La storia del cioccolato a Torino: dal duca alla kermesse CioccolaTò 2025

La storia del cioccolato a Torino: dal duca alla kermesse CioccolaTò 2025

La tradizione del cioccolato a Torino, simbolo culturale dal XVI secolo, si celebra con l’evento CioccolaTò 2025, che unisce storia e innovazione nella dolciaria torinese.
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La storia del cioccolato a Torino: dal duca alla kermesse CioccolaTò 2025 - Gaeta.it

La tradizione del cioccolato a Torino è avvolta da un’aura di leggenda e realismo che si intrecciano nella storia della città. Fin dal 1563, quando la capitale del Ducato di Savoia venne trasferita a Torino da Emanuele Filiberto, il cioccolato è diventato un simbolo della cultura locale. Questo articolo esplora le origini del cioccolato a Torino, i suoi sviluppi storici e il ruolo centrale che continua a ricoprire nella vita cittadina, culminando con l’atteso evento CioccolaTò 2025.

Le origini della tradizione cioccolatiera di Torino

Nel XVI secolo, Torino si trovava nel bel mezzo di un cambiamento significativo e la presenza di Emanuele Filiberto ha gettato le basi per molte tradizioni che caratterizzano la città. Sebbene la leggenda narri che il duca offrì la prima tazza di cioccolato caldo ai torinesi, la verità è che non ci sono evidenze concrete di questo avvenimento storico. Tuttavia, l’associazione tra Torino e il cioccolato è così profondamente radicata da essere diventata parte del folklore locale. Oltre a questo tipo di bevanda, la capitale sabauda ha visto l’introduzione di vari altri elementi fondamentali, dalla lingua italiana alla celebre Sindone.

In questo contesto, il cioccolato non è solo un alimento, ma un’affermazione culturale. Col tempo, la bevanda ha assunto significati simbolici legati all’identità torinese, simile al modo in cui lo champagne celebra eventi importanti. Questo legame si è evoluto attraverso i secoli e ha dato vita a una tradizione dolciaria che affonda le radici nella storia, prolungando la propria influenza fino a oggi.

Giò Antonio Ari: il primo maestro cioccolatiere

Nel 1678, Giò Antonio Ari ricevette la prima licenza per la vendita di cioccolato, un passo cruciale per l’affermazione della cioccolateria a Torino. La licenza fu concessa dalla Madama Reale Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, segnando l’inizio di una tradizione che sarebbe diventata una delle più prestigiose in Europa. Fino ad allora, nonostante fosse apprezzata nelle corti europee, la cioccolata era stata frequentemente oggetto di controversie e scetticismo, etichettata come “bevanda malefica” da alcuni a causa degli effetti avversi attribuiti ad alcuni nobili come Carlo V.

Con l’autorizzazione di Ari, il cioccolato divenne accessibile anche a strati sociali più ampi. Questa apertura non solo ha dato impulso all’industria locale, ma ha anche contribuito alla costruzione dell’immagine di Torino come centro per la produzione di cioccolato di alta qualità. Col passare del tempo, il mestiere del cioccolatiere è emerso come un’arte raffinata, unendo abilità artigianali tradizionali a innovazioni culinarie che sarebbero state apprezzate nel tempo.

Il bicerin e la sua importanza storica

Il ‘bicerin‘ è una delle bevande più iconiche di Torino, apparso per la prima volta nel Settecento. Questo drink, a base di caffè espresso, cioccolato e crema di latte, si è affermato nei caffè storici della città, simbolo di una cultura che mescola convivialità e arte culinaria. Originariamente, il bicerin veniva servito con ingredienti separati, permettendo ai clienti di mescolare i sapori secondo i propri gusti.

Il suo successo è tale che ha conquistato anche figure storiche come il Conte di Cavour, noto per il suo profondo apprezzamento per il cibo e la bevanda di qualità. I caffè torinesi, dove il bicerin scorreva abbondante, hanno rappresentato luoghi di incontro per discussioni politiche e culturali, suggerendo che la convivialità attorno a una tazza di cioccolato potesse aver avuto un ruolo nella formazione di un’Italia unita.

Gianduiotto e il legame con il Carnevale

Anche se il gianduiotto non è stato inventato da Napoleone, è indissolubilmente legato alla sua epoca. Durante il Blocco Continentale del 1806, Torino si trovò a fronteggiare la difficoltà di approvvigionamento di cacao, molto prezioso a quell’epoca. I pasticceri torinesi, per contrastare questa mancanza, iniziarono a incorporare la nocciola tonda gentile delle Langhe nelle loro creazioni, nascendo così la famosa Pasta Gianduja.

Il nome gianduiotto è legato alla maschera di Carnevale Gianduja, che nel 1865 iniziò a distribuire queste delizie ai torinesi. Questo dolce ha da allora conquistato il cuore di molti, tanto che il suo riconoscimento come prodotto IGP ne attesta la qualità e l’importanza culinaria. Il gianduiotto è oggi un simbolo della tradizione dolciaria torinese, rappresentando non solo un’eccellenza gastronomica, ma un patrimonio culturale.

L’evento CioccolaTò 2025 a Torino

La celebrazione della tradizione cioccolatiera torinese è in programma dal 27 febbraio al 2 marzo 2025 nella suggestiva Piazza Vittorio Veneto, in occasione di CioccolaTò. Questo festival, giunto alla sua ventesima edizione, promette di portare un’ampia varietà di eventi dedicati ai cultori del cioccolato, dalle degustazioni a laboratori, e coinvolgendo anche importanti istituzioni culturali e storiche della città.

Il festival sarà un palcoscenico per le più innovative creazioni dolciarie dei migliori maestri cioccolatieri, rendendo omaggio a una tradizione che si evolve ma permane fortemente connessa alle proprie origini. I caffè, i musei e i palazzi storici di Torino faranno da cornice a incontri, workshop e dibattiti, sottolineando come la cultura del cioccolato continui a intrecciarsi con aspetti della vita artistica e sociale della città. Questi eventi celebreranno non solo il cioccolato in quanto tale, ma anche l’eredità storica e il senso di comunità che questa tradizione porta con sé, tenendo vivo un patrimonio che racconta storie meravigliose.

Ultimo aggiornamento il 15 Gennaio 2025 da Elisabetta Cina

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