I recenti sviluppi nella riorganizzazione del sistema scolastico della Regione Lazio hanno generato un’onda di critiche nei confronti della giunta regionale. Con la delibera approvata per il prossimo anno, si profilano consistenti cambiamenti che colpiranno ben 23 autonomie scolastiche. Le scelte effettuate sono frutto di direttive ministeriali, ma suscitano un’ampia contro-risposta da parte di sindacati, opposizioni politiche e associazioni studentesche, preoccupate per le ripercussioni sui servizi educativi.
Il piano di dimensionamento scolastico
La delibera varata dalla giunta della Regione Lazio segna l’avvio di un percorso di dimensionamento scolastico che prevede la chiusura di 23 istituti. Questa decisione, presa durante il periodo natalizio, non è stata accolta positivamente dai vari attori coinvolti. In particolare, si teme che questi tagli compromettano la qualità dell’istruzione e rendano più difficile l’accesso a un’educazione di qualità per moltissimi studenti. Le linee guida ministeriali hanno, per l’appunto, imposto determinate procedure, ma le modalità e il tempismo con cui è stata attuata la delibera destano preoccupazione.
Il presidente del IV Municipio, Massimiliano Umberti, ha esposto con veemenza il proprio disappunto, coinvolgendo i cittadini in una riflessione profonda sull’importanza delle scuole per le comunità. Il colpo inferto ai più piccoli attraverso la chiusura di scuole viene visto come un affronto, specialmente in occasione delle festività. Accuse simili sono state sollevate dall’assessore municipale Annarita Leobruni, la quale ha definito i tagli come un “terribile regalo di Natale”, evidenziando la mancanza di comunicazione e di trasparenza da parte delle autorità.
Le reazioni delle parti coinvolte
Le reazioni non si sono fatte attendere. I sindacati e le associazioni studentesche hanno espresso un forte dissenso nei confronti della decisione. Bianca Piergentili, coordinatrice della Rete degli Studenti Medi del Lazio, ha denunciato come l’accorpamento di 23 istituti, di cui 10 sono scuole superiori, equivochi a un abbandono sistematico di studenti e famiglie. La paura di una desertificazione del tessuto educativo è palpabile, con la conseguente preoccupazione per le conseguenze che il taglio dei fondi avrà sulla qualità dell’istruzione.
Il consigliere regionale Alessio D’Amato, a nome del partito Azione, ha delineato un quadro allarmante, sostenendo che tali riduzioni possano aggravare un già critico scenario scolastico. Argomenta che è fondamentale rivedere i * criteri di dimensionamento* e stanziare fondi per mantenere le scuole aperte, in modo da garantire attività educative durante il pomeriggio. Secondo D’Amato, il futuro di una regione e del Paese dipende dal loro impegno nell’istruzione.
Scenario educativo preoccupante
Il clima creato dalla recente approvazione del piano dimostra una crisi di fiducia verso le istituzioni, con il sospetto di un abbandono progressivo delle politiche educative a favore di misure economiche che, a lungo termine, potrebbero risultare distruttive per il sistema scolastico. La chiusura di scuole aumenta il rischio di una precarizzazione dei servizi offerti e un conseguente impoverimento delle opportunità per i giovani.
La battaglia per l’educazione continua a muoversi tra le varie realtà municipali, mentre il coordinamento tra famiglie, docenti e studenti è più che mai essenziale per far fronte a questo nuovo scenario. Le azioni intraprese dalla Regione Lazio si dovranno misurare con le esigenze reali delle comunità e con la determinazione a garantire un futuro dignitoso per le nuove generazioni.
Ultimo aggiornamento il 28 Dicembre 2024 da Sara Gatti