La questione delle nomine nei porti italiani: Zeno D'Agostino parla di usanze anacronistiche

La questione delle nomine nei porti italiani: Zeno D’Agostino parla di usanze anacronistiche

Zeno D’Agostino critica le nomine politiche nei porti italiani, evidenziando la necessità di maggiore autonomia per i presidenti e proponendo un cambiamento per migliorare efficienza e competitività del settore.
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La questione delle nomine nei porti italiani: Zeno D'Agostino parla di usanze anacronistiche - Gaeta.it

La recente dichiarazione di Zeno D’Agostino, ex presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico orientale, ha riacceso il dibattito sulle nomine nei porti italiani, in particolare quelle di segretario generale e presidente. Durante un incontro a Trieste organizzato da Confcommercio, D’Agostino ha descritto la prassi attuale come una “usanze barbara” e ha messo in evidenza le problematiche relative a come vengono effettuate certe scelte, sottolineando l’importanza di garantire maggiore autonomia ai presidenti.

Il problema delle nomine politiche nei porti italiani

Zeno D’Agostino non ha usato mezzi termini per criticare la spartizione politica delle nomine. Secondo lui, il meccanismo secondo cui il presidente di un porto viene nominato da una parte e il segretario generale da un’altra genera confusione e inefficienza. D’Agostino ha espresso il suo disappunto nel constatare che questa prassi è diventata la norma in molti porti, e ha citato Genova come un esempio emblematico di questa situazione.

Le conseguenze di una tale spartizione non si limitano soltanto alla governance interna, ma si allargano anche alla gestione operativa dei porti stessi. Se il presidente non ha la libertà di scegliere il proprio segretario generale, la sinergia necessaria tra le due figure viene compromessa. La mancanza di fiducia che ne deriva può portare a decisioni poco efficaci e a una gestione subottimale delle risorse.

D’Agostino ha evidenziato come questa situazione non possa essere considerata normale dai media e dal pubblico, e ha sollecitato i giornalisti a denunciare le anomalie del sistema. Tale situazione, secondo lui, mina la credibilità del sistema portuale e riduce la capacità di questi scali di competere a livello internazionale.

L’importanza della fiducia nella gestione portuale

Un punto cruciale sollevato da D’Agostino riguarda la fiducia necessaria tra presidente e segretario. Egli ha sottolineato come la capacità di un presidente di scegliere liberamente il proprio segretario non sia solo una questione di autorità, ma di operatività. “È fondamentale – ha spiegato – che ci sia una fiducia fortissima fra presidente e segretario.” Solo in questo modo si possono attuare strategie funzionali e reattive.

A suo avviso, l’assenza di questa libertà di scelta porta a una gestione che può risultare superficiale e non allineata agli obiettivi strategici del porto. D’Agostino ha condiviso la sua esperienza personale, affermando di aver sempre avuto la possibilità di scegliere il suo segretario generale, un fatto che gli ha consentito di lavorare in un ambiente di fiducia e collaborazione.

Il suo messaggio è chiaro: per migliorare il settore portuale italiano è necessario rivedere le modalità di nomina e azzerare le consuetudini politiche anacronistiche. Lasciare i presidenti liberi di scegliere i segretari rappresenterebbe un passo avanti significativo verso una gestione più efficace.

Le prospettive per i porti italiani

La proposta di riconsiderare le dinamiche delle nomine nei porti italiani suggerita da D’Agostino non è solo una questione di governance, ma anche una riflessione più ampia sulla competitività del sistema portuale italiano nel contesto europeo. Le attuali prassi, seppur consolidate, potrebbero non rispondere più alle esigenze e alle sfide moderne del settore.

Un cambiamento nella struttura delle nomine potrebbe portare non solo a una maggiore efficienza, ma anche a un potenziamento dell’attrattività dei porti italiani sul mercato globale. I porti rivestono un ruolo strategico nell’economia nazionale e la capacità di gestirne efficacemente le operazioni ha un impatto diretto sul commercio e sulla logistica.

La richiesta di maggiore autonomia nelle scelte da parte dei presidenti è più che mai attuale, e risponde a una necessità di rinnovamento che potrebbe apportare significativi benefici operativi e finanziari. La polemica sollevata da D’Agostino, quindi, si trasforma in una chiamata all’azione per gli attori coinvolti nella governance dei porti: un’occasione di riflessione su come migliorare e modernizzare un settore cruciale per l’Italia.

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