La Diga Foranea di Trieste, costruita con l’intento di proteggere il Porto Vecchio, è in stato di abbandono da oltre dieci anni. Questo articolo esplora il passato e il presente di una struttura che ha vissuto momenti di vita vibrante, riflettendo sulla possibilità di un recupero futuro grazie all’intervento di istituzioni locali.
Un viaggio nella storia della diga foranea
Costruita per mettere in sicurezza il Porto Vecchio, la Diga Foranea è stata non solo un elemento di difesa, ma anche un punto nevralgico per la vita sociale e ricreativa della cittadinanza. Diverse erano le sue funzioni nel corso degli anni: da stabilimento balneare a ristorante, da discoteca all’aperto a luogo di ritrovo per molti triestini. Negli ultimi anni di attività, la struttura ha visto passare sotto la sua ombra migliaia di visitatori, rendendo vivace una porzione di mare che oggi appare desolata.
La chiusura avvenuta nel 2016, dovuta a varie complicazioni nelle gestioni, ha segnato l’inizio di un periodo di silenzio per una realtà che, un tempo, pulsava di vita. La recente visita di rappresentanti della Regione Friuli Venezia Giulia e dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale ha permesso di osservare da vicino le condizioni attuali della diga. Questa iniziativa ha dato la possibilità non solo di ribadire l’importanza del sito, ma anche di sollevare domande sulla sua eventuale ristrutturazione e riutilizzo.
Lo stato attuale della diga e la sua infrastruttura
Durante il sopralluogo, la realtà che ha accolto i visitatori è quella di un ambiente in stato di degrado. Nella palazzina principale, si possono notare ancora gli arredi di un tempo, con sedie, tavoli e scaffali rimasti in solitudine. Questi elementi raccontano una storia di vivacità ed energia, ora soffocata dal silenzio. Riguardo l’esterno, fioriere abbandonate, tavole e segni di una pavimentazione dissestata completano il quadro. Le condizioni strutturali evidenziate dalle crepe e dai cedimenti di un piccolo edificio in pietra pongono interrogativi sulle necessità di intervento.
La parte marina del complesso, caratterizzata da attracchi un tempo affollati di imbarcazioni, riflette l’incuria presente: porte e pali arrugginiti sussurrano storie di viaggi e incontri, mentre supporti per ombrelloni e attrezzature per il salvataggio sono rimasti come testimonianze silenziose di una epoca più vivace. Il panorama attuale è desolante, con tubi e cavi scollegati che si intrecciano tra rifiuti e detriti, conferendo alla diga un aspetto di abbandono in netto contrasto con la vita che pulsava in questa zona.
Progetti futuri per la riqualificazione
Con la presa di coscienza della situazione, l’Autorità Portuale e la Regione Friuli Venezia Giulia si stanno preparando a condurre indagini strutturali per valutare la fattibilità di un progetto di recupero. L’obiettivo è restituire alla cittadinanza uno spazio di aggregazione e svago, in grado di riportare in vita non solo una struttura, ma anche un pezzo della storia triestina. Si desidera così ripristinare un dialogo tra il mare e la terra, unendo la fruizione pubblica alla storia di un luogo che ha significato molto per la comunità locale.
Il risultato atteso è una riqualificazione che possa trasformare la diga in un punto di riferimento moderno, senza dimenticare il vissuto di chi, negli anni passati, ne ha popolato gli spazi. Intanto, i triestini guardano con speranza al futuro di questa infrastruttura, che potrebbe diventare nuovamente un luogo di ritrovo, in perfetta armonia con il mare e la città.
Ultimo aggiornamento il 8 Novembre 2024 da Armando Proietti