Roberto De Simone, icona del panorama culturale napoletano, ci ha lasciati all’età di 91 anni, lasciando un vuoto enorme nel mondo dell’arte. La sua carriera è stata caratterizzata da un’intensa produzione teatrale e musicale che ha saputo unire il sacro e il profano, il passato e il presente di Napoli. Il suo impatto è stato tanto profondo che il prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha voluto ricordarlo con parole di stima e affetto, sottolineando l’importanza della sua opera come guida artistica per molti.
L’arte come guida nei meandri di Napoli
Nel suo messaggio, Michele di Bari ha voluto evidenziare come l’arte di De Simone sia stata una sorta di mappa per i napoletani. Con la sua abilità nel fondere elementi di diverse forme artistiche, De Simone ha saputo orientare l’umanità verso una crescente consapevolezza culturale. Attraverso spettacoli come “La gatta Cenerentola” e il lavoro con La Nuova Compagnia di Canto Popolare, il maestro ha creato un punto di riferimento solido per le generazioni, facendo sì che anche nei momenti di incertezza artistica, Napoli trovasse sempre una direzione. Le sue opere trasmettevano non solo la bellezza del territorio, ma anche le complessità emotive dei suoi abitanti, fungendo da specchio delle loro speranze e dei loro fallimenti.
La ricerca dell’anima napoletana
De Simone ha impiegato la sua vita professionale per esplorare l’anima di Napoli. Secondo il prefetto, il maestro ha cercato continuamente di comprendere gli strati più profondi della cultura e della storia locale. Utilizzando la musica e il teatro come veicoli espressivi, De Simone è riuscito a rappresentare l’essenza di una città complessa e contraddittoria. La sua capacità di tradurre in arte le emozioni e le esperienze collettive di un popolo lo ha reso un vero e proprio portavoce delle aspirazioni napoletane. In questo viaggio artistico, ha saputo cogliere le sue sfide, i valori e anche le delusioni, creando un legame indissolubile tra il pubblico e le sue opere.
Un lascito di speranza e megalopsichia
Michele di Bari ha voluto chiudere il suo tributo ricordando la speranza che De Simone ha sempre incarnato. La sua sensibilità artistica trasmetteva un messaggio di ottimismo, sia laico che cristiano. Questa forza di volontà ha originato un impatto che trascendeva i confini geografici, rendendo la sua arte accessibile a chiunque desiderasse esplorare il mondo di Napoli. La “megalopsichia” di cui parla il prefetto si riferisce a un’innata grandezza d’animo, qualità che ha guidato De Simone nella sua esposizione artistica e nella sua interazione con il pubblico. In un’epoca in cui la cultura affronta incertezze, il suo lavoro rimanere un faro di speranza e di ispirazione, testimoniando come l’arte sia capace di costruire ponti tra le diverse esperienze umane.
La morte di Roberto De Simone, con il suo ricco scoppio di colori e suoni, lascia un segno indelebile nella storia culturale di Napoli.