La corte europea dei diritti umani condanna la repressione della libertà di stampa in russia

La corte europea dei diritti umani condanna la repressione della libertà di stampa in russia

La Corte Europea dei Diritti Umani condanna le violazioni della libertà di espressione in Russia, evidenziando la repressione dei media e delle voci dissenzienti dopo l’invasione dell’Ucraina.
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La corte europea dei diritti umani condanna la repressione della libertà di stampa in russia - Gaeta.it

La Corte Europea dei Diritti Umani ha emesso una sentenza che condanna le violazioni dei diritti dei media e dei cittadini in Russia, legate all’introduzione di leggi restrittive dopo l’invasione dell’Ucraina nel marzo del 2022. La decisione evidenzia come il governo russo abbia utilizzato la scusa della sicurezza nazionale per reprimere il dissenso e il diritto di espressione, colpendo in particolare il quotidiano Novaya Gazeta e il canale Dozhd Tv.

La repressione dei media: Novaya Gazeta e Dozhd Tv

Novaya Gazeta, storicamente un bastione del giornalismo indipendente in Russia, ha visto la sua voce silenziata a causa delle severe restrizioni imposte dal governo. Con una tiratura media settimanale di circa 300.000 copie e un pubblico online di quasi 3 milioni, il quotidiano ha rappresentato una fonte di informazione critica nel panorama mediatico russo. Allo stesso modo, Dozhd Tv, un canale con un’audience annuale che sfiora i 18 milioni, ha subito la stessa sorte, chiudendo i battenti sotto il peso delle sanzioni governative.

La Corte ha sottolineato come le restrizioni abbiano avuto un impatto devastante sulle attività editoriali di entrambe le testate. La legge, che ha penalizzato la diffusione di informazioni contrarie alla narrazione ufficiale, ha creato un clima di paura tra i giornalisti e i cittadini, devastando la libertà di espressione. Le sanzioni imposte non si sono limitate ai media, ma hanno travolto anche numerosi individui che si sono espressi contro la guerra, portando a multe, detenzioni temporanee e incarcerazioni.

Le conseguenze per i cittadini: sanzioni e repressione

La sentenza della Corte non menziona solo l’impatto sui media, ma anche le gravi conseguenze per i singoli cittadini, perseguitati per aver criticato le decisioni del governo. Le sanzioni amministrative sono arrivate a cifre che variano dai 30.000 ai 150.000 rubli, mentre le condanne penali includono la detenzione preventiva e l’incarcerazione di individui dissidenti. Il caso più eclatante è quello di Vladimir Kara-Murza, un politico e giornalista dell’opposizione, che ha ricevuto una condanna di ben 25 anni di carcere.

Le misure punitive adottate dalla Russia hanno colpito anche semplici atti di dissentimento, come slogan pacifisti e critiche ironiche nei confronti del governo. Questo clima di repressione ha portato all’annullamento di qualsiasi discussione aperta sulla guerra e sui presunti crimini di guerra commessi dall’esercito russo, limitando la libertà di espressione a uno stato di illegalità, di fatto criminalizzando qualsiasi informazione diversa da quella ufficialmente riconosciuta.

La crociata contro la narrazione ufficiale

La Corte ha messo in evidenza come la legge attuata dal governo russo rappresenti non solo una violazione diretta dei diritti umani, ma anche un tentativo sistematico di oscurare la realtà. La definizione di “fake news”, utilizzata per giustificare le repressioni, ha creato un terreno fertile per la manipolazione dell’informazione. La criminalizzazione dell’uso del termine “guerra” in favore di “operazione militare speciale” è emblematico di questo tentativo di controllare la narrativa.

La situazione in Russia segue un copione ben conosciuto nei regimi autocratici: la limitazione dei diritti civili e la sottomissione di voci dissenzienti a favore di una narrazione univoca. L’intero arco della questione rappresenta un allerta non solo per i cittadini russi, ma per la comunità internazionale, che osserva con attenzione le dinamiche di repressione e le violazioni dei diritti umani che si stanno sviluppando in questo contesto.

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