La transizione energetica rappresenta un cambiamento epocale verso modelli più sostenibili di produzione e consumo di energia. Eni, con il suo approccio alla “giusta transizione”, si impegna a garantire che i vantaggi di questo processo siano accessibili a tutti gli attori coinvolti. Questo impegno è evidente nelle iniziative del direttore di Ccus, Forestry & Agro-feedstock, Luigi Ciarrocchi, presentate durante il Forum Africa Green Growth a Ecomondo, dove ha enfatizzato l’importanza della sostenibilità economica e sociale.
L’importanza della giusta transizione
La giusta transizione non si limita all’adozione di tecnologie innovative; è un concetto più ampio che considera la necessità di tutelare gli interessi di tutti gli stakeholder lungo la filiera energetica. Comunità locali, investitori, aziende e governi devono trarre benefici dagli investimenti in progetti sostenibili. Ciarrocchi pone come esempio le iniziative Agro-feedstock in Kenya, mirate a realizzare un approvvigionamento sostenibile di materie prime agricole per biocarburanti, sottolineando che la vera transizione energetica implica la responsabilità sociale d’impresa. Eni si propone, così, di creare un modello di sviluppo che non lascia indietro nessuno, garantendo un futuro luminoso anche per le popolazioni più vulnerabili.
Il progetto di Eni in Kenya
Eni ha avviato la costruzione di due impianti di lavorazione in Kenya, finalizzati alla produzione di olio vegetale, utilizzando ricino, residui agroindustriali e forestali. Questi impianti coinvolgono oltre 100mila agricoltori distribuiti in 16 contee, dove è stata scelta la coltivazione di ricino in aree degradate, previa consultazione con il ministero dell’agricoltura locale. Gli agricoltori beneficiano anche di altre colture energetiche, come cartamo e crambe, e sono supportati nella raccolta di residui forestali.
Le collaborazioni tra Eni e diverse organizzazioni, come l’International Finance Corporation e l’Organizzazione internazionale del lavoro, contribuiscono a creare un clima di cooperazione internazionale e responsabile. Tali partnership sono essenziali per ampliare il raggio d’azione dei progetti di sviluppo e garantire la loro sostenibilità nel lungo periodo.
Il supporto agli agricoltori locali
Eni ha riconosciuto il valore fondamentale degli agricoltori kenioti, supportandoli attivamente con forniture di sementi di qualità, fertilizzanti e accesso ai mercati. Inoltre, offre formazione e assistenza tecnica per migliorare le rese agricole. Queste azioni non solo consentono agli agricoltori di incrementare la produttività, ma creano anche posti di lavoro e opportunità di diversificazione economica nelle aree rurali, spesso caratterizzate da un’elevata dipendenza da attività agricole tradizionali a basso reddito. Questo modello di sviluppo ha come obiettivo primario di mantenere i benefici economici all’interno del Paese.
Il modello integrato di produzione di biocarburanti
La strategia di Eni si fonda su un modello di integrazione verticale orientato alla produzione di biocarburanti. La coltivazione delle materie prime avviene su terreni degradati e in rotazione, in linea con i requisiti della Direttiva sulle energie rinnovabili dell’Unione Europea. La produzione di olio vegetale è affidata ad agricoltori locali, mentre l’estrazione avviene in impianti realizzati direttamente da Eni o tramite terze parti. È previsto anche il recupero dei sottoprodotti generati nel processo di lavorazione.
Luigi Ciarrocchi ha confermato che Eni si pone ambiziosi obiettivi, prevedendo di coinvolgere oltre 700.000 agricoltori entro il 2027, principalmente in Africa. Le azioni includeranno il recupero di 1 milione di ettari di terreni abbandonati e contribuire alla sicurezza alimentare attraverso la produzione di circa 1 milione di tonnellate di fertilizzanti e mangimi. Progetti simili sono stati avviati anche in Costa d’Avorio, Mozambico, Angola, Italia, Kazakistan e Vietnam dal 2022, dimostrando un impegno globale nel promuovere pratiche agricole sostenibili.
Ultimo aggiornamento il 8 Novembre 2024 da Elisabetta Cina