Con il debutto dell’esposizione “Picasso lo straniero” a Palazzo Reale di Milano, i visitatori possono esplorare la vita e l’arte di Pablo Picasso, uno dei più grandi artisti del Novecento. La mostra si concentra su come il tema dell’immigrazione e del rifiuto abbia influenzato l’opera e la vita del maestro spagnolo, che ha affrontato la sua condizione di straniero in Francia attraverso l’arte. Curata da esperti del Musée National Picasso-Paris, l’esposizione è composta da oltre 90 opere, fotografie e documenti, rivelando l’umanità dietro il genio creativo.
L’esperienza di Picasso come straniero in Francia
Dal Málaga a Parigi: il viaggio di un artista
Nato a Málaga nel 1881, Pablo Picasso ha lasciato la Spagna giovanissimo per stabilirsi a Parigi, dove avrebbe vissuto il resto della sua vita. Il trasferimento rappresentò per lui non solo un cambiamento di ambiente, ma anche un’esperienza di estraneità. Nonostante riuscisse a ritagliarsi un posto nel panorama culturale della capitale, non ottenne mai la cittadinanza francese, rimanendo sempre un immigrato, un “straniero” nel paese che lo accolse. Questo sentimento di esclusione è stato un tema ricorrente nella sua vita e nella sua opera, come evidenziato dalle opere in mostra.
La curatrice Annie Cohen-Solal sottolinea come l’esposizione non si limiti a mettere in risalto capolavori artistici, ma anche a far emergere la dimensione sociale dell’artista, mostrando la complessità della sua vita da immigrato. L’artista non era solo un’icona del modernismo, ma anche un individuo che ha dovuto affrontare le rigide burocrazie e i pregiudizi legati alla sua condizione di spagnolo in Francia.
La rete di amici e la solidarietà parigina
Nel 1900, appena giunto a Parigi, Picasso si ritrova in una città vibrante e cosmopolita, che diventa fulcro di relazioni e amicizie fondamentali per il suo sviluppo artistico. Le opere esposte, come “La lettura della lettera”, illustrano l’importanza del supporto delle sue conoscenze, elementi che hanno giocato un ruolo cruciale nel suo percorso creativo. Cécile Debray, presidente del Musée Picasso, osserva come la rete di amicizie instaurata da Picasso abbia alimentato la sua crescita professionale, rendendo la città non solo un luogo di lavoro, ma anche uno spazio di rifugio e solidarietà.
Picasso si è trovato in un ambiente al contempo strano e accogliente: i bassifondi parigini e i loro abitanti, simili a lui nell’esperienza di emarginazione, si riflettono profondamente nella sua arte. La sua capacità di esprimere sentimenti di sofferenza e ammirazione per il popolo degli strati sociali più bassi emergono in molte delle sue opere, sostenendo la sua connessione con coloro che considerava simili.
La sorveglianza e il rifiuto della naturalizzazione
L’identità sotto controllo
Un momento cruciale nella vita di Picasso avviene nel 1931, quando il commissario di polizia francese rilascia la sua carta d’identità per stranieri, contrassegnata dalla parola “Spagnolo” in lettere cubitali. Questo timbro diventa un simbolo della sua condizione di straniero a tutti gli effetti, sottolineando non solo un’appartenenza geografica ma anche un senso di isolamento. L’inserimento delle impronte digitali nel 1938 accentua ulteriormente la sensazione di controllo e sorveglianza sperimentata dall’artista, che reagisce a queste umiliazioni trasformando il mito del Minotauro in un riflesso di se stesso.
Il confronto con la burocrazia francese si fa più teso quando nel 1940 Picasso riceve un rifiuto alla sua richiesta di naturalizzazione. Questo episodio segna un punto di rottura nella sua vita, rendendolo ancora più consapevole del limite che stava vivendo come figura di spicco ma, al contempo, estranea. Il Louvre, in un episodio che fissa il suo status di reietto, rifiutò nel 1929 la donazione de “Les Demoiselles d’Avignon”, un gesto che Picasso stesso percepì come un’ulteriore esclusione dal cuore dell’arte francese.
Simbolo della mostra: Plat aux trois visages
Uno dei pezzi più significativi dell’esposizione è “Plat aux trois visages”, un’opera che offre una riflessione profonda sulla condizione di straniero. Questa scultura raffigura tre profili: a destra, un cittadino autoctono; a sinistra, lo straniero; e al centro, il métoikos, il residente straniero senza diritti civili. Questa rappresentazione visiva di identità pluralista incarna la vita di Picasso, sempre oscillante tra il riconoscimento artistico e l’emarginazione sociale.
Il sopracittato elemento si collega alle dichiarazioni di Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura, che ha definito la mostra come un’istantanea di pensiero critica, capace di stimolare riflessioni sia all’interno che all’esterno degli spazi espositivi. L’arte di Picasso, quindi, diventa una lente attraverso cui analizzare le problematiche relative all’immigrazione e all’inclusione, temi di attualità che risuonano fortemente nel dibattito contemporaneo.
L’esposizione “Picasso lo straniero” offre un nuovo sguardo sulla figura dell’artista, corroborando l’idea che la sua arte non è solo un riflesso intellettuale del suo tempo, ma anche una reazione personale alle sfide vissute e agli abbandoni subiti.
Ultimo aggiornamento il 19 Settembre 2024 da Elisabetta Cina