La lampante disparità nelle previsioni economiche: dalla finanza all'industria in crisi

La lampante disparità nelle previsioni economiche: dalla finanza all’industria in crisi

Un’indagine di Swg e FB&Associati rivela ottimismo nel settore finanziario, ma pessimismo per l’industria metalmeccanica. Preoccupazioni emergono su welfare, qualità della vita e sfide demografiche in Italia.
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La lampante disparità nelle previsioni economiche: dalla finanza all'industria in crisi - Gaeta.it

Un’indagine condotta da Swg e FB&Associati mette in evidenza le aspettative contrastanti degli esperti riguardo a diversi settori economici all’inizio del nuovo anno. Mentre il settore finanziario mostra segni di ottimismo, l’industria metalmeccanica si prepara a un periodo difficile. Questa situazione è accompagnata da preoccupazioni per la sostenibilità del welfare, la qualità della vita e le sfide demografiche. La ricerca, frutto della collaborazione di 110 professionisti provenienti da vari ambiti, è stata presentata nel contesto del New Year’s Forum a Roma, organizzato da Marco Bentivogli e Valeria Manieri.

Ottimismo nel settore finanziario, pessimismo per l’industria

La prima evidenza emersa dalla ricerca è il miglioramento delle prospettive finanziarie. Più della metà degli intervistati prevede un futuro roseo per la finanza, mentre il 26,3% ritiene che sarà stabile. Solo il 15,5% si mostra negativo. Il panorama cambia radicalmente quando si parla dell’industria metalmeccanica: il 78% degli esperti si aspetta un 2025 difficile, mentre il 17,4% lo giudica neutro. Interessante notare che solo il 4,6% prova sentimenti positivi nei confronti del settore.

Le previsioni sul mercato del lavoro italiano sono miste. Il 24,4% degli intervistati crede in una prospettiva positiva, il 33,8% non vede motivi di preoccupazione e il 41,8% prevede un corso negativo. Per quanto concerne le relazioni USA-Europa e la tutela dell’ambiente, oltre la metà degli interpellati alimenta un pessimismo condiviso. Le attese di crescita economica in Italia non sono buone, con il 47,5% degli esperti pessimisti, il 42,1% prudenti e solo il 10,4% ottimisti sulla situazione futura. La qualità della vita è giudicata in peggioramento dal 41,6% degli intervistati, mentre appena il 9% la vede in miglioramento.

Le sfide del lavoro: flessibilità e precarietà

Nell’analizzare le caratteristiche del lavoro che ci attende, gli esperti hanno usato termini come “sfidante” e “flessibile”. Il primo è stato citato dal 55,8% degli intervistati, mentre il 53,3% sottolinea la flessibilità come un elemento chiave. Allo stesso tempo, l’industria è percepita come sempre più segmentante, indicando una crescente differenza tra chi ha possibilità di scelta lavorativa e chi è costretto ad accettare lavori di minor valore. Anche termini come “competente” e “per obiettivi” hanno riscosso favori.

Tuttavia, ci sono timori significativi riguardo alla qualità dei posti di lavoro. Il 23% degli interpellati teme che il lavoro possa diventare sempre più povero, mentre il 17,9% pensa che possa diventare precario. Solo una minima parte crede che i posti di lavoro umani siano a rischio di estinzione a causa dell’intelligenza artificiale, rappresentando una visione minoritaria rispetto alle opinioni prevalenti.

Sostenibilità del welfare e crisi demografica

Quando si parla di sfide importanti per l’Italia, la sostenibilità dei servizi di welfare emerge al primo posto, con una percentuale del 44,6%. Questo dato evidenzia una crescente preoccupazione per il sistema di protezione sociale, in un contesto dove la demografia gioca un ruolo cruciale. Infatti, solo il 34,3% ha citato la questione demografica come un problema primario. Si notano priorità più urgenti in aree come innovazione tecnologica e qualità della formazione rispetto a problemi come la denatalità.

Le sfide legate all’approvvigionamento energetico, alla ricerca e all’efficientamento dei sistemi produttivi sembrano avere un’attenzione inferiore, con solo il 14,2% e il 13,6% rispettivamente. Infine, l’uguaglianza di genere si trova in una posizione marginale, con solo il 6,6% degli intervist

Ultimo aggiornamento il 17 Gennaio 2025 da Sara Gatti

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