La sonda Hera parte per l'asteroide Dimorphos: una missione chiave per la difesa planetaria

La sonda Hera parte per l’asteroide Dimorphos: una missione chiave per la difesa planetaria

La sonda Hera, lanciata dall’ESA, esplorerà l’asteroide Dimorphos per raccogliere dati cruciali sulla difesa planetaria, dopo il successo della missione DART della NASA.
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La sonda Hera parte per l'asteroide Dimorphos: una missione chiave per la difesa planetaria - Gaeta.it

La recente partenza della sonda Hera segna un’importante tappa nell’esplorazione spaziale e nella protezione del nostro pianeta. Lanciata il lunedì da Cape Canaveral, in Florida, questa missione dell’Agenzia Spaziale Europea ha come obiettivo la raccolta di dati cruciali su Dimorphos, un asteroide deviato dalla sonda DART della NASA. I risultati potrebbero portare a sviluppi significativi nel campo della difesa planetaria, aprendo la strada a future strategie di protezione della Terra da eventuali minacce cosmiche.

I dettagli del lancio della sonda Hera

La sonda Hera è stata lanciata a bordo di un razzo SpaceX Falcon 9, partendo alle 10:52 ora locale . Il decollo è avvenuto senza intoppi, e dopo circa un’ora dal lancio, Hera ha dispiegato i suoi pannelli solari, segnando un importante passo avanti nella missione. L’asteroide Dimorphos, situato a 195 milioni di chilometri dalla Terra, sarà il punto centrale delle indagini condotte dalla sonda europea. La missione Hera ha l’incarico di analizzare il sito di impatto della sonda DART, che due anni fa ha colpito intenzionalmente l’asteroide per modificarne la traiettoria.

La missione DART ha rappresentato un evento storico, essendo il primo tentativo umano di modificare il percorso di un corpo celeste. Grazie ai dati raccolti dalla sonda Hera, gli scienziati sperano di validare e affinare le tecniche di deviazione, potrebbe, potenzialmente, costituire la base per un sistema di difesa più ampio volto a proteggere la Terra da asteroidi in rotta di collisione.

Collaborazione internazionale nella difesa planetaria

Il progetto Hera è il risultato della collaborazione tra 18 Paesi europei e 70 aziende, con il supporto anche dell’Agenzia Spaziale Giapponese . Michael Kueppers, scienziato del progetto Hera per l’ESA, ha sottolineato che non solo si tratta della prima missione di difesa planetaria europea, ma anche della missione di questo tipo sviluppata con la maggiore rapidità in Europa. Questo aspetto evidenzia l’importanza di affinare le tecnologie e le strategie nel caso in cui si presentasse la necessità di deviare un asteroide imminente.

La missione Hera non è solo un’impresa scientifica, ma un simbolo di cooperazione globale, come affermato da Ian Carnelli, responsabile del progetto Hera. La sinergia tra diverse agenzie spaziali e ricercatori di tutto il mondo dimostra come l’umanità possa unire le forze per affrontare sfide comuni, come la protezione del nostro pianeta da minacce spaziali.

Le sfide del lancio e la tempistica della missione

Il lancio della sonda Hera non è stato privo di difficoltà. La Federal Aviation Authority ha inizialmente bloccato il razzo Falcon 9 dopo che durante un precedente volo erano stati rilevati malfunzionamenti. Tuttavia, gli esperti hanno potuto ripristinare la fiducia nel razzo, permettendo alla missione di partire in tempo. Ulteriori complicazioni sono state rappresentate dalle avverse condizioni meteorologiche causate dall’uragano Milton, che si prevedeva potesse colpire la Florida. Fortunatamente, il tempo è migliorato, consentendo il decollo.

Hera impiegherà circa due anni per raggiungere Dimorphos, con il previsto incontro fissato per ottobre 2026. In quel momento, la sonda europea disporrà di due CubeSat, piccoli satelliti necessari per raccogliere ulteriori dati sull’asteroide e sul sito dell’impatto. Questi satelliti contribuiranno a fornire una panoramica dettagliata della composizione e della struttura dell’asteroide, informazioni vitali per sviluppare strategie di difesa future.

La missione Hera, quindi, non rappresenta solo un passo avanzato nella tecnologia spaziale, ma offre anche la possibilità di proteggere l’umanità da eventuali minacce esterne, segnando un importante passo avanti verso una maggiore sicurezza planetaria.

Ultimo aggiornamento il 8 Ottobre 2024 da Donatella Ercolano

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