La vicenda riguarda la sentenza emessa dalla corte di Milano che il 28 novembre ha assolto 23 militanti di estrema destra accusati di manifestazione fascista durante un corteo commemorativo. La procura ha deciso di presentare appello per contestare la decisione del tribunale. La manifestazione in questione si teneva ogni anno per ricordare Sergio Ramelli, giovane militante ucciso nel 1975 nel corso di scontri politici.
I fatti contestati e la sentenza di primo grado
Il caso nasce da un corteo svoltosi a Milano nel 2019 in memoria di Sergio Ramelli, appartenente al Fronte della Gioventù. Il raduno ha raccolto oltre mille partecipanti, tra i quali sono stati identificati 23 individui accusati di aver compiuto atti riconducibili alla manifestazione fascista, vietata dalla legge Scelba del 1952 che punisce la ricostituzione del disciolto partito fascista. In particolare, le accuse si basavano sul fatto che alcuni dei militanti avevano risposto “presente” alla chiamata e avevano eseguito il saluto romano durante il corteo.
Il tribunale di Milano ha giudicato che le prove presentate non dimostravano la sussistenza del reato, sancendo l’assoluzione degli imputati con la formula “perché il fatto non sussiste”. La sentenza ha sorpreso alcune parti, in quanto il pubblico ministero aveva invece richiesto condanne tra i due e i quattro mesi di reclusione per ciascuno dei 23 militanti.
L’argomentazione della procura e le motivazioni del ricorso in appello
La procura ha deciso di presentare ricorso in appello contro l’assoluzione. Secondo l’accusa, i gesti e le risposte durante il corteo configurerebbero una manifestazione di carattere fascista vietata dalla legge Scelba. Il pm sostiene che, gli atti compiuti dagli imputati, rappresentassero una forma di militanza politica palesemente riconducibile a un movimento nostalgico del fascismo.
Nel ricorso la procura contesta la valutazione delle prove ritenute insufficienti dal tribunale. In particolare, si sottolinea come il contesto della commemorazione e la ritualità degli atti eseguiti non siano semplici espressioni di libertà individuale ma messaggi simbolici di adesione a ideologie fasciste. L’esito dell’appello sarà decisivo per definire i confini tra libertà di espressione e il limite imposto dalla normativa antimafia.
Il corteo in ricordo di sergio ramelli e la sua valenza politica
Il corteo annuale in memoria di Sergio Ramelli si tiene a Milano dal 1975 come evento di richiamo per i movimenti di destra, in particolare per quelle frange che ce l’hanno con le organizzazioni extraparlamentari di sinistra. Ramelli fu ucciso nel pieno di scontri politici violenti, per questo la manifestazione mantiene un forte significato simbolico.
Negli anni il raduno ha richiamato sempre numerosi partecipanti, con frequenti polemiche sulle modalità e sui simboli esibiti. L’uso del saluto romano e la pubblica evocazione di Ramelli generano dibattito anche sull’opportunità di ammettere e regolamentare questo tipo di manifestazioni, viste le implicazioni legate alla legge Scelba e al divieto di attività fascista.
Controlli e implicazioni future
Alcune amministrazioni hanno adottato controlli più stringenti per evitare che la commemorazione si trasformi in un’incitazione all’odio o alla violenza. La sentenza in primo grado e il successivo appello rappresentano uno snodo rilevante per il futuro delle manifestazioni politiche di questo tipo nella città e nel paese.