La città di Treviso ha vissuto un 25 aprile segnato da una nuova controversia legata alla memoria politica di Giancarlo Gentilini, ex sindaco noto per le sue posizioni dure e provocatorie. Durante il corteo alternativo organizzato dal centro sociale Django e altre realtà antagoniste, è stata esposta una panchina verde identica a quelle che Gentilini aveva fatto rimuovere alla fine degli anni Novanta. Questo gesto ha riaperto un dibattito acceso tra fazioni politiche e movimenti cittadini, confermando l’eredità divisiva del politico.
Gentilini e la rimozione delle panchine verdi: un gesto che segno un’epoca
Nel 1997, Giancarlo Gentilini, allora sindaco di Treviso, decise di far togliere tutte le panchine verdi dalle aree pubbliche cittadine. Questa scelta decorava un intento preciso: evitare che venissero utilizzate da migranti per sostare o bivaccare, una misura che allora suscitò scalpore e polemiche. L’iniziativa si inseriva in una serie di decisioni e dichiarazioni nettamente orientate contro l’immigrazione che fecero della sua amministrazione un esempio di linea dura, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “sceriffo”. Il gesto delle panchine di fatto è restato uno dei simboli più noti di quella amministrazione e delle sue scelte controverse.
Un simbolo intrecciato con vite e spazi cittadini
La panchina verde rimosse è diventata un simbolo concreto, concreto perché intrecciato con vite e spazi cittadini, e rappresentava più di una semplice seduta pubblica, ma un discrimine chiaro nella gestione di diritti e visibilità urbana.
La panchina verde torna in piazza dei signori, il gesto dei centri sociali
Il 25 aprile 2025, nel corso di un corteo organizzato dal centro sociale Django e altre formazioni antagoniste, la panchina verde è stata ricollocata in città. Il corteo, alternativo alla manifestazione ufficiale per la festa della liberazione, ha portato in piazza una panchina completamente identica a quella rimossa da Gentilini nel 1997. I manifestanti l’hanno innalzata a simbolo di una “rivalsa” contro quello che definiscono “il sindaco più razzista della città”. La panchina è stata lasciata davanti alla Prefettura, in piazza dei Signori, cuore simbolico di Treviso. L’azione, voluta come una provocazione, assume un significato chiaro: riportare alla luce vecchie tensioni sociali su inclusione e diritti.
Il ritorno della panchina verde, durante la ricorrenza della liberazione, ha acceso le polemiche in città. I centri sociali hanno voluto contestare la narrazione ufficiale dedicata a Gentilini, ribadendo la loro distanza da un passato che ritengono segnato da discriminazioni.
Reazioni politiche al gesto: scontro tra centrodestra e movimenti antagonisti
Il posizionamento della panchina verde ha suscitato dure critiche soprattutto da parte delle forze politiche di centrodestra, tra Lega e Fratelli d’Italia. Il sindaco in carica, Mario Conte, esponente leghista, ha definito l’episodio “volgare e grottesco”. Ha sottolineato che durante la cerimonia ufficiale del 25 aprile la figura di Gentilini è stata ricordata con rispetto, ricevendo applausi unanimi per il suo contributo alla storia cittadina.
Le forze di centrodestra hanno accusato i centri sociali di strumentalizzare un simbolo per alimentare divisioni e risvegliare conflitti sociali ormai superati o almeno sopiti. La discussione è calata anche sul piano della rappresentazione della storia locale, tra ricordi comuni e interpretazioni contrastanti del ruolo di Gentilini.
Una città divisa nel presente dalla memoria storica
Treviso si è trovata di nuovo divisa su una figura che resta fortemente dibattuta, dove il passato politico si manifesta nel presente attraverso simboli e azioni che evidenziano distanze profonde nelle visioni della città e della sua memoria collettiva.