Il piano della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per promuovere la parità di genere nella sua nuova squadra di commissari sembra non essere stato accolto con favore dagli Stati membri dell’Unione Europea. Nonostante l’invito ufficiale a presentare candidati di entrambi i sessi, l’insoddisfazione emerge con chiarezza, mentre le scadenze si avvicinano e i nomi dei possibili commissari sono ancora prevalentemente maschili.
L’appello di von der Leyen per un equilibrio di genere
Ursula von der Leyen ha ribadito la sua intenzione di garantire un equilibrio di genere nel suo prossimo collegio di commissari, affermando che non si tratta solo di un obiettivo formale, ma di una necessità per il buon funzionamento dell’Unione Europea. Sollecitando i governi degli Stati membri a presentare due nomi – uno maschile e uno femminile – per ogni posizione vacante, la presidente ha sottolineato l’importanza della competenza dei candidati e del loro impegno verso i valori europei.
Nonostante queste promesse, le risposte finora ricevute sono state deludenti. Gli Stati membri hanno tempo fino al 30 agosto per presentare i loro candidati, ma nella maggior parte dei casi, non si sta rispettando il requisito formulato da von der Leyen. L’assenza di una risposta positiva solleva interrogativi su quanto siano motivate le nazioni nel perseguire un’efficace inclusione di genere nelle posizioni di potere.
Le incongruenze della nomina dei commissari
Nel contesto delle attuali nomination, i dati parlano chiaro: su nove Stati membri che hanno già proposto i loro candidati, solo sei hanno scelto nuovi nomi, mentre tre hanno rinominato commissari uscenti senza considerare la richiesta di parità di genere. Quest’ultimo gruppo include Paesi come la Lettonia e i Paesi Bassi, che hanno riciclato figure già presenti nel vecchio collegio, riducendo così le possibilità di vedersi rappresentati da una donna.
Il Taoiseach irlandese, Simon Harris, ha fatto sapere che invierà esclusivamente l’ex ministro delle Finanze Michael McGrath a Bruxelles, affermando che la sua decisione è stata presa nonostante l’importanza dichiarata della parità di genere. Così, anche altre nazioni, come la Repubblica Ceca e la Croazia, hanno scelto di avanzare unici candidati maschili, evidenziando una mancanza di consistenza rispetto al piano di von der Leyen.
Le reazioni e le attese della commissione
Secondo un portavoce della Commissione europea, la richiesta di von der Leyen è stata chiara e diretta: c’è bisogno di una rappresentanza bilanciata al tavolo delle decisioni. Questo approccio è essenziale per far sì che le prospettive di entrambi i sessi vengano considerate nella formulazione delle politiche europee. Nonostante l’assenza di un numero sufficiente di candidature femminili al momento, il portavoce ha sottolineato che la presidente valuterà i candidati in base ai meriti e alla preparazione.
La Commissione uscente, infatti, ha riportato una distribuzione di 13 donne e 14 uomini, un dato che riflette un certo progresso, ma non soddisfa le aspettative di una vera parità. Von der Leyen, essendo la prima donna a ricoprire questo ruolo, si è impegnata a sviluppare un piano strategico per i diritti delle donne nel corso del suo secondo mandato, puntando a colmare il divario retributivo e pensionistico tra i sessi e a garantire un’attenzione particolare alla violenza contro le donne.
Il futuro della parità di genere nell’Unione Europea
Mentre si avvicina la scadenza del 30 agosto, l’Unione Europea si trova di fronte a una sfida cruciale. La scelta dei candidati da parte degli Stati membri non solo riflette le dinamiche politiche interne, ma rappresenta anche un barometro per valutare l’impegno dell’Europa verso la parità di genere. La posizione di von der Leyen è chiara, ma la sua capacità di implementare un vero cambiamento dipenderà dalla volontà politica degli Stati membri di rispondere positivamente a questa chiamata.
Resta da vedere se, alla fine, l’Unione Europea riuscirà a colmare il gap di genere e a produrre un collegio di commissari diversificato e rappresentativo. La pressione su ciascun governo sta gradualmente aumentando, mentre la Commissione continua a sostenere l’importanza di un equilibrio di genere come elemento chiave per fare dell’Europa un esempio positivo a livello globale.