L’Ungheria si trova ad affrontare una sfida legale senza precedenti dopo che la Corte di giustizia dell’Unione europea ha inflitto una multa di 200 milioni di euro per il mancato rispetto del diritto d’asilo. Con una nuova scadenza fissata al 17 settembre, si preannuncia un confronto diretto tra Budapest e Bruxelles, che potrebbe segnare un ulteriore deterioramento dei rapporti tra l’Ungheria e le istituzioni europee.
La multa da 200 milioni: il contesto legale
Il verdetto della Corte di giustizia dell’Unione europea
Nel mese di giugno, la Corte di giustizia europea ha emesso un verdetto che ha determinato una violazione “senza precedenti ed eccezionalmente grave” della normativa europea da parte dell’Ungheria. Le restrizioni sul diritto d’asilo imposte dal governo di Viktor Orbán sono state considerate inaccettabili e hanno portato alla decisione di comminare una multa notevole. La Corte ha esaminato il caso alla luce di una crescente tendenza all’intransigenza nel trattamento dei richiedenti asilo, in particolare attraverso le pratiche adottate nelle cosiddette “zone di transito“.
Le scadenze imposte dalla Commissione europea
Dopo il primo non rispetto della scadenza per il pagamento della multa, il 16 luglio la Commissione europea ha inviato una richiesta di pagamento, concedendo all’Ungheria 45 giorni per ottemperare. Con l’avvicinarsi della nuova scadenza fissata per il 17 settembre, la Commissione ha avvertito che se il pagamento non verrà effettuato, si attiverà la procedura di compensazione, con un’appropriazione dei fondi europei previsti per Budapest.
Le restrizioni al diritto d’asilo
Le misure contestate e le loro conseguenze
Fin dal dicembre 2020, l’Unione europea ha alzato il livello di attenzione verso la situazione in Ungheria, accusando il governo di aver reso quasi impossibile l’accesso al diritto d’asilo. Le autorità ungheresi avevano messo in atto pratiche che negavano la libertà di movimento ai richiedenti asilo e avevano permesso apposite detenzioni nelle zone di transito, definite dal tribunale come problematiche e inadeguate.
Con il divieto di presentare domande di asilo, molti richiedenti sono stati costretti a lasciare il Paese, trovandosi in situazioni precarie. Questa condotta ha portato a significativi impatti sia sulla vita dei richiedenti asilo, sia sull’equilibrio del sistema dell’asilo nell’intera Unione europea.
La reazione del governo ungherese
Nonostante le critiche e il verdetto della Corte, il governo di Budapest ha contestato le accuse, sostenendo che le misure di sicurezza fossero necessarie date le fluttuazioni dei flussi migratori in tutta la regione. La posizione del governo ungherese rimane ferma, considerando le azioni della Corte di giustizia europea come un attacco alla sovranità nazionale.
Le conseguenze legali e politiche
Una risposta sfumata alle richieste europee
Dopo che l’Ungheria ha ignorato il verdetto del 2020, la Commissione europea ha dato avvio a una nuova fase legale, culminata nella sentenza di giugno. Nonostante questo, le autorità ungheresi hanno mostrato una volontà di resistenza, sottolineando un conflitto sempre più aperto con Bruxelles, che potrebbe culminare in sviluppi politici significativi.
La multa giornaliera di un milione di euro
Oltre alla multa di 200 milioni, la Corte di giustizia sta prendendo in considerazione l’imposizione di una multa giornaliera di un milione di euro. Budapest avrà tempo fino al 30 settembre per dimostrare eventuali modifiche introdotte per il rispetto della normativa sull’asilo. Tuttavia, l’amministrazione ungherese ha chiaramente espresso la sua riluttanza a conformarsi, preparando il terreno per un ulteriore scontro con le istituzioni europee.
Dichiarazioni di alti funzionari ungheresi
La posizione del ministro Gergely Gulyás
Il ministro Gergely Gulyás ha sottolineato ripetutamente il rifiuto del governo ungherese di rispettare le decisioni della Corte di giustizia, minacciando risposte drastiche, come il trasferimento dei migranti nelle capitali europee come forma di ritorsione. La dichiarazione di Gulyás ha evidenziato un’atmosfera di tensione crescente tra Ungheria e Unione europea, con prospettive di un ulteriore conflitto politico.
La situazione attuale rappresenta una fase critica nelle relazioni tra l’Ungheria e le istituzioni europee, con implicazioni che potrebbero estendersi oltre le semplici questioni legali, coinvolgendo dinamiche politiche, sociali ed economiche di lungo termine.