La situazione scolastica in Abruzzo: un calo preoccupante di iscrizioni e organico

La situazione scolastica in Abruzzo: un calo preoccupante di iscrizioni e organico

Il sistema educativo abruzzese affronta un grave calo di iscrizioni, con 2.607 studenti in meno per il 2025/26, aggravato da spopolamento e precarietà del personale docente nelle aree interne.
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La situazione scolastica in Abruzzo: un calo preoccupante di iscrizioni e organico - Gaeta.it

Il sistema educativo abruzzese si trova ad affrontare un fenomeno allarmante: si registrano continue perdite di studenti nelle scuole della regione. Questo declino è particolarmente critico nelle aree interne e montane, dove la situazione appare più grave. Dati recenti dell’Ufficio Scolastico Regionale parlano chiaro: nel prossimo anno scolastico ci saranno 2.607 alunni in meno, una tendenza che si ripete e che potrebbe avere effetti devastanti sul futuro di queste comunità.

I dati delle iscrizioni per l’anno scolastico 2025/26

Nel comunicato del 28 marzo 2025, è emersa una stima che indica come la popolazione studentesca della scuola pubblica in Abruzzo scenderà a 157.764 unità. Questo numero, rispetto all’anno scolastico in corso, testimonia un calo significativo. Negli ultimi quattro anni, il totale delle iscrizioni si è ridotto di ben 9.851 unità. La preoccupazione cresce nel momento in cui si osserva l’impatto che questa diminuzione avrà sull’organico degli insegnanti e del personale ATA, con una previsione di perdita di 113 posti per l’anno scolastico 2025/26.

Le cifre parlano di un decremento di 24 posti a Chieti, 25 a L’Aquila, 34 a Pescara e 30 a Teramo. Per l’educazione nelle aree interne, questo rappresenta una sfida non poco rilevante. Si è visto in passato come la mancanza di insegnanti possa influenzare negativamente la qualità dell’insegnamento e la struttura delle classi, aggravando una situazione già precaria.

Cause e conseguenze dello spopolamento

L’analisi dei dati sull’istruzione rivela che il declino scolastico nelle aree interne non è un problema isolato, ma è sintomatico di tendenze più ampie come lo spopolamento e la denatalità. Questi fattori si incrociano in modo dannoso, portando a un inesorabile abbandono da parte delle politiche nazionali e regionali. I servizi essenziali, come la sanità e i trasporti, sono sempre più limitati, un dato preoccupante per chi vive nelle zone montane. La mancanza di interventi significativi ha favorito l’erosione della popolazione attiva, alimentando un circolo vizioso difficile da interrompere.

I numeri sull’istruzione mostrano solo una parte del problema. Le aree interne stanno perdendo vitalità, e il collasso dei servizi è il risultato di scelte politiche assenti o inefficaci. L’assenza di politiche produttive e la mancanza di investimenti mirati hanno finito per spingere sempre più famiglie a lasciare questi territori. Questo flusso migratorio impatta inevitabilmente sul tessuto sociale ed economico delle comunità, già fragili.

La questione dei posti di sostegno e della stabilizzazione del personale

Un altro elemento da considerare riguarda il sostegno alle persone con disabilità. I dati relativi ai posti di sostegno mostrano un aumento significativo, il che sottolinea una preoccupazione sociale crescente. Tuttavia, la maggior parte di questi posti è precaria, il che crea incertezze sia per il personale che per gli studenti. In Abruzzo, oltre il 50% del personale di sostegno è precario, causando una continua instabilità in aula e compromettendo la continuità didattica.

La continuità didattica è un aspetto cruciale per un’efficace educazione, e non può essere garantita semplicemente confermando un insegnante precario, come suggerito dall’attuale ministro dell’Istruzione. La richiesta dei sindacati è chiara: occorre una seria politica di stabilizzazione del personale, con procedure di assunzione trasparenti. La realtà è che molti educatori faticano a garantire un supporto adeguato agli studenti, proprio a causa delle condizioni di lavoro inadeguate.

Politica scolastica e prospettive per il futuro

La situazione attuale richiede un intervento immediato e deciso da parte della politica. Non si tratta tanto di cogliere l’occasione per un’analisi critica, ma di sviluppare strategie che possano realmente invertire la rotta. Le enormi risorse provenienti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza avrebbero dovuto servire a migliorare non solo le infrastrutture scolastiche, ma anche a promuovere una crescita economica nei territori a rischio di spopolamento.

Le però reali sfide rimangono. Il rischio di aumento della dispersione scolastica colpisce maggiormente i ragazzi provenienti da contesti sociali ed economici svantaggiati. Per affrontare questi problemi, è necessario superare le attuali politiche che frammentano l’intero sistema e compromettono diritti fondamentali in ambito educativo.

Su un piano più ampio, la responsabilità di tramandare valori e diritti espressi dalla Costituzione italiana deve essere riconosciuta. La politica non può limitarsi a riflettere il dato di fatto; deve attivarsi per garantire una maggiore equità, mirando a colmare le disparità che ancora esistono nel sistema scolastico abruzzese. Soltanto così sarà possibile costruire un futuro migliore per le nuove generazioni, affinché possano restare e prosperare nelle loro terre d’origine.

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