La scomparsa di Emanuela Orlandi: il procuratore Capaldo smonta l’ipotesi del rapimento internazionale

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La scomparsa di Emanuela Orlandi: il procuratore Capaldo smonta l'ipotesi del rapimento internazionale - Gaeta.it

La scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta nel 1983, continua a destare interrogativi e misteri, alimentati anche da recenti audizioni in Commissione parlamentare. Durante un incontro, l’ex procuratore Giancarlo Capaldo ha fornito una nuova lettura su questo caso che ha segnato la cronaca italiana. Le sue dichiarazioni mettono in discussione alcune delle teorie più diffuse sul sequestro, incluso l’ipotetico scambio con Ali Agca, l'attentatore del Papa. Attraverso un'analisi approfondita, Capaldo ha chiarito le sue opinioni circa la natura del presunto rapimento.

Un ricatto di natura diversa?

L’analisi del procuratore Capaldo

Nel corso della sua audizione, Giancarlo Capaldo ha dichiarato fermamente che la scomparsa di Emanuela Orlandi non rappresenta un ricatto internazionale. Il procuratore, che ha seguito il caso dal 2009 al 2015, ha ribadito che, sebbene sia possibile che ci sia stato un tentativo di estorsione, le modalità non giustificherebbero l'ipotesi di usare una giovane ragazza come merce di scambio. Secondo Capaldo, il presunto ricatto avrebbe dovuto coinvolgere un soggetto con legami più forti con le istituzioni coinvolte, piuttosto che un'estranea al contesto.

Le sue dichiarazioni evidenziano come l'idea di uno scambio tra Emanuela e Ali Agca risulti incongrua. A tal proposito, Capaldo ha sottolineato che Agca, essendo un condannato all'ergastolo, sarebbe apparso poco utile come elemento di pressione: "Il ricatto avrebbe dovuto essere effettuato nei confronti dello Stato italiano più che del Vaticano", ha affermato, interrogandosi sull'incongruità della scelta di Emanuela come oggetto del possibile scambio.

La mancanza di prove e le anomalie

Uno degli aspetti sollevati dall’ex procuratore riguarda l'assenza di prove della vita di Emanuela Orlandi da parte dei presunti sequestratori. "In situazioni di rapimento, i rapitori tendono a fornire prove della vita dell’ostaggio per mantenere attivi i contatti. In questo caso, i presunti sequestratori non hanno mai dimostrato di avere Emanuela in loro possesso", ha affermato Capaldo, evidenziando come l’assenza di tali prove lasci le condizioni del caso sospese nel mistero.

Il rapporto tra procura e Vaticano

La richiesta di collaborazione

Capaldo ha anche chiarito che durante le indagini non ci sono state trattative tra la procura di Roma e il Vaticano in merito alla vicenda Orlandi. La richiesta di collaborazione fu formulata dal Vaticano, come dichiarato dallo stesso procuratore: "Non era una mia idea, ma una volontà proveniente dalla Segreteria di Stato". Si trattava di una proposta di collaborazione, in particolare per l'eliminazione delle spoglie di Renatino De Pedis, un elemento chiave nel contesto della scomparsa di Emanuela, dalla Basilica di Sant'Apollinare.

"'Il risultato della traslazione delle spoglie di De Pedis non avrebbe avuto senso senza una collaborazione più ampia", ha spiegato Capaldo. Questo ha indicato che la procura era disposta a lavorare insieme, a condizione che ci fosse stata una sincera volontà di chiarire il destino di Emanuela.

Una richiesta non motivata

Inoltre, il procuratore ha chiarito che la richiesta di apertura della tomba non poteva essere vista come un'operazione giudiziaria in sé, ma piuttosto come una mossa per stabilire un collegamento più profondo per le indagini. "Aprire la tomba solo per farlo non servirebbe a nulla", ha concluso, suggerendo che ci dovesse essere una ragione ben più sostanziale alla base del gesto.

Le ombre su Marco Accetti

La figura di Marco Accetti

Durante l’audizione, Capaldo ha affrontato anche la figura di Marco Accetti, che si era presentato come supertestimone e reo confesso. Secondo il procuratore, Accetti sarebbe stato attivamente presente nell'ambiente in cui si muoveva Emanuela. "Non è improbabile che lui conoscesse Emanuela, poiché frequentava quelle zone", ha suggerito Capaldo, lasciando intendere un legame tra le due figure.

Accetti, secondo Capaldo, potrebbe essere una persona che ha cercato di depistare le indagini. Le sue prime affermazioni, incluso un presunto incontro con Emanuela in Francia, sono state interpretate dal procuratore come strategie per attirare l'attenzione sulla sua figura, specialmente in un periodo di cambiamento con l’elezione di Papa Francesco.

Un mistero irrisolto

Anche la possibilità che Emanuela possa essere scomparsa da Sant'Apollinare è stata nominata. L'idea sarebbe quella che, se De Pedis fosse stato coinvolto, un prelievo all'interno della chiesa avrebbe potuto avvenire più facilmente rispetto a un rapimento in strada. Capaldo ha sottolineato che molte testimonianze su quel fatidico momento di scomparsa sono contraddittorie e poco affidabili, complicando ulteriormente la ricostruzione dei fatti.

La scomparsa di Emanuela Orlandi rimane uno dei casi più misteriosi della cronaca italiana, e le parole del procuratore Capaldo non fanno che rinnovare l'attenzione su un mistero che, nonostante il passare degli anni, continua a sollevare molte domande senza risposta.

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