La vicenda di Nirvana Brkic, donna di 55 anni, mette in luce l’ombra della solitudine che può avvolgere anche le vite più vicine a noi. Trovata senza vita nel suo appartamento a Como, la sua morte è avvenuta in un silenzio assordante: appena un anno dopo la scomparsa, nessuno ha fatto notare la sua assenza. L’odore sgradevole proveniente dalla sua abitazione ha attirato l’attenzione dei vicini, ma il ricordo di Nirvana è rimasto nel dimenticatoio. Questa storia rappresenta un triste capitolo non solo per la sua vita, ma per la società che spesso ignora le persone in difficoltà.
La vita di Nirvana: un cammino segnato dalla solitudine
Nata a Fiume il 6 agosto 1967, Nirvana Brkic ha vissuto gran parte della sua vita a Como, in un appartamento comunale. La sua esistenza quotidiana era caratterizzata dall’assenza di una stabilità lavorativa e da una dipendenza dalla mensa dei poveri per soddisfare i bisogni alimentari. Ogni giorno, la sua routine si concentrava su piccole azioni, spesso accompagnate da preghiere che lei recitava afferrando un crocifisso, sul quale aveva attaccato un messaggio disperato: “Salvatemi”. Questo gesto racconta di una vita priva di contatti umani significativi, di connessioni perdute e di un disperato desiderio di aiuto.
Nirvana era una figura quasi invisibile nel tessuto sociale, eppure le sue gioie e dolori rimanevano racchiusi tra le quattro mura della sua abitazione. La sua esistenza continuava quasi in un oblò: i passanti non notavano mai quella donna silenziosa che lottava in solitudine. La vita di tutti i giorni scorreva, mentre lei rimaneva estranea al mondo, priva di questo legame vitale che tante persone danno per scontato. La società, non avendo risorse per cogliere l’indicibile dolore di una vita vissuta in isolamento, ha contribuito a etichettarla come un’assenza.
Un funerale senza amici: il commovente addio di Nirvana
Il funerale di Nirvana si è svolto in un giorno qualunque, alle 9 del mattino, e ha visto la partecipazione di sole 33 persone. Come un pensiero fugace, la cerimonia è stata organizzata in concomitanza con la messa quotidiana, riflettendo così la minima partecipazione che i presenti hanno mostrato verso una vita commemorata solo nei minimi dettagli. Tra i pochi che hanno voluto onorarla c’era un amico del sacrestano, un uomo di novant’anni, che ha manifestato il desiderio di scoprire di più su di lei, per restituirle dignità e identità.
La solitudine di Nirvana è stata evidente fino all’ultimo: non c’erano familiari né amici a piangerla, riproponendo l’amara realtà di una vita trascorsa nell’indifferenza. Ricordi, testimonianze, momenti significativi condivisi con qualcuno sembrano completamente assenti. La funzione funebre ha rimarcato la triste verità che la vita di Nirvana non era stata solo dimenticata, ma intrisa di un silenzio che ora fa riflettere su quanto, come società, possiamo fare per chi si trova in situazioni simili.
Questa storia sfida ognuno di noi a guardare con attenzione e sensibilità coloro che ci circondano. Un promemoria che ci invita a riconoscere le realtà dolorose che avvengono in silenzio, affinché non accada mai più che un’esistenza si spenga senza lasciare traccia.
Ultimo aggiornamento il 12 Dicembre 2024 da Sara Gatti