Il pensiero del filosofo Massimo Cacciari sulla scristianizzazione della società contemporanea e sul valore del Giubileo offre spunti di riflessione significativi. In un’epoca in cui i valori cristiani sembrano erosi, il dibattito si concentra su come e se il Giubileo possa davvero mantenere il suo significato originale. Analizziamo le sue dichiarazioni per capire il contesto culturale e spirituale attuale.
La crisi della scristianizzazione
Cacciari pone l’accento sulla scristianizzazione, fenomeno che colpisce non solo le istituzioni religiose, ma anche la società nel suo insieme. Secondo lui, è fondamentale chiedersi che senso abbia parlare di periferie quando il centro, simbolico e spirituale della cristianità, vacilla. Il filosofo sottolinea che le guerre recenti e la questione dei migranti, lasciati in balia delle onde, dimostrano che i valori evangelici non trovano più ascolto. In questo contesto, le parole di Gesù, con i loro insegnamenti sull’amore e la compassione, sembrano silenziose e dimenticate.
Cacciari ribadisce che non è tanto la secolarizzazione a preoccupare, ma la mancanza di ascolto e comprensione per i messaggi cristiani nel loro senso più puro. La secolarizzazione, intesa come allontanamento dalla religione, ha radici anche nel cristianesimo stesso, che ha sempre invitato i suoi fedeli a vivere in mezzo alla gente e a partecipare attivamente alla vita sociale. Tuttavia, oggi, c’è un’assenza che fa riflettere; si avverte una distanza tra i peccati del mondo e le parole che dovrebbero guidare l’umanità verso una maggiore umanità.
L’importanza della figura del Giubileo
Quando viene chiesto a Cacciari che valore ha oggi il Giubileo, la sua risposta è che non è affatto un momento di celebrazione come si potrebbe pensare. Stando alle sue parole, l’origine etimologica del termine Giubileo esprime una “bella notizia”, ma ciò che dovrebbe ispirare gioia e conversione ha assunto un significato distorto. Il filosofo osserva che i pontefici degli ultimi decenni hanno tentato di ridare al Giubileo la sua dimensione spirituale e le sue implicazioni sociali, purtroppo senza un riscontro positivo.
Le conseguenze della scristianizzazione sulla vita concreta dei fedeli e sulla società sono evidenti. La conseguenza diretta è che le pratiche e i valori cristiani sembrano aver perso rilevanza nelle decisioni politiche e nelle azioni quotidiane delle persone. Non si tratta soltanto di un problema ecclesiale, ma di un’intera civiltà che ha dimenticato i suoi fondamenti più saldi. L’assenza di un messaggio forte e chiaro crea un vuoto che molte persone sentono, ma che non riescono a colmare attraverso la fede.
La politica e il disallineamento etico
Cacciari pone l’attenzione sul disallineamento tra la politica odierna e i valori cristiani. La mancanza di una risposta etica a problemi sociali urgenti, come la povertà e la guerra, è un segnale emblematico della scristianizzazione in atto. Se in passato le parole del Vangelo risuonavano nella coscienza collettiva, oggi questo non accade. È come se, nella frenesia della vita moderna, chiunque fosse divenuto insensibile alle sofferenze altrui.
L’apertura di una porta santa in carcere da parte di Papa Francesco è vista come un grosso gesto simbolico. Attraverso questa azione, il Pontefice intende sottolineare l’importanza della misericordia e della comprensione nei confronti dei più vulnerabili. Tuttavia, la riflessione di Cacciari su questo aspetto invita a una domanda provocatoria: perché non si investono più risorse per affrontare i drammi umani in corso, come le crisi in Ucraina e Gaza? La politica e l’opinione pubblica spesso sembrano voltare le spalle a queste emergenze, ignorando l’appello alle azioni umane richieste dai valori cristiani.
La figura dei pontefici nell’era della scristianizzazione
Infine, le considerazioni di Cacciari sulla tragica figura dei pontefici degli ultimi tempi evidenziano un percorso difficile. Giovanni Paolo II ha combattuto le sue battaglie contro il comunismo, ma ha finito per confrontarsi con un pericolo ben diverso: il consumismo dilagante. Benedetto XVI, pur essendo un grande teologo, ha faticato a contrastare il fenomeno della scristianizzazione che ha colpito il cuore dell’Europa e della Chiesa stessa. Infine, Francesco, per quanto possa essere attento alle periferie, si trova di fronte a un dilemma: come dare nuova vita al centro, mentre i margini si allargano sempre di più?
Senza un ritorno alle radici dei valori evangelici, il rischio è di vedere svanire un patrimonio culturale e spirituale che ha guidato intere generazioni. Il futuro del Giubileo e della cristianità dipende quindi dalla capacità di ascoltare e applicare in modo pratico i messaggi di speranza e compassione che caratterizzano la fede cristiana. Gli insegnamenti di Gesù rappresentano un invito costante a ristabilire un legame con l’umanità, un legame che sembra oggi destinato a rimanere inascoltato.
Ultimo aggiornamento il 24 Dicembre 2024 da Donatella Ercolano