La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, riconosciuta come il festival di cinema più antico al mondo, sta affrontando una nuova fase di evoluzione. La storica manifestazione, che risale al 1932, non solo continua a richiamare l’attenzione con la sua celebre selezione di film, ma si distingue quest’anno per l’inserimento di una sezione dedicata alla lunga serialità. Questo cambiamento, frutto della volontà di seguire l’evoluzione dell’industria cinematografica, si inserisce in un contesto dove il piccolo schermo e il grande schermo sembrano sempre più interconnessi.
La sezione speciale dedicata alla lunga serialità
Un’aggiunta innovativa alla Mostra di Venezia
Per la prima volta in 90 anni di storia, la Mostra di Venezia ha creato una sezione specifica nel Fuori Concorso dedicata alle serie televisive. Il festival, che si svolgerà dal 28 agosto al 7 settembre, segna un cambio di rotta rispetto alla tradizionale esclusione di opere di lunga durata dal concorso principale. Tra i titoli che debuttano in questa nuova sezione figurano opere come “Disclaimer” di Alfonso Cuarón, “M – il figlio del secolo” di Joe Wright e “Families like ours” di Tomas Vinterberg. In aggiunta, una proiezione speciale della serie “Leopardi” di Sergio Rubini chiuderà il cerchio.
Questa iniziativa non è semplicemente un’integrazione, ma un passo strategico che riflette l’evoluzione delle abitudini di consumo del pubblico. La capacità di attrarre grandi nomi come Brad Pitt e Lady Gaga non è l’unico obiettivo; si mira anche a catturare l’interesse di un pubblico sempre più variegato, abituato a fruire di serie in un formato che sfida le convenzioni tradizionali.
Un trend in crescita
L’apertura alla serialità è in linea con quanto accaduto negli ultimi anni in altri festival di fama internazionale. Già nel passato, Venezia aveva fatto dei cambiamenti che sfidavano le tradizioni, accogliendo opere provenienti da piattaforme di streaming, come nel caso di Netflix nel 2015. Questa nuova sezione potrebbe segnare l’inizio di una tendenza consolidata nel contesto dei festival cinematografici, oltre a riflettere il cambiamento delle dinamiche del mercato.
La possibilità di inserire un’intera stagione di lungometraggi in uno stesso evento evidenzia una visione innovativa dell’industria e dei suoi protagonisti. La Mostra di Venezia si propone così di essere un punto di riferimento non solo per il cinema tradizionale, ma anche per l’evoluzione delle narrazioni seriali.
La storia della Mostra di Venezia e la serialità
Riferimenti storici e precedenti
L’apertura verso le serie non è una novità per Venezia; ci sono stati tentativi nel passato di abbracciare opere di lunga durata. Nel 1980, la Mostra ospitò in completa visione “Berlin Alexanderplatz”, un’opera composta da 14 episodi di Fassbinder, mentre nel 1984 il pubblico fu incollato allo schermo per 924 minuti da “Heimat” di Edgar Reitz. La serie “Il decalogo” di Krzysztof Kieslowski, proiettata nel 1989, ha ulteriormente ampliato le possibilità di racconto e riconoscimento per le serie televisive.
Nel panorama dei festival, Cannes ha fatto la sua parte con opere culte come “La Meglio Gioventù” di Marco Tullio Giordana e “L’arte della gioia” di Valeria Golino. Questi esempi dimostrano come la serialità possa trovare la sua legittimità anche nei contesti di alto profilo, conferendole un’importanza che va ben oltre il tradizionale palinsesto televisivo.
La visione di Venezia
Il direttore artistico Alberto Barbera ha sottolineato in diverse occasioni come Venezia non possa essere una bolla estranea rispetto alle tendenze contemporanee. Con l’introduzione della sezione di lungometraggi di serialità d’autore, il festival si posiziona al centro di un trend sempre più diffuso nel panorama audiovisivo. La qualità degli autori coinvolti e la diversità dei temi trattati sono un chiaro indicativo dell’importanza di questo nuovo segmento.
Alfonso Cuarón, Rodrigo Sorogoyen, Tomas Vinterberg e Joe Wright, registi di calibro internazionale, rappresentano non solo un’eccellenza artistica, ma anche una testimonianza dell’interesse nei confronti di una storia che punta a coinvolgere il pubblico attraverso nuove modalità narrative. La selezione dei titoli per questa nuova sezione di Venezia segnala, quindi, la volontà di dare visibilità a storie che meritano di essere raccontate.
Le opere e i protagonisti della nuova sezione
I titoli in competizione
Nella sezione dedicata alla lunga serialità, sono previste quattro serie principali, affiancate da una proiezione speciale. Tra queste, “M – il figlio del secolo” reinterpretato da Luca Marinelli nei panni del giovane Benito Mussolini, porta sullo schermo la storia della nascita del fascismo in Italia. Basato sul romanzo di Antonio Scurati, vincitore del Premio Strega, il progetto si distingue per la sua portata epica e si avvale di una produzione di alto valore che coinvolge nomi noti nel panorama cinematografico e televisivo.
In appena sette ore, “Disclaimer” di Alfonso Cuarón affronta tematiche complesse e sviscera una narrazione intrisa di tensione e bei personaggi, con attrici di fama come Cate Blanchett tra i protagonisti. Infine, la miniserie su Giacomo Leopardi diretta da Sergio Rubini promette di esplorare la vita e il pensiero di uno dei più grandi poeti italiani, attraverso un racconto che si allontana dai tradizionali schemi narrativi.
La visibilità di questi progetti è uno dei punti di forza della Mostra, che non solo intende promuovere la qualità del cinema d’autore, ma anche segnare un interesse verso opere che esplorano storie attraverso sguardi ben definiti e narrazioni impegnate. Con questa nuova sezione, Venezia continua a dimostrarsi come un palcoscenico internazionale e versatile, capace di ospitare non solo il meglio della cinematografia mondiale, ma anche le nuove forme d’arte che stanno ridefinendo il panorama audiovisivo.