Una telefonata incauta durante un furto ha permesso ai carabinieri di sgominare una banda dedita a furti in tabaccherie tra Napoli e Caserta. Il gruppo, organizzato in modo rigoroso, agiva sempre con metodi pianificati e precisi, ma un errore ha messo fine alla sua attività criminale. Sei arresti e una serie di indagini hanno ricostruito nel dettaglio le azioni dei malviventi, che operavano soprattutto durante la pausa pranzo.
L’errore che ha portato all’arresto della banda
Il fattore scatenante dell’operazione è stato un episodio registrato dalle telecamere di sorveglianza in un tabacchi. Un componente della banda è stato infatti ripreso mentre parlava al telefono con un complice a pochi metri, il quale faceva il palo durante il colpo. Questo momento di leggerezza ha fornito agli investigatori un punto di partenza per indagare sul gruppo.
I carabinieri del nucleo operativo radiomobile di Caserta, guidati dal capitano Mario Peccia, hanno esaminato il traffico telefonico, riconoscendo schede intestate a nomi fittizi. Sono così scattate intercettazioni telefoniche, il monitoraggio gps dei mezzi usati e osservazioni costanti. Queste attività hanno permesso di ricostruire con esattezza tre furti riusciti e altri cinque tentativi falliti.
La base operativa e i preparativi
La banda agiva da una base a Napoli, nel quartiere Ponti Rossi, con una struttura interna ben definita. Ogni furto veniva preparato con lungo anticipo, tra sopralluoghi eseguiti anche di notte e l’utilizzo di strumenti contraffatti come chiavi e targhe false. Il gruppo si poneva come obiettivo tabaccherie e negozi di sigarette, colpendo soprattutto nella fascia oraria della pausa pranzo.
Il modus operandi della banda dei tabaccai
Le azioni dei malviventi seguivano uno schema organizzato quasi come un manuale. I sopralluoghi duravano giorni, servivano per capire i movimenti dentro i negozi, gli orari di apertura e chiusura e individuare vie di fuga. A volte gli stessi tabaccai venivano pedinati per catturare le loro abitudini e individuare eventuali punti vulnerabili.
Per entrare nei locali erano realizzate chiavi contraffatte, ottenute dopo aver fotografato serrature e lucchetti. I veicoli usati erano quasi sempre a noleggio con targhe false, in modo da non lasciare tracce reali. Una macchina faceva da “vedetta” per segnalare eventuali rischi e coprire il gruppo durante la fuga.
Tempistiche e ruoli durante i colpi
Gli assalti duravano meno di quindici minuti e avvenivano con un metodo deciso. Due membri travestiti entravano per svuotare velocemente il negozio di sigarette e gratta e vinci, mentre un terzo stava al volante pronto alla fuga. Il codice usato nelle comunicazioni identificava ogni membro con un nome in codice, “Mario” era quello più ricorrente per tutti i componenti.
Tre furti documentati e i dettagli delle operazioni
Le indagini hanno ricostruito con precisione i furti conclusi con successo. Il primo colpo risale al 30 gennaio 2024 a San Prisco, dove sono stati portati via ottomila euro in tabacchi, milleottocento in gratta e vinci e quarantacinquemila euro in contanti. Il secondo è avvenuto il 14 febbraio 2024 a San Clemente, frazione di Caserta, con una refurtiva del valore di quindicimila euro in merce più mille euro in contanti.
L’ultimo furto accertato è del 5 marzo 2024 a Maddaloni, con tremila euro in sigarette e duemilaquattrocento euro in gratta e vinci sottratti. La somma complessiva di queste operazioni mostra l’entità dei colpi messi a segno in poche settimane.
Tentativi falliti e prove raccolte
Il lavoro degli investigatori ha inoltre svelato cinque tentativi di furto falliti, confermando la costanza e la determinazione della banda. L’insieme delle intercettazioni telefoniche, il tracciamento dei veicoli attraverso il gps e le immagini dalle telecamere hanno offerto elementi solidi per le misure cautelari richieste dalla procura.
La struttura interna della banda e i ruoli chiave
Il gruppo criminale era guidato da figure ben definite. Ciro Storto, 53 anni, e un giovane di 27 anni originario di Giugliano, erano i referenti principali per l’organizzazione e la logistica. Gestivano i sopralluoghi e coordinavano i vari passaggi dei furti.
Tra gli altri membri, un 57enne aveva il ruolo di palo, mentre un 65enne si occupava della guida dei veicoli durante le fughe. Il lavoro operativo era affidato a un 52enne e a un 34enne, che agivano durante le irruzioni nei locali.
Comunicazioni e cattura della banda
La comunicazione era attenta a non lasciare tracce, con l’uso di cellulari anonimi e nomi in codice. Questo sistema però è stato compromesso dall’errore telefonico che ha portato alla cattura della banda.
Le indagini eseguite a Santa Maria Capua Vetere e coordinate dalla procura locale hanno portato all’esecuzione di sei ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari, segno della solidità delle prove raccolte. Gli indagati rispondono di associazione per delinquere e furto aggravato, reati che raccontano una sequenza di episodi criminali ben organizzati e ripetuti.
L’episodio conferma come anche piccole distrazioni in operazioni criminali ben pianificate possano determinare la fine di un’intera rete illegale, grazie al lavoro combinato di intercettazioni tecnologiche, osservazioni dirette e raccolta di evidenze video nel territorio.