Tra la fine degli anni Settanta e la fine degli Ottanta, circa duecentomila ebrei sovietici decisero di lasciare l’Unione Sovietica alla ricerca di un futuro più libero in Occidente. Molti di loro trascorsero periodi di attesa sulle coste italiane, tra cui quelle di Ladispoli, dove sostarono in condizioni precarie, in attesa di ottenere i visti per paesi come Canada e Stati Uniti. Angelo Alfani racconta questa vicenda poco nota nel suo libro “Due valige a testa”, in uscita il 25 aprile 2025 e presentato ufficialmente a Ladispoli il 9 maggio. L’opera ricostruisce le esperienze di queste persone attraverso le loro testimonianze dirette e il contesto storico in cui si muovevano.
due valige come simbolo del viaggio e della rinuncia
Il titolo “Due valige a testa” indica il limite rigido imposto agli emigranti sovietici, costretti a lasciare la propria terra con non più di due bagagli a persona. Dentro quelle valigie si concentravano non soltanto pochi effetti personali, ma anche le speranze, le paure, e tutto ciò che distinguerebbe un’identità da un’altra. Questi immigrati non mettevano in valigia solo gli oggetti, ma un’intera vita segnata dalla repressione. Il regime sovietico negava la libertà di espressione e di religione e costringeva molti a scegliere tra restare e rinunciare a un futuro autonomo oppure partire con l’incertezza davanti.
il viaggio verso una nuova condizione
Il viaggio stesso era un’esperienza di svolta: chi lasciava la propria casa cercava non solo un luogo fisico ma anche una condizione esistenziale nuova, caratterizzata da libertà e possibilità per le nuove generazioni. Non pochi rimasero nelle città italiane d’arrivo per settimane, persino mesi, vivendo in alberghi affollati e comunità temporanee, prima di poter raggiungere il paese stabilito in America o Canada. Ladispoli e le zone limitrofe furono punti di sosta fondamentali per chi attraversava il confine tra Est e Ovest.
ladispoli crocevia di speranze e attese
Ladispoli, località costiera a nord di Roma, divenne negli anni Ottanta un punto di passaggio centrale per migliaia di ebrei sovietici in procinto di emigrare. Il paese si trasformò in un luogo di transito dove l’attesa si mescolava alla paura, alla speranza e al desiderio di libertà. Le testimonianze raccolte da Alfani mostrano quali fossero le condizioni di queste persone, bloccate in una dimensione sospesa tra l’Urss e l’Occidente.
la convivenza con le comunità locali
Gli abitanti di Ladispoli e delle città vicine come Ostia e Santa Marinella si trovarono a convivere con gruppi di stranieri che attendevano documenti e visti per altri paesi. Alcuni di questi migranti invisibili lasciarono tracce nel tessuto locale, anche se la loro presenza rimase poco visibile nella memoria collettiva. Gli hotel divennero spazi di vita dove si incrociavano lingue, culture diverse, e vite sospese. Paure legate all’incertezza del futuro coesistevano con la determinazione a non tornare indietro.
L’esperienza di queste persone a Ladispoli ha racconti poco noti ma fondamentali per capire un pezzo di storia italiana legato a un’ondata migratoria che si colloca in un contesto politico e sociale ampio. Le vicende dei refusenik ebrei sovietici che passarono di qui colmano una lacuna nella narrazione storica nazionale e locale.
il libro e la presentazione alla biblioteca comunale
Il 9 maggio 2025 alla biblioteca comunale di Ladispoli sarà presentato “Due valige a testa” alla presenza dell’autore Angelo Alfani e delle autorità cittadine. L’evento vuole valorizzare un patrimonio di storie legate al territorio e riportare alla luce un momento poco raccontato del Novecento italiano. Alfani presenta la sua opera con uno stile asciutto, diretto, ma carico di umanità, raccontando le microstorie che compongono il mosaico di questa grande vicenda umana.
la natura del libro
Il libro non si propone come un’analisi storica generale ma come una raccolta di percorsi individuali che riflettono il dramma e la speranza di migliaia di persone. Alfani restituisce voce a chi è rimasto in silenzio per anni, a chi ha vissuto la migrazione come un dramma esistenziale e una prova di sopravvivenza. Il testo lascia emergere il contesto sociale di quegli anni attraverso gli occhi dei protagonisti reali, facendo riflettere su come eventi locali possano assumere significati più ampi.
La presentazione sarà anche un’occasione per dialogare sul tema dell’accoglienza e della memoria, mettendo in rilievo il valore storico di raccontare queste esperienze e il legame con il presente. La comunità di Ladispoli riconoscerà in queste storie una parte della propria identità e del proprio passato.
un’analisi critica dalla docente angela barba
La docente di lettere classiche Angela Barba ha recensito il libro sottolineando quanto la storia locale funga da chiave per interpretare vicende di portata più ampia, come l’emigrazione politica ed economica. Il racconto di Ladispoli come punto di passaggio per gli ebrei sovietici negli anni Ottanta aiuta a pensare al rapporto tra identità personale e comunitaria. Il recupero delle testimonianze dirette diventa uno strumento per riattivare la memoria e approfondire la conoscenza delle radici.
l’importanza divulgativa
Barba sottolinea il valore divulgativo del libro, capace di trasformare la macro-storia in storie personali e tangibili. Grazie a una narrazione nitida e priva di retorica, il testo offre un’immagine plastica di un passato vissuto da persone concrete, uomini, donne e bambini, che si trovavano a dover affrontare un contesto difficile e complesso. La ricostruzione delle storie individuali restituisce anche un senso di identità a quel “genius loci” che accompagna Ladispoli di quegli anni.
Questo lavoro rappresenta un contributo importante per non perdere traccia di un’esperienza che ha segnato tante vite e ha lasciato un segno nella memoria collettiva locale. Raccontare il vissuto di queste persone diventa così un gesto di rispetto, che dà dignità a chi si è sentito “spaesato”, e rinnova il legame con il proprio territorio.
testimonianze di vite sospese nel cuore del secolo breve
Il testo di Alfani si concentra su un momento preciso della seconda metà del Novecento. Quel periodo – che gli storici chiamano “secolo breve” – fu caratterizzato da forti tensioni politiche, conflitti culturali e grandi migrazioni. Gli ebrei sovietici che attraversarono Ladispoli vissero in una dimensione fragile, tra perdita e attesa. Ogni persona è raccontata nel proprio mutamento esistenziale, dall’addio alla vecchia vita all’incertezza dell’arrivo in Occidente.
I giorni passati nelle città della costa laziale sono descritti come istanti sospesi in cui gli individui si trovavano a confrontarsi con il proprio futuro e con la propria identità. Il libro restituisce il senso di quell’attesa, fatta di incontri, paure, momenti di solidarietà e di isolamento. Sono esperienze che hanno inciso in modo profondo sul destino personale e sono anche un modo per comprendere i grandi flussi migratori di quel periodo.
Raccontare queste vite equivale a illuminare un pezzo di storia che rischia di essere dimenticato, soprattutto nell’Italia contemporanea dove spesso il passato appare lontano. Il libro si propone come una memoria da conservare, uno specchio che riflette domande ancora aperte sull’accoglienza e sul riconoscimento umano. In un momento storico in cui i temi della migrazione sono di nuovo al centro dell’attenzione, questo racconto storico offre chiavi per riflettere sulle scelte di ieri e di oggi.