Nel contesto delle commemorazioni anniversarie delle stragi che hanno segnato la storia d’Italia come quelle di Piazza Fontana, Piazza della Loggia e la stazione di Bologna, esiste un episodio tragico che merita di essere ricordato. Parliamo della strage di Vergarolla, avvenuta il 18 agosto 1946 a Pola, dove un’esplosione devastante portò alla morte di oltre cento persone in un giorno che doveva essere di festa e svago. Questa vicenda è meno conosciuta, ma non per questo meno significativa nel racconto collettivo delle sofferenze italiane del dopoguerra.
La giornata di festa a Vergarolla
Un evento atteso
Il 18 agosto 1946 si presentava come una giornata ideale per una festa. Il sole splendeva sopra la spiaggia di Vergarolla, a Pola, che all’epoca era ancora italiana. Gli abitanti si erano radunati per partecipare alla Coppa Scarioni, una competizione natatoria che coinvolgeva adulti e bambini. Insomma, si trattava di un evento che prometteva spensieratezza in un periodo storico caratterizzato da tensioni e incertezze. Questo evento, che celebrava i 66 anni della Società Pietas Julia, fu un modo per la comunità locale di ritrovare un senso di normalità e socialità dopo il conflitto mondiale.
L’illusione di una giornata sicura
Il pubblico accorreva con entusiasmo, ignaro di ciò che stava per succedere. L’atmosfera era carica di attesa e gioia, ma nel momento di massima partecipazione, un’esplosione improvvisa squarciò l’aria. L’episodio, inizialmente sottovalutato, si rivelò poi una tragicità inimmaginabile. La gente in spiaggia si trasformò immediatamente da partecipante a vittima di un evento catastrofico.
La strage di Vergarolla non fu un’azione casuale, ma piuttosto il risultato di negligenza o mancate prevenzioni, poiché l’esplosione avvenne in un deposito di munizioni, in particolare vecchie mine antisbarco e antisommergibile. Queste, sebbene già disinnescate negli anni precedenti dagli artificieri, contenevano ancora cariche esplosive. Questo contrasto tra l’allegria di un giorno di festa e la drammaticità dell’accaduto ha lasciato un segno indelebile nella memoria storica della comunità locale.
L’esplosione e le sue conseguenze
Un bilancio drammatico
Le statistiche parlano chiaro: circa 110 persone persero la vita in seguito all’esplosione, con 64 cadaveri identificati e gli altri completamente disintegrati. I feriti furono circa 200, molti dei quali rimasero traumatizzati per tutta la vita. Molti scampati all’esplosione e soccorritori si trovarono a fronteggiare una scena straziante: corpi mutilati, resti umani sparsi ovunque, in mare e sulla spiaggia. La natura del luogo, normalmente associato a momenti di svago e di condivisione, si trasformò in un orrore inimmaginabile.
Le indagini e il mistero
Dopo l’evento, furono avviate delle indagini per chiarire le cause dell’esplosione. Tuttavia, la commissione militare inglese giunse rapidamente alla conclusione che non si trattava di un mero incidente, bensì di un evento provocato da terzi. Fonti investigative hanno messo in dubbio l’ipotesi di una fatalità , suggerendo invece l’uso di micce da parte di persone ignote. Gli autori dell’attentato non vennero mai identificati, lasciando alle famiglie delle vittime una ferita aperta e una mancanza di giustizia che perdura fino a oggi.
La memoria di Vergarolla
L’importanza di ricordare
La strage di Vergarolla è un episodio che, purtroppo, è passato in secondo piano rispetto ad altre tragedie italiane. Tuttavia, come sottolinea Roberto Biffis, presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, il ricordo di questi eventi è fondamentale. La tragedia ha avuto ripercussioni significative sul morale di una popolazione già provata, contribuendo a un senso di perdita e impotenza generale nel contesto di un’Italia che cercava di riprendersi dalla guerra.
Riconoscimento e studi
Negli ultimi anni, c’è stata una crescente attenzione verso il riconoscimento di questa strage e l’importanza di comprenderne le dinamiche. Ogni anno, si svolgono eventi commemorativi che ricordano quelle vittime innocenti, ed è cruciale che anche le nuove generazioni apprendano di questi capitoli storici al fine di non dimenticare le sofferenze di coloro che vissero quegli orrori. È una storia che deve essere raccontata non solo per onorare la memoria, ma anche per educare e promuovere una cultura di pace e tolleranza in una società che si auspica migliore e più giusta per le future generazioni.