Il dibattito sull’autonomia differenziata in Italia sembra intensificarsi, e la governatrice della Sardegna, Alessandra Todde, ha espresso le sue preoccupazioni in merito a una recente delibera approvata dalla Giunta regionale. Questo provvedimento formalizza il ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge Calderoli, portando alla luce questioni fondamentali riguardanti l’equità tra le diverse Regioni italiane. Nel contesto dell’autonomia regionale, Todde sottolinea l’importanza di riflessioni più profonde riguardanti i finanziamenti e i servizi essenziali.
Le conseguenze delle disparità regionali
Finanziamenti e sviluppo del Nord Italia
Negli ultimi decenni, il Nord Italia ha beneficiato di significativi investimenti infrastrutturali, alimentati anche dai fondi stanziati dallo Stato. Questo ha portato le regioni settentrionali a diventare motori economici e centri trainanti del paese. Tuttavia, Alessandra Todde mette in evidenza che tali investimenti non sono stati adeguatamente bilanciati con le esigenze delle regioni meridionali e insulari, creando un divario che ora si cerca di legittimare attraverso la spesa storica. Secondo la governatrice, questa metodologia di allocazione delle risorse è intrinsecamente ingiusta, poiché penalizza le regioni che hanno storicamente ricevuto meno finanza pubblica.
L’assegnazione di risorse basata sulla spesa storica, infatti, rischia di perpetuare le disuguaglianze e di dare un vantaggio competitivo alle regioni già avvantaggiate, mentre quelle in difficoltà continuerebbero a trovarsi in una posizione svantaggiata. È necessario un cambio di rotta per garantire una distribuzione più equa delle risorse, che tenga conto delle reali necessità dei territori in difficoltà.
I servizi essenziali: un tema trascurato
Un altro punto cruciale sollevato dalla governatrice è la mancata definizione dei livelli essenziali di assistenza all’interno del nuovo quadro normativo. Senza una chiara delineazione di tali servizi, si corre il rischio di lasciare ogni regione alla propria sorte nel determinare quali servizi siano considerati essenziali. Questo approccio, per Todde, non solo rappresenta un tradimento verso i cittadini ma crea anche un terreno fertile per ulteriori disparità nei sistemi sanitari e sociali a livello nazionale.
Non avere dei parametri definiti per i servizi essenziali significa che ogni regione potrebbe avere standard diversi, portando a cicli viziosi di impoverimento e mancanza di assistenza nelle aree più svantaggiate. La governatrice della Sardegna sollecita quindi una riconsiderazione di questo approccio, affinché vengano stabiliti dei livelli minimi di assistenza che tutte le regioni siano obbligate a rispettare.
L’asimmetria nella trattativa europea
Le differenze di forza regionale
Todde ha anche messo in evidenza la questione della trattativa con l’Europa, sottolineando come ci siano disparità significative tra le regioni più forti, come Lombardia e Veneto, rispetto a quelle del sud come Calabria e Sardegna. Queste differenze non sono di poco conto, poiché influenzano direttamente la capacità delle regioni di negoziare fondi e opportunità su scala europea. La governatrice teme che un’ulteriore decentralizzazione delle competenze, come quella prevista dalla legge Calderoli, possa accentuare queste asimmetrie e rendere le regioni meridionali ancora più vulnerabili.
In un contesto in cui il dialogo con le istituzioni europee è cruciale per l’attrazione di investimenti e per la pianificazione di infrastrutture a lungo termine, il gap di potere contrattuale tra le regioni potrebbe portare a risultati ancora più svantaggiosi per le aree già in difficoltà. La presidente sarda esorta quindi a una riflessione nazionale su come garantire una maggiore equità nei rapporti regionali e nella gestione dei fondi europei.
La lotta per la sussidiarietà
L’autonomia differenziata, secondo Todde, rappresenta non solo una minaccia per la coesione sociale e territoriale del paese, ma va a compromettere il principio di sussidiarietà. Questo principio, che dovrebbe garantire che le decisioni vengano prese al livello più vicino possibile ai cittadini, rischia di essere violato se alcune regioni ottengono un’autonomia che gli consenta di gestire i propri fondi e servizi senza un’adeguata consultazione e confronto con le altre regioni. La governatrice conclude affermando che la lotta contro queste tendenze è fondamentale per garantire un equilibrio e una giustizia territoriale nel paese.