Nel cuore dell’EMPOLI, un imprenditore si confronta con una sfida sempre più pressante: la difficoltà di reperire manodopera nel settore agricolo. Ritano Baragli, alla guida della Valvirginio – Cantina Sociale Colli Fiorentini, narra la sua esperienza, mettendo in luce le problematiche che gravano sull’agricoltura locale, con particolare attenzione alla viticoltura.
La vita da imprenditore agricolo: il risveglio all’alba
Ogni mattina, Ritano Baragli inizia la sua giornata all’alba, esattamente alle 6. Da diversi mesi, la sua routine implica un rientro alla vita tradizionale dei contadini, con meno tempo da dedicare alla gestione imprenditoriale e più al lavoro manuale sui campi. Il percorso di Baragli lo porta a salire sul trattore, dove si dedica al trattamento delle vigne, una pratica per la quale si è trasformato in un operaio a tempo pieno.
La necessità di assumere un trattorista qualificato non è stata soddisfatta da nessuna figura professionale disponibile sul mercato del lavoro. Questa situazione non è isolata e riflette una più vasta crisi occupazionale nel settore, segnalando una tendenza preoccupante che interessa l’intero comparto agricolo italiano. Baragli evidenzia così un cambiamento culturale: i lavori tradizionali della terra, una volta ricercati e rispettati, ora sembrano non attrarre più le nuove generazioni, contribuendo alla disoccupazione e alla scarsità di manodopera.
Valvirginio e il panorama vitivinicolo toscano
La Valvirginio – Cantina Sociale Colli Fiorentini, ubicata a Montespertoli, è un pilastro della produzione vinicola toscana. Con una tradizione di oltre cinquant’anni, questa cantina riunisce ben 350 famiglie e 850 aziende agricole, custodi di circa 1500 ettari di vigne che abbelliscono il suggestivo paesaggio toscano. Il Chianti, in particolare, è uno dei vini più apprezzati sia a livello nazionale che internazionale, rappresentando un vero e proprio simbolo della cultura enologica italiana.
L’importanza della Valvirginio non risiede soltanto nella produzione vinicola, ma anche nel ruolo sociale ed economico che riveste, contribuendo a mantenere l’identità culturale della Toscana. Le famiglie e le aziende agricole che collaborano con la cantina rappresentano un’importante realtà locale, impegnata nella conservazione delle tradizioni e nella lotta contro l’abbandono delle campagne. Tuttavia, la mancanza di personale specializzato è una questione allarmante che minaccia la sostenibilità di questo storico patrimonio.
Difficoltà nel settore agricolo: mancanza di manodopera e burocrazia
Le parole di Ritano Baragli sono emblematiche: “Quest’estate i trenta ettari della nostra vigna li ho trattati tutti io.” Questo afferma non solo il suo impegno personale, ma la cruda realtà di un sistema agricolo in difficoltà. L’assenza di manodopera non è solo una questione di disponibilità; è anche una questione di qualifiche. Infatti, Baragli sottolinea che conoscere il territorio e avere esperienza nel settore non sono solo vantaggi, ma necessità per coloro che operano nei campi. Un trattorista deve possedere competenze agricole che vanno oltre l’abilità di condurre un veicolo.
In aggiunta alla crisi di manodopera, c’è un altro ostacolo significativo: la burocrazia. Baragli denuncia un sistema normativo complesso e pesante, che costringe gli imprenditori ad investire tempo prezioso nella gestione di pratiche burocratiche anziché concentrarsi sui bisogni effettivi delle loro aziende. Questo scenario complesso, quindi, si rivela come un freno per la crescita e lo sviluppo del settore agricolo, mettendo a dura prova il futuro dei produttori come Baragli.
Il racconto di Ritano Baragli è rappresentativo di un’intera classe imprenditoriale che si batte quotidianamente per mantenere vive le tradizioni agricole toscane, affrontando sfide di mancanza di manodopera e burocrazia. La sua determinazione e il suo amore per la terra pongono l’accento sull’importanza della resilienza in un settore che deve adattarsi per sopravvivere ai cambiamenti sociali ed economici.