A Latina, l’arte e la fotografia si fondono nella mostra “Encore”, inaugurata il 3 agosto presso il Poeta Lunch Bar di Piazza del Popolo. L’esposizione, visitabile fino all’8 settembre, segna il debutto del giovanissimo fotografo pontino Vincenzo Cotesta. A soli vent’anni, Cotesta, studente all’Accademia di Belle Arti di Roma, presenta una serie di ventidue scatti che offrono un’interpretazione unica del corpo umano in due diverse sensibilità visive e concettuali.
Le serie fotografiche: atoms e mantra
Un’introspezione sul corpo attraverso “atoms”
Il primo segmento della mostra è intitolato “Atoms”, una profonda riflessione sul corpo umano e sulla sua rappresentazione. Cotesta indaga le forme, le linee e le prospettive che caratterizzano le figure femminili, cercando di evocare un dialogo tra l’osservatore e l’immagine. Ogni scatto è progettato per rivelare il corpo in tutte le sue sfaccettature, dove il bianco e nero enfatizza i contrasti e le silhouette, trasformando la figura in un paesaggio emotivo.
Nel suo lavoro, Cotesta si avvale di un formato contenuto , volendo stimolare una connessione più intima tra il pubblico e l’opera. Questa scelta appare deliberata: l’artista desidera che ogni visitatore si avvicini, quasi sfiorando il quadro, proprio come ha fatto lui durante il processo creativo attraverso il mirino della macchina fotografica. Ogni immagine funziona come un dittico, dove gli spazi visivi dialogano creando una tensione tra l’intimità e la solitudine.
L’evanescenza della figura in “mantra”
In contrapposizione alla concretezza di “Atoms”, la seconda serie, “Mantra”, esplora un approccio più etereo alla figura umana. Qui, la corporeità viene sublimata, e il concetto di materia viene sostituito da un’idea di leggerezza e spiritualità . Questa dualità riflette la complessità del tema centrale della mostra, dimostrando come visioni opposte possano coesistere armoniosamente.
Cotesta riesce a rappresentare la figura umana non solo come un’entità fisica, ma come un’entità che trascende la materia. La delicatezza degli scatti amplifica la percezione di un’atmosfera sospesa, dove le ombre e le luci giocano un ruolo fondamentale nel creare profondità e compressione del tempo. Il visitatore è invitato a perdersi in questa esperienza visiva, dove l’assenza di un corpo tangibile viene sostituita da un’eco di presenze e suggestioni.
L’importanza del contesto e la visione del curatore
Il contributo essenziale di Fabio D’Achille
A supporto della visione artistica di Vincenzo Cotesta c’è il pari notevole del curatore Fabio D’Achille. Spiega che l’esposizione non è solo una mera raccolta di fotografie, ma un invito a riflettere sulle complessità del corpo femminile attraverso un linguaggio estetico che rasenta la poesia visiva. D’Achille sottolinea come il bianco e nero conferisca alle immagini una sensazione di profondità , donando una nuova dimensione alla corporeità .
Il curatore approfondisce la tematica del corpo che diventa paesaggio, suggerendo che ogni immagine proposta crea una sorta di narrazione visiva. Il passaggio da una foto all’altra permette di respirare, dare spazio all’emozione e riflettere, quasi fosse un rituale che accompagna il visitatore in un viaggio emozionale. La scelta di utilizzare il termine “punctum” è particolarmente simbolica, richiamando l’idea di un elemento che cattura l’attenzione e invita a conoscere più a fondo l’opera e il suo creatore.
Con “Encore”, la curatela riesce a elevare l’esperienza artistica, concludendo un percorso che invita non solo a guardare, ma a sentire e percepire il lavoro di Vincenzo Cotesta, lasciando un segno indelebile nella cultura visiva contemporanea di Latina.