La costruzione di un rifugio per Jannik Sinner? Il parere di Nicola Pietrangeli

La costruzione di un rifugio per Jannik Sinner? Il parere di Nicola Pietrangeli

Nicola Pietrangeli esprime dubbi sull’idea di un rifugio per Jannik Sinner, sottolineando l’importanza delle relazioni sociali e un approccio equilibrato nella carriera del giovane tennista.
La costruzione di un rifugio p La costruzione di un rifugio p
La costruzione di un rifugio per Jannik Sinner? Il parere di Nicola Pietrangeli - Gaeta.it

Nei giorni scorsi si è accesa la discussione riguardo la possibilità di creare una sorta di rifugio protetto per Jannik Sinner in vista degli Internazionali d’Italia. La notizia è stata alimentata dal ritorno del giovane tennista, attualmente numero uno del mondo, che si appresta a tornare in campo dopo una squalifica di tre mesi dovuta a un accordo con la WADA sulla questione Clostebol. L’atteso torneo romano, in programma dall’8 maggio, potrebbe quindi rappresentare una nuova occasione di riscatto per Sinner. Tuttavia, le opinioni in merito non mancano, e a esprimere il suo punto di vista è stato Nicola Pietrangeli, ex campione del tennis italiano.

Le parole di Nicola Pietrangeli

Nicola Pietrangeli, una delle figure più rispettate del tennis italiano, ha espresso dubbi sulla necessità di un ‘fortino’ per Sinner. Intervenuto alla prima tappa del Trophy Tour, dove sono stati esposti la Coppa Davis e la Billie Jean King Cup, Pietrangeli ha commentato: “Sinner ha 23 anni, deve stare con i suoi amici, che fa si mette lì e si chiude lì dentro? Tutti andranno a rompergli le scatole.” Con queste parole, l’ex tennista mette in luce la necessità per Sinner di mantenere rapporti sociali e relazionali, piuttosto che sottrarsi alla vita quotidiana in un ambiente isolato.

La sua affermazione rispecchia un pensiero più ampio sulla pressione che i giovani atleti, come Sinner, devono affrontare nel mondo competitivo del tennis. L’idea di un rifugio, quindi, non sarebbe vista come una soluzione efficace, anzi potrebbe risultare oppressiva. Pietrangeli conclude la sua riflessione dicendo di non vedere il significato di questa proposta, lasciando intendere che, per affrontare le sfide del tennis odierno, un approccio più equilibrato potrebbe rivelarsi più vantaggioso per il giovane atleta.

Riflessioni sulla Coppa Davis e l’evoluzione del tennis

Durante l’intervista, Pietrangeli ha anche toccato il tema della Coppa Davis, evidenziando come l’attuale competizione sia profondamente diversa rispetto a quella dei suoi tempi. “La Coppa Davis di oggi e quella del 1976? È cambiato il mondo e anche il tennis, questo tennis di oggi non mi appartiene, è come la Formula 1, va a velocità,” ha detto, mettendo in luce le dinamiche moderne che caratterizzano il gioco.

Il suo confronto tra il tennis singolo e l’atmosfera della Coppa Davis sottolinea come l’approccio alla competizione sia cambiato. Pietrangeli ha evidenziato che, mentre il tennis è fondamentalmente uno sport individuale, la dimensione di squadra in eventi come la Coppa Davis offre un’atmosfera unica che può fare la differenza per gli atleti. Ha ricordato che ci sono giocatori che possono brillare nei tornei individuali ma avere difficoltà nell’ambito della competizione a squadre.

La carriera di Pietrangeli e il cambiamento dei premi

Infine, Pietrangeli ha condiviso un aneddoto personale, riflettendo sul suo percorso nel tennis. Ha affermato: “I miei ricordi sono preistorici. Se mio padre non mi dava una mano, non ci sarei arrivato, avrei giocato a pallone.” La sua esperienza riporta all’attenzione le differenze generazionali in termini di supporto e opportunità nel mondo dello sport.

La monetizzazione del tennis è un altro aspetto che ha attirato la sua attenzione. “Oggi per vincere Parigi ti danno due milioni e mezzo di euro, a me 150 dollari,” ha concluso, rimarcando come il valore economico del successo nel tennis sia esploso negli ultimi decenni. Questo discorso pone in evidenza quanto il contesto odierno possa influenzare le scelte e le sfide per i tennisti come Sinner, sottolineando l’importanza di affrontare non solo la pressione competitiva ma anche le aspettative monetarie legate al successo nello sport.

Change privacy settings
×