la mostra milanese che esplora l’arte ispirata al rock: Beatles, Pink Floyd e Peter Gabriel in primo piano

la mostra milanese che esplora l’arte ispirata al rock: Beatles, Pink Floyd e Peter Gabriel in primo piano

A Milano, la Fondazione Rovati presenta tre mostre che esplorano il legame tra musica rock e arte visiva, con focus su Beatles, rock progressivo e l’identità artistica di Peter Gabriel.
La Mostra Milanese Che Esplora La Mostra Milanese Che Esplora
A Milano, la Fondazione Rovati presenta un ciclo di mostre che esplora l’influenza della musica rock sull’arte visiva, con focus su Beatles, rock progressivo e Peter Gabriel, attraverso copertine, fotografie, video e opere d’arte. - Gaeta.it

A Milano la Fondazione Rovati propone un progetto espositivo dedicato all’influenza della musica rock sull’arte visiva. Tre mostre affiancate ripercorrono momenti chiave di alcune band e artisti simbolo, mettendo in luce connessioni inedite tra copertine, fotografie, video e opere artistiche. Dal 17 aprile fino all’autunno, il pubblico può scoprire immagini iconiche e materiali d’archivio che raccontano questo legame tra musica, immagine e cultura visiva.

the Beatles al centro con copertine, fotografie e video dall’arte psichedelica

La prima esposizione, iniziata a metà aprile e aperta fino all’8 giugno, mette in mostra manufatti importanti legati ai Beatles, gruppo simbolo della rivoluzione musicale e culturale degli anni ’60. Nel Padiglione dell’arte si trovano la celebre copertina di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band e l’intero portfolio di Michael Cooper, fotografo che documentò il diorama costruito da Peter Blake e Jann Haworth per la copertina. Tra le curiosità, una bambola a grandezza naturale nascosta nella scena.

L’opera di Jann Haworth è presente anche con un pezzo della sua serie Old Lady, che ne testimonia l’attività artistica parallela alla collaborazione con i Beatles. Il rapporto del gruppo con la psichedelia si evidenzia nei ritratti firmati da Richard Avedon, fotografo celebre per l’intensità e originalità dei suoi scatti. Inoltre, tra i materiali esposti spicca una foto dei Beatles davanti al Duomo di Milano, segno del legame tra la band e la città.

video e installazioni arricchiscono l’esperienza

Un’attenzione particolare è dedicata ai video: Smile di Yoko Ono offre uno sguardo intimo su John Lennon, mentre l’esposizione si conclude con I’m Not the Girl Who Misses Much, video-installazione datata 1986 firmata da Pilotti Rist e che si ispira alla canzone Happiness Is a Warm Gun. Questi elementi arricchiscono la comprensione della complessità artistica del gruppo e delle contaminazioni tra musica e arte visiva.

la seconda mostra racconta l’immaginario di Pink Floyd, Yes e Genesis tra copertine e arte metafisica

Da metà giugno a fine luglio la Fondazione Rovati dedica una mostra a tre gruppi chiave del rock progressivo: Pink Floyd, Yes e Genesis. L’allestimento propone opere metafisiche del pittore Alberto Savinio, che con la sua sensibilità ha influenzato la rappresentazione simbolica della realtà in campo artistico.

Le copertine disegnate da Roger Dean per gli Yes sono esposte inedite, assieme alle fotografie dell’agenzia Hipgnosis e di Storm Thorgenson realizzate per i Genesis. Nel percorso espositivo non manca il celebre maiale gonfiabile che compare sulla copertina di Animals dei Pink Floyd, emblema visivo della band.

l’arte visiva dietro i Genesis

Per quanto riguarda i Genesis, sono visibili i dipinti di Paul Whitehead per album come Trespass, Nursery Cryme e Foxtrot, che raccontano un immaginario popolato di figure enigmatiche e atmosfere cupe. In particolare l’immagine della volpe in abito rosso risulta uno dei simboli più riconoscibili. Vengono inoltre esposti gli acquarelli originali di Colin Elgie per le copertine di A Trick of the Tail e Wind and Wuthering.

Completano la mostra un’installazione dell’artista svedese Nathalie Djurberg, che con il suo lavoro evoca sensazioni ambigue e sfumature psicologiche. L’insieme presenta un quadro ricco e articolato, che racconta la ricerca visiva e tematica di questi gruppi nel creare atmosfere e narrazioni capaci di aprire nuove percezioni.

peter Gabriel e la frammentazione dell’identità nell’arte e nella musica

L’ultima tappa del ciclo si svolge tra fine agosto e i primi di ottobre. Il focus si sposta su Peter Gabriel, artista noto per il suo percorso sperimentale e i numerosi cambiamenti d’immagine nel corso degli anni. La mostra raccoglie foto, video e cimeli che documentano i diversi travestimenti e personaggi inventati dall’artista, come la donna-volpe di Foxtrot e il trucco elaborato per il video Shock the Monkey.

Sono presenti fotografie scattate da Guido Harari durante il Festival di Sanremo 1983, momento chiave della sua carriera in Italia. Il percorso si amplia con progetti multimediali degli anni ’90, come i cd-rom interattivi che Gabriel ha promosso. Il tema centrale dell’esposizione è la frammentazione dell’identità, idea affrontata attraverso le molteplici maschere adottate dall’artista per raccontare se stesso e la sua musica.

riferimenti all’arte contemporanea

La mostra parte dalla figura di Rrose Sélavy, alter ego creato da Marcel Duchamp, ripreso nelle fotografie di Man Ray, per poi introdurre opere di Keith Haring e Kiki Smith. Queste ultime esaminano il concetto di crisi dell’identità in epoca postmoderna, con un dialogo tra musica, arte figurativa e riflessioni culturali contemporanee. L’intera esposizione offre così uno sguardo approfondito sulle mutazioni dell’Io nella creatività degli anni recenti.

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