La crisi occupazionale a Marcianise: il futuro incerto degli oltre 400 lavoratori Jabil

La crisi occupazionale a Marcianise: il futuro incerto degli oltre 400 lavoratori Jabil

La multinazionale Jabil di Marcianise affronta il termine della procedura di licenziamento collettivo per 409 lavoratori, mentre i sindacati chiedono interventi urgenti per salvaguardare posti di lavoro e stabilità economica.
La crisi occupazionale a Marci La crisi occupazionale a Marci
La crisi occupazionale a Marcianise: il futuro incerto degli oltre 400 lavoratori Jabil - Gaeta.it

L’industria elettronica di Marcianise, cittadina in provincia di Caserta, si trova di fronte a un momento cruciale per i suoi lavoratori. Il termine della procedura di licenziamento collettivo per i dipendenti della multinazionale statunitense Jabil è fissato al 25 marzo. Con 409 persone ora a rischio, è fondamentale esaminare questi sviluppi e le possibili conseguenze per tutti gli coinvolti.

Il destino dei lavoratori nel limbo

Nel corso degli ultimi mesi, la situazione per i dipendenti Jabil si è fatta ogni giorno più pesante. Con la scadenza della procedura di licenziamento collettivo a soli dieci giorni di distanza, il clima di incertezza aumenta. Quattro lavoratori hanno già lasciato l’azienda nel corso della vertenza, mentre gli altri rimasti vivono nell’ansia per il loro futuro. La Jabil, specializzata in soluzioni elettroniche, ha avviato una procedura che potrebbe segnare la fine della loro esperienza lavorativa all’interno dello stabilimento. Le lettere di licenziamento, programmate per essere inviate il giorno successivo alla scadenza della procedura, prefigurano un quadro drammatico per i dipendenti.

Anche se il destino finale dei lavoratori è ancora incerto, c’è un’ipotesi che, sebbene non priva di controversie, potrebbe rappresentare una via d’uscita. Si parla di una possibile cessione dello stabilimento a Tme Assembly Engineering Srl, azienda nata dall’unione tra Tme, con sede a Portico di Caserta, e Invitalia. Tuttavia, i lavoratori si mostrano scettici, rifiutando l’idea di essere ricollocati in altre aziende, alla luce di esperienze passate negative. In particolare, i ricollocamenti effettuati in anni precedenti non hanno portato i risultati sperati, lasciando molti operai disoccupati o in cassa integrazione.

La posizione della Jabil e la risposta dei sindacati

Il 25 marzo si avvicina rapidamente e le posizioni continuano ad essere nettamente contrapposte. Da un lato, Jabil ha comunicato, attraverso un incontro virtuale con i sindacati e la Regione Campania, di considerare non più strategica la sua presenza a Marcianise. La multinazionale ha rimarcato l’intenzione di portare a termine la procedura di licenziamento collettivo, confermando così l’intenzione di ridurre a zero il personale dello stabilimento. Questa scelta ha destato sconcerto tra i rappresentanti sindacali che, di fronte a un passo così drastico, hanno invocato una risposta adeguata da parte delle istituzioni.

Le segreterie locali dei metalmeccanici, unitesi in un coro di protesta, hanno ribadito l’urgenza di un intervento da parte della Regione e del Ministero per lo Sviluppo Economico, affinché venga discusso un piano concreto atto a salvaguardare i posti di lavoro. L’accusa principale è rivolta alle istituzioni e alla multinazionale stessa, accusate di non assumere la responsabilità nei confronti di un territorio già duramente colpito da crisi industriali. L’incontro tra le parti non ha riguardato specificamente l’ipotesi di cessione a Tme, ma è evidente che qualunque decisione debba essere presa celermente, onde evitare l’inevitabile chiusura imminente dello stabilimento.

La stretta finale sui posti di lavoro

Con il termine della procedura di licenziamento così vicino, il futuro dei 409 lavoratori rimane appeso a un filo. La Jabil sembra decisa a perseguire la sua strada, trascinando con sé un intero territorio a rimanere sull’orlo di una crisi sociale. La speranza di trovare un accordo o una alternativa che possa salvaguardare i posti di lavoro diventa sempre più labile. Gli operai e i sindacati lottano affinché ci sia un intervento deciso da parte della Regione e del Mimit per aprire la discussione su soluzioni possibili che possano garantire la presenza industriale nel territorio casertano.

Il timore è che senza un’azione concreta, il numero dei disoccupati possa crescere rapidamente e con esse le problematiche relative alla stabilità economica e sociale di molte famiglie. Con la scadenza della procedura in avvicinamento, la pressione sulle parti coinvolte aumenta e ogni ora conta per tentare di digerire un’eventuale transizione che possa portare a un futuro più sostenibile per i lavoratori e la comunità.

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