L’atmosfera nella sala stampa del Dolby Theatre durante la notte degli Oscar è carica di attesa e nervosismo. Ogni anno, il ritrovo di giornalisti di tutto il mondo crea un mix di eccitazione e competizione, soprattutto con l’assegnazione di premi così ambiti. Quest’anno, l’attenzione è rivolta non solo ai vincitori, ma anche alle polemiche che si sono diffuse durante l’evento, amplificate dalla presenza di celebrità e di figure controverse.
Il varco della sala stampa e l’attesa per i vincitori
Superare i controlli di sicurezza che conducono alla sala stampa è un rito di passaggio. Scanner che verificano la sicurezza, cani di guardia che eseguono ispezioni e addetti pronti a controllare ogni borsa. Dopo aver oltrepassato il check point, il clima cambia. All’interno, gli oltre 250 giornalisti si preparano a catturare ogni attimo della serata. Un palco allestito sul fondo della sala è pronto per accogliere i vincitori, mentre lunghi tavoli con drappi neri accolgono i reporter, tutti vestiti eleganti. Ma in questa celebrazione ufficiale, c’è una sensazione di distanza, come se i giornalisti fossero invitati a un banchetto di nozze senza conoscere gli sposi.
Il momento del “Happy Oscar” accende le conversazioni tra colleghi. Ma le domande sul risultato della serata si fanno pressanti. L’assenza di Karla Sofía, la prima attrice trans nominata per l’Oscar, suscita curiosità; battute sui suoi spostamenti circolano tra i giornalisti spagnoli, alimentando un dibattito che rende l’atmosfera più vivace. La battuta che fa il giro della sala, riguardo a un tunnel dei narcos, porta un sorriso ma la tensione resta palpabile finché Karla riappare in video, tranquillizzando gli animi.
Polemiche tra i giornalisti: il caso di “Emilia Pérez”
Il buffet offre uno spunto per un acceso dibattito tra i reporter messicani, prendendo di mira il film “Emilia Pérez”. Mentre Mario Szekely di “El Universal” elogia il lavoro come “commovente e coraggioso”, Susana Moscatel stuzzica l’argomento affermando che il film rappresenta una caricatura ridicola dei problemi del suo paese. La frenesia di commento si mescola con l’eccitazione per una celebrazione che, per alcuni, si sposta oltre l’arte e la cultura.
Il chiacchiericcio si intreccia con le pulsazioni di una serata che si preannuncia indimenticabile. Quando Zoe Saldaña viene proclamata miglior attrice non protagonista, un momento di unità emerge; le sue parole da palco, in cui si dichiara americana di seconda generazione, scatenano applausi e consensi. Nelle interviste, Saldaña spiega che “Emilia Pérez” racconta storie universali, abbracciando la lotta di tre donne per la propria voce, non legate a una specifica cultura.
La sala stampa e il trionfo del cinema internazionale
La sala stampa, una sorta di palcoscenico per le emozioni, vive di momenti intensi: l’assegnazione del miglior film internazionale a “Io sono ancora qui” scatena applausi entusiasti, soprattutto tra la delegazione brasiliana. Cleide Klock di CNN Brazil promette che il successo degli Oscar ferma ogni festa di Carnevale, un’impresa che segna la storia del cinema nazionale. Il regista Walter Salles, con la statuetta in mano, esprime gratitudine, sottolineando che il premio rappresenta la cultura brasiliana e la sua arte cinematografica.
Dall’altra parte, la Lettonia celebra il suo primo Oscar per il miglior cartone animato “Flow”. Le lacrime di gioia delle giornaliste arrivate da Riga catturano il momento, con dichiarazioni che evidenziano la soddisfazione del paese nel farsi finalmente notare sulla mappa globale.
In un’atmosfera di celebrazione e competizione, i giornalisti riflettono su ciò che rappresentano questi premi. I traguardi ottenuti dai film di Anora o “No other land“, un documentario realizzato da un collettivo israeliano-palestinese, rimarcano l’assenza di riferimenti diretti alle controverse tematiche globali, facendo emergere la mancanza di collegamenti in una serata dedicata al cinema, segnata da omaggi a storie e culture diverse.
La cena di gala e l’assegnazione degli Oscar non rappresentano solo un momento di celebrazione ma diventano un palcoscenico di dibattito, riflessione e speranza per future narrazioni nel mondo del cinema.