Il conflitto tra Russia e Ucraina non si limita a una mera questione geopolitica, bensì presenta un quadro complesso in cui si intrecciano aspetti economici e sociali. La guerra ha aperto un nuovo capitolo per molte famiglie russe, influenzando stili di vita e opportunità. L’economista Vladislav Inozemtsev ha evidenziato come, in alcune regioni, il servizio militare possa addirittura rappresentare un’opzione economica preferibile rispetto alla vita civile. Perciò, il fenomeno del cosiddetto “deathonomics” – ovvero l’economia della morte – trova radici in questa realtà.
Il concetto di deathonomics e la percezione della morte
L’espressione “deathonomics” riassume l’idea che, per alcune persone in Russia, morire per il proprio Paese sia più vantaggioso dal punto di vista economico. Inozemtsev sottolinea la triste verità secondo cui famiglie che perdono un proprio caro non sempre vedono la perdita come una tragedia insormontabile, ma piuttosto come un’opportunità materiale. Le parole di Vladimir Putin, in un incontro con una madre di un soldato ucciso, evidenziano l’atteggiamento corrente: il sacrificio di un figlio può essere vista come un segnale per un futuro migliore per i restanti familiari. Questo riflette una cultura in cui la morte in guerra è diventata parte integrante del discorso politico ed economico.
Incentivi economici per i soldati e le loro famiglie
Il governo russo ha attuato misure per attrarre nuovi reclutamenti, come l’offerta di stipendi elevati e bonus significativi per i soldati. Nelle aree più impoverite, i salari possono arrivare fino a cinque volte la media delle regioni ricche, rendendo il servizio militare un’opzione anche allettante per molti giovani. Ad esempio, nelle regioni di Tuva e Altai si sono registrati aumenti significativi nei depositi bancari e nel reddito di locali pubblici, segnali di una trasformazione economica tangibile. I sussidi di governo a favore delle famiglie dei soldati deceduti sono altrettanto sostanziosi: oltre 14 milioni di rubli possono essere ricevuti dalle famiglie in risarcimento, con cifre nettamente superiori a quanto un lavoratore civile guadagnerebbe per tutta la vita in alcune regioni.
L’impatto sociale e le conseguenze a lungo termine
La guerra ha innescato un cambiamento profondo nella società russa, con aumento delle compensazioni statali che hanno ridefinito il concetto di status sociale. Le famiglie dei caduti stanno ricevendo somme che, fino a poco tempo fa, avrebbero potuto solo sognare. In base alle stime, il governo ha erogato circa 30 miliardi di dollari nel solo ultimo anno a favore delle famiglie dei militari, modificando così drasticamente il panorama socio-economico. Questo denaro è diventato per molti un modo per sopravvivere in contesti di povertà estremi.
In aggiunta, la spesa militare è tornata ai livelli sovietici, con gli effetti delle sanzioni occidentali attenuati dalla necessità di allineare le risorse per un conflitto prolungato. Le fabbriche armate hanno incrementato la loro produzione e, di conseguenza, i salari, creando una nuova classe di lavoratori dove il militare viene visto come un segno di prestigio.
Un nuovo modello di carriera e i cambiamenti nella percezione della vita militare
Il governo russo ha promosso iniziative pensate per elevare il ruolo dei soldati al di fuori delle caserme. Le azioni come il programma “il tempo degli eroi” cercano di inserire i reduci nella burocrazia, garantendo loro una carriera post-servizio. Questo porta a un cambiamento della narrativa intorno al servizio militare: non è più solo una questione di dovere nazionale, ma ha assunto una dimensione che implica benefici economici e status sociale.
I militari tornano a casa come figure rispettate, protagonisti di storie di eroismo e sacrificio, rafforzate dal messaggio governativo. Si creano legami più forti con la gioventù, con l’idea che la guerra benefici le famiglie dei soldati. Il sostegno per il conflitto, quindi, non deriva solo da un senso di patriottismo, ma si nutre anche di incentivi tangibili legati a stipendi elevati e promesse di un avvenire migliore.
La crescente domanda di reclute e le conseguenze sul mercato del lavoro
Con il numero crescente di soldati al fronte, la Russia sta affrontando la sfida di mantenere il suo mercato del lavoro. Le statistiche indicano che il governo è in grado di reclutare fino a mille nuovi soldati ogni giorno. Se da un lato la spesa pubblica nel settore militare ha raggiunto livelli allarmanti, dall’altro impatta negativamente su diversi settori economici, in particolare sul mercato del lavoro. Molti settori, come quello dei trasporti e della produzione, stanno soffrendo a causa della mancanza di personale, creando situazioni di difficoltà per le aziende che cercano di mantenere la loro operatività.
Questa crisi ha portato alla Banca Centrale russa a prendere misure drastiche, come l’aumento dei tassi d’interesse, in risposta all’inflazione generata da questi eccessivi impegni di spesa. La situazione complessiva rimane quindi fragile, mentre il paese continua a vivere in una realtà segnata dal conflitto e dai suoi effetti economici e sociali.
Ultimo aggiornamento il 14 Novembre 2024 da Marco Mintillo