Il fenomeno dell’auto-radicalizzazione tra i giovani è diventato un tema di crescente preoccupazione, soprattutto in relazione a come il gruppo jihadista Stato Islamico riesca a raggiungere e influenzare individui in tutto il mondo. Negli ultimi anni, diversi casi hanno messo in luce come il web e la crisi personale possano portare giovani vulnerabili verso la violenza. L’analisi di queste situazioni offre spunti per comprendere le dinamiche che stimolano il radicalismo contemporaneo.
Le tragedie di New Orleans e Vienna
Il recente attacco di Shamsud-Din Jabbar a New Orleans, avvenuto a Capodanno e in cui ha perso la vita 14 persone, ha riacceso l’attenzione su questo preoccupante fenomeno. Il Washington Post evidenzia che il caso di Jabbar non è isolato, richiamando alla memoria il tentativo di attacco da parte del 19enne austriaco Beran Aliji, che aveva pianificato di colpire un concerto di Taylor Swift a Vienna. Fortunatamente, il suo piano è stato sventato grazie a un intervento tempestivo della polizia, che aveva monitorato le sue comunicazioni. Entrambi i casi dimostrano come giovani uomini, in preda a crisi personali, possano cercare rifugio in ideologie estremiste come quella proposta dall’Isis.
I messaggi rinvenuti durante le indagini hanno rivelato che Aliji si trovava in uno stato di isolamento, iniziando a cercare supporto e ispirazione online. La sua personale crisi, segnata dalla perdita del lavoro e dall’assenza di relazioni significative, lo ha spinto verso contenuti violenti e reti di estremisti. Questi elementi sono emblematici di come le fragilità personali possano legarsi a ideologie radicali, producendo un mix pericoloso.
Profilo psicologico dei radicalizzati
L’analisi degli esperti di terrorismo suggerisce che molti dei giovani coinvolti in atti terroristici non siano tanto influenzati da un’ideologia rigorosa, quanto piuttosto da profonda frustrazione e delusioni personali. L’autrice e saggista, Bruce Riedel, spiega che queste persone, come nel caso di Jabbar, si trovano spesso a vivere situazioni critiche che li rendono vulnerabili. Jabbar, con una storia complessa segnata da matrimoni falliti e difficoltà economiche, ha trovato nella violenza una via per esprimere la sua rabbia e giustificare le sue azioni.
Le indagini sul caso Aliji rivelano parallelismi. Anche lui, pur essendo privo di legami solidi con l’Isis, ha utilizzato il gruppo come un modo per trovare motivazioni a una vita di disagi e conflitti interiori. Il fenomeno dell’auto-radicalizzazione, quindi, sembra spesso legato a una ricerca di significato in situazioni di vulnerabilità psicologica e sociale.
La rete online dello Stato islamico
Un aspetto fondamentale da considerare è come lo Stato islamico abbia adattato le sue tecniche di recruiting dopo la perdita del califfato. A differenza di al-Qaeda, il gruppo jihadista è riuscito a stabilire una rete online ben organizzata che permette ai suoi sostenitori di agire senza necessità di approvazione o ordini diretti. Con la disgregazione del suo territorio, l’Isis si è trasferito nel cyberspazio, dove continua a sponsorizzare attacchi in tutto il mondo.
Questa rete offre ai giovani un facile accesso a contenuti estremisti, aumentando la loro esposizione a messaggi di odio e violenza. L’aumento della facilità con cui i video dell’Isis possono essere trovati è un motivo di preoccupazione per i funzionari dell’intelligence. Ormai, molti adolescenti possono essere influenzati sin dalla giovane età e vengono attratti da figure carismatiche del jihadismo, che tendono a presentarsi anche come modelli da seguire.
Le preoccupazioni per il futuro
Il fenomeno della auto-radicalizzazione, specialmente tra i più giovani, sta suscitando allarmi crescenti. Gli esperti avvertono che i nuovi elementi radicalizzati sono sempre più giovani e vulnerabili, portando alla necessità di strategie preventive. Mentre in passato le piattaforme social cercavano attivamente di rimuovere contenuti estremisti, la situazione di oggi vede un aumento ingente di accessibilità per i giovani adepti del web. Le autorità di sicurezza pubblica stanno cercando di capire come intervenire in modo efficace e prevenire la diffusione di tali ideologie dannose.
La detenzione e la persecuzione di individui come Aliji fanno emergere una funesta realtà : la battaglia contro il radicalismo non è solo una questione di sicurezza, ma implica anche un attento esame delle dinamiche sociali e personali che possono guidare i giovani verso scelte drastiche e violente. Gli sviluppi futuri necessiteranno un intervento mirato che prenda in considerazione non solo gli aspetti ideologici, ma anche i contesti personali e sociali che alimentano questi pericoli.
Ultimo aggiornamento il 4 Gennaio 2025 da Armando Proietti