Le dichiarazioni di Donald Trump riguardo alla volontà di “annientare completamente gli Houthi” pongono un forte interrogativo sulla strategia militare statunitense in Yemen. Mentre il contesto geopolitico del Medio Oriente evolve e si intreccia con le attuali tensioni nel Mar Rosso, emergono diverse considerazioni sugli effetti di una campagna militare contro questo gruppo. Le parole e le promesse dall’America dovranno affrontare la realtà sul campo, dove gli Houthi dimostrano una resilienza inattesa.
Il contesto del conflitto in Yemen
La situazione in Yemen è complessa e carica di storia. Dal 2014, gli Houthi hanno preso il controllo della capitale Sana’a, sviluppando un governo di fatto e resistendo a un intervento della coalizione a guida saudita, iniziato nel 2015. Questo conflitto ha portato milioni di persone a vivere in condizioni precarie, mentre le tensioni tra forze regionali e internazionali continuano a crescere. La capitale è diventata un centro strategico per il movimento Houthi, sostenuto da Teheran, il quale ha fortemente criticato l’intervento statunitense e nei confronti degli alleati sauditi.
La retorica bellica di Trump avviene in un periodo in cui la lotta per la libertà di navigazione nel Mar Rosso è al centro dell’attenzione internazionale. La navigazione commerciale è stata più volte ostacolata da attacchi mirati contro le imbarcazioni da parte degli Houthi, il che ha aumentato la cautela tra le compagnie di navigazione. Il New York Times evidenzia che le operazioni militari non sono così semplici da portare a termine e che affrontare efficacemente gli Houthi richiede una strategia più complessa di bombardamenti aerei.
L’importanza del controllo del territorio e le sue sfide
Secondo l’analista James R. Holmes del Naval War College, per ottenere una vittoria duratura contro gli Houthi, è fondamentale avere il controllo del territorio. L’analisi sottolinea che i jet, pur offrendo supporto aereo significativo, non possono sostituire le truppe di terra nella gestione del conflitto. I raid aerei potrebbero non solo risultare inefficaci nel far capitolare il gruppo, ma potrebbero addirittura rafforzare la loro posizione.
La caratteristica degli Houthi, a differenza di altri gruppi militanti, è la loro indipendenza. Anche nel caso in cui l’Iran decidesse di limitare il proprio supporto, gli Houthi hanno dimostrato di poter operare in modo autonomo. Questa autonomia esige un adattamento delle strategie militari, che non possono più basarsi su assunti errati. Gli analisti ammoniscono sulla possibilità che i raid aerei possano trasformarsi in un’ulteriore fonte di legittimazione per gli Houthi, rafforzando l’idea di una lotta contro aggressori esterni.
Attacchi recenti e le loro conseguenze regionali
Dal 2023, gli Houthi hanno intensificato gli attacchi ai mercantili nel Mar Rosso, colpendo imbarcazioni che percepiscono come legate a Israele. Questo escalamento ha dimostrato la crescente audacia del gruppo e, secondo l’Armed Conflict Location and Event Data Project, si sono registrati circa 130 attacchi. Questi eventi sono connessi a una dinamica più ampia, in cui gli Houthi rivendicano di rispondere alle aggressioni israeliane, soprattutto a seguito dell’offensiva in Gaza avviata nel 2023.
Anche a fronte delle operazioni militari avviate dagli Stati Uniti, i recenti sviluppi mostrano come la situazione possa degenerare. Dopo l’inizio dei bombardamenti contro obiettivi Houthi, il movimento ha reagito lanciando missili balistici verso Israele. Questo scambio di attacchi, tra cui i bombardamenti israeliani su porti e centrali elettriche yemenite, ha riacceso timori legati a una potenziale escalation nel conflitto regionale.
Il coinvolgimento diretto di attori come Israele e gli Stati Uniti in questa escalation pone a rischio non solo la stabilità yemenita, ma anche quella dell’intera regione e potrebbe risultare in un’infinità di sofferenze per i civili, già duramente colpiti dalla guerra in corso.