La singolare storia del furto di libri più clamoroso in una biblioteca italiana

La storia di Marino Massimo De Caro, ladro seriale di libri rari alla Biblioteca Girolamini, mette in luce la fragilità del patrimonio culturale italiano e l’importanza della sicurezza nelle biblioteche.
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La singolare storia del furto di libri più clamoroso in una biblioteca italiana - Gaeta.it

Affrontare il tema del furto in libreria potrebbe sembrare banale, ma la complessità e l’ironia della storia di Marino Massimo De Caro hanno dell’incredibile. Nato a Bari nel 1973, De Caro ha compiuto un audace furto presso la Biblioteca Girolamini di Napoli, portando via oltre 4.000 volumi rari e preziosi. La sua vicenda abbraccia non solo la cronaca di un reato, ma anche l’intreccio di relazioni politiche e culturali.

Il ladro di libri e le sue connessioni politiche

Marino Massimo De Caro ha avuto un percorso di vita che contrasta profondamente con il suo atto delittuoso. Cresciuto in una famiglia con forti ideologie di sinistra, ha inizialmente intrapreso un cammino politico attivo. Tuttavia, col passare degli anni, il suo carattere è cambiato radicalmente. Da giovane idealista, si è trasformato in un ladro seriale di libri rari.

L’assegnazione della direzione della Biblioteca Girolamini a De Caro è avvenuta nel 2011 grazie a raccomandazioni politiche. Nominato dal Ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi, si è ritrovato a dirigere una delle biblioteche più antiche e prestigiose senza alcuna qualifica professionale. La sua posizione gli ha permesso di esercitare un controllo totale su una biblioteca già di per sé vulnerabile.

Non sorprende che le sue conoscenze politiche gli abbiano aperto molte porte. La sua amicizia con figure di spicco, come l’allora senatore Marcello Dell’Utri, ha facilitato il suo accesso al mondo bibliofilo. Certo, il suo approccio al furto di libri è stato profondamente inaccettabile, ma siamo di fronte a un esempio di come simili atti possano scaturire da opportunità derivanti da svariati contesti.

Il furto e la scoperta della verità

Una volta insediato alla Girolamini, De Caro ha attuato un piano di sistematica depredazione. Sfruttando il suo ruolo e la scarsa sorveglianza della biblioteca, ha iniziato a rimuovere volumi preziosi, agendo di notte sotto l’apparenza di un direttore attento al restauro e alla ristrutturazione degli spazi. Le sue operazioni furtive avvenivano in un contesto in cui il sistema di sicurezza era stato disattivato e le chiavi della biblioteca erano nelle sue mani.

A rivelare il suo operato sono state le denunce del professor Tommaso Montanari. Dopo una visita alla biblioteca, Montanari ha pubblicato articoli sul “Fatto Quotidiano” che hanno sollevato l’attenzione delle autorità. Questo ha innescato un intervento dei Carabinieri, specializzati nella tutela del patrimonio culturale. Questi ultimi hanno avviato un’indagine approfondita che ha portato all’arresto di De Caro.

Il racconto del furto di libri attraverso la Girolamini rappresenta non solo un’azione illecita ma anche un simbolo della fragilità del patrimonio culturale italiano. Le politiche di tutela e la gestione delle biblioteche non possono prescindere da una riorganizzazione che preveda maggiore attenzione e azioni preventive contro fenomeni di questo tipo.

Recupero e conseguenze legali

La cattura di De Caro ha avuto ripercussioni significative. Dopo la sua condanna, il suo operato è stato oggetto di interrogativi da parte di autorità sia legali che culturali. Le conseguenze del suo furto sono state gravi non solo per la singola biblioteca, ma anche per la collettività, venendo quantificate in milioni di euro. Il danno provocato da De Caro ha determinato la necessità di procedere a un rimborso che ha coinvolto anche altri complici.

Tra gli aspetti interessanti da notare è il recupero della quasi totalità dei volumi trafugati. Questo risultato è stato possibile grazie all’intervento tempestivo dei Carabinieri, che hanno condotto efficaci indagini sul territorio nazionale e all’estero. Nonostante ciò, l’azione di De Caro ha lasciato un segno profondo sulla cultura bibliofila e sull’amministrazione delle biblioteche italiane.

I processi e le conseguenze giudiziarie hanno avuto un impatto locale e nazionale, costringendo a una riflessione sullo stato delle biblioteche storiche e sulla loro sicurezza. Le istituzioni hanno iniziato a discutere l’implementazione di misure di protezione più severe.

Un monito per il futuro delle biblioteche

La storia di Marino Massimo De Caro offre un’importante lezione non solo per i bibliotecari e i collezionisti, ma per l’intera società. La fragilità del patrimonio culturale discende dalla cattiva gestione e dalla superficialità con cui talvolta si affrontano questioni di sicurezza. Non si tratta solo di proteggere i libri, ma di garantire la loro integrità storica. Questo evento ha posto l’accento sulla necessità di monitoraggio e manutenzione efficace del patrimonio culturale.

Il caso dei Girolamini resta una tragedia di sottrazione e spoglio, che deve servire da monito per riflettere su come gestire e valorizzare le biblioteche, per far sì che la cultura non subisca perdite irreparabili. La connessione tra beni culturali e torti sociali diventa sempre più evidente e urgente.

Ultimo aggiornamento il 25 Novembre 2024 da Elisabetta Cina

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