La giornata mondiale della neve: un'occasione per riflettere sugli ecosistemi montani e il cambiamento climatico

La giornata mondiale della neve: un’occasione per riflettere sugli ecosistemi montani e il cambiamento climatico

La Giornata Mondiale della Neve evidenzia la crisi climatica che colpisce gli ecosistemi montani, con un calo del 50% della neve sulle Alpi italiane e gravi impatti sul turismo e le risorse idriche.
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La giornata mondiale della neve: un'occasione per riflettere sugli ecosistemi montani e il cambiamento climatico - Gaeta.it

Celebrare la Giornata Mondiale della Neve, che quest’anno si è svolta il 19 gennaio, significa anche fermarsi a pensare al delicato equilibrio degli ecosistemi montani. I cambiamenti climatici stanno infliggendo gravi danni alle montagne, con impatti diretti non solo sulla flora e fauna locali ma anche sull’economia di molte regioni, spesso dipendenti dal turismo invernale. Legambiente ha lanciato un allerta, sottolineando la necessità di una consapevolezza collettiva riguardo la crisi della neve, un simbolo di bellezza ma anche di sostentamento economico.

La crisi della neve: dati allarmanti sulle Alpi italiane

Recenti studi, tra cui uno condotto dall’Università di Trento e dall’Eurac Research di Bolzano, hanno rivelato come la neve sulle Alpi italiane sia diminuita drasticamente, registrando un calo del 50% nell’ultimo secolo. Questo fenomeno è accompagnato da un’accelerazione della fusione del manto nevoso, che ora dura, in media, un mese in meno rispetto ai tempi passati. L’aumento di temperatura di circa 2°C ha influenzato in particolar modo le Alpi sudoccidentali, modificando non solo gli equilibri idrici ma anche gli habitat montani.

Il ginepro comune, una pianta caratteristica degli ambienti montani, è emblematico di questi cambiamenti. La sua crescita, che avviene a quote superiori ai 2000 metri, è legata alla durata della neve. Con una minore copertura nevosa, il ginepro prospera, segno di un riscaldamento sempre più evidente.

Fiumi in difficoltà e gli squilibri idrici

Non solo le montagne, ma anche i fiumi italiani stanno soffrendo per la mancanza di neve. Fiumi come il Po e l’Adige mostrano significativi deficit idrici. A gennaio 2025, il livello di neve che alimenta questi corsi d’acqua è calato del 61%, evidenziando la portata della crisi. La situazione sugli Appennini non è migliore, dove le abbondanti nevicate si sciolgono in maniera rapida, causando notevoli difficoltà nei flussi idrici. Il Tevere, ad esempio, ha visto un aumento del suo deficit idrico, passando dal -24% a dicembre a un preoccupante -88% a gennaio.

Le ripercussioni di queste variazioni climatiche non interessano solo gli ecosistemi naturali, ma anche le comunità che vivono e lavorano in queste aree. Una gestione sostenibile delle risorse idriche è diventata cruciale per il benessere delle popolazioni locali.

Le proposte d’azione di Legambiente

Legambiente ha delineato alcune priorità fondamentali per affrontare la crisi della neve e il cambiamento climatico. La prima è l’implementazione di politiche di mitigazione e adattamento, sia a livello nazionale che locale, per affrontare i cambiamenti inevitabili. Promuovere un dialogo attivo tra le comunità alpine e appenniniche può aiutare a individuare strategie comuni per far fronte alla riduzione delle nevicate.

Inoltre, è fondamentale incentivare un turismo invernale più sostenibile. Attualmente, un impressionante 90% delle piste da sci in Italia utilizza neve artificiale, un dato che invita a ripensare le modalità con cui si promuove il turismo nelle aree montane, riducendo la dipendenza da pratiche inquinanti.

Esempi di buone pratiche per un turismo montano sostenibile

Ogni anno, il dossier “Nevediversa” raccoglie pratiche virtuosistiche per la gestione sostenibile delle aree montane. Diversi esempi in Italia mostrano come sia possibile coniugare il turismo con la salvaguardia ambientale.

In Valle Maira, in Piemonte, l’assenza di grandi impianti sciistici ha permesso di creare un microcosmo dedicato agli amanti dello sci di fondo e delle ciaspole. Il Consorzio Turistico Valle Maira ha adottato misure rigorose per tutelare l’ambiente, vietando l’accesso ai veicoli motorizzati su strade non asfaltate e promuovendo un turismo rispettoso.

A Balme, un piccolo comune in provincia di Torino, gli abitanti hanno scelto di adoperarsi per attività alternative come escursionismo e arrampicata su ghiaccio, piuttosto che cercare di replicare i grandi comprensori sciistici. Il progetto europeo “Beyondsnow” sta fornendo risorse per aiutare Balme a ripensarsi in un contesto di scarsità di neve.

Iniziative innovative nel resto d’Europa

Anche al di fuori dell’Italia, diverse iniziative mostrano come affrontare il cambiamento climatico e il declino delle tradizionali pratiche sciistiche. Nel Canton Ticino, il Monte Tamaro e Cardada/Cimetta hanno abbandonato lo sci di discesa, focalizzandosi su attività come trekking e parapendio, risultando un esempio di come le stazioni montane possano rinascere grazie a un’offerta diversificata.

In Austria, la chiusura degli impianti sciistici sul Monte Dobratsch ha portato a un risveglio delle attività outdoor, attirando scialpinisti e famiglie in cerca di esperienze più autentiche. Questi modelli dimostrano che la transizione verso forme di turismo più sostenibile non solo è possibile, ma può rivelarsi anche vantaggiosa per le comunità locali.

L’attenzione sugli ecosistemi montani e l’impatto dei cambiamenti climatici ci spinge a intraprendere un percorso di consapevolezza e responsabilità collettiva. Le sfide sono grandi, ma ci sono segnali di speranza e pratiche da cui trarre insegnamento.

Ultimo aggiornamento il 19 Gennaio 2025 da Sara Gatti

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