente difficili da implementare nel contesto attuale.
Bruxelles, intanto, ha già avviato contatti con i ministeri delle finanze dei Paesi coinvolti, avviando discussioni su potenziali traiettorie per il riequilibrio. La strada da percorrere è lunga e disseminata di ostacoli, ma la determinazione nella direzione di una gestione fiscale responsabile è più necessaria che mai.